/ T4 / Alle origini di un’indole impetuosa , , capp. 2 e 4 Vita Epoca prima In questi capitoli l’autore ripercorre i primi momenti di cui conserva memoria. Dai racconti familiari e da aneddoti che riferiscono di atmosfere e piccoli eventi si delinea già il temperamento appassionato e umorale dell’uomo adulto. / Un fanciullo nato per essere libero / CAPITOLO SECONDO Ripigliando dunque a parlare della mia primissima età, dico che di quella stupida vegetazione infantile, non mi è rimasta altra memoria se non quella d’uno zio paterno, il quale avendo io tre anni in quattr’anni, mi facea por ritto su un antico cassettone, e quivi molto accarezzandomi mi dava degli ottimi confetti. Io non mi ricordava più quasi punto di lui, né altro me n’era rimasto fuorch’egli portava certi scarponi riquadrati in punta. Molti anni dopo, la prima volta che mi vennero agli occhi certi stivali a tromba, che portano pure la scarpa quadrata a quel modo stesso dello zio morto già da gran tempo, né mai più veduto da me da che io aveva uso di ragione, la subitanea vista di quella forma di scarpe del tutto oramai disusata, mi richiamava ad un tratto tutte quelle sensazioni primitive ch’io aveva provate già nel ricevere le carezze e i confetti dello zio, di cui i moti ed i modi, ed il sapore perfino dei confetti mi si riaffacciavano vivissimamente ed in un subito nella fantasia. Mi sono lasciata uscir di penna questa puerilità, come non inutile affatto a chi specula sul meccanismo delle nostre idee, e sull’affinità dei pensieri colle sensazioni. Nell’età di cinque anni circa, dal mal de’ pondi fui ridotto in fine; e mi pare di aver nella mente tuttavia un certo barlume de’ miei patimenti; e che senza aver idea nessuna di quello che fosse la morte, pure la desiderava come fine di dolore; perché quando era morto quel mio fratello minore, avea sentito dire ch’egli era diventato un angioletto. Per quanti sforzi io abbia fatto spessissimo per raccogliere le idee primitive, o sia le sensazioni ricevute prima de’ sei anni, non ho potuto mai raccapezzarne altre che queste due. La mia sorella Giulia, ed io, seguitando il destino della madre, eramo passati dalla casa paterna ad abitare con lei nella casa del patrigno, il quale pure ci fu più che padre per quel tempo che ci stemmo. La figlia ed il figlio del primo letto rimasti, furono successivamente inviati a Torino, l’uno nel Collegio de’ Gesuiti, l’altra nel monastero; e poco dopo fu anche messa in monastero, ma in Asti stessa, la mia sorella Giulia, essendo io vicino ai sett’anni. E di quest’avvenimento domestico mi ricordo benissimo, come del primo punto in cui le facoltà mie sensitive diedero cenno di sé. Mi sono presentissimi i dolori e le lagrime ch’io versai in quella separazione di tetto solamente, che pure a principio non impediva ch’io la visitassi ogni giorno. E speculando poi dopo su quegli effetti e sintomi del cuore provati allora, trovo essere stati per l’appunto quegli stessi che poi in appresso provai quando nel bollore degli anni giovenili mi trovai costretto a dividermi da una qualche amata mia donna; ed anche nel separarmi da un qualche vero amico, che tre o quattro successivamente ne ho pure avuti finora; fortuna che non sarà toccata a tanti altri, che gli avranno forse meritati più di me. Dalla reminiscenza di quel mio primo dolore del cuore, ne ho poi dedotta la prova che tutti gli amori dell’uomo, ancorché diversi, hanno lo stesso motore. Reminiscenze dell’infanzia. 1 2 3 5 4 5 10 6 7 8 9 10 15 11 12 13 20 14 25 15 16 30 17 18 19 20 35 21 22 23 40 24 25 in questa definizione c’è tutto il rammarico di Alfieri per non aver ricevuto la preparazione culturale che desiderava, cosa che in età adulta lo costringerà a conquistarsi faticosamente, da solo, la padronanza delle tecniche necessarie per scrivere in lingua italiana. L’aggettivo va interpretato come “priva di vita e di entusiasmo”. Il vocabolo indica il semplice “vegetare”, cioè vivere senza consapevolezza di sé e del mondo. dai tre ai quattro anni. mi faceva mettere in piedi. quasi per niente. a forma di tromba. improvvisa. si riferisce alle primissime impressioni ricevute in vita dagli affetti familiari. i gesti. memoria. questo ricordo dell’infanzia. allude ai sensisti seguaci della dottrina del filosofo francese Étienne Bonnot de Condillac (1714-1780), il quale collocava nell’esperienza dei sensi la fonte di ogni conoscenza. dissenteria. in fin di vita. un fratello di Alfieri, morto in tenera età. eravamo (toscanismo). la madre dello scrittore aveva una figlia e un figlio nati da un precedente matrimonio. momento. il lessico risente della cultura illuministico-sensistica su cui l’autore si era formato: l’espressione si riferisce alla capacità di provare emozioni e sentimenti. casa (per sineddoche). riflettendo. successivamente. nell’impeto passionale. fino all’incontro con la contessa d’Albany, Alfieri ebbe una vita sentimentale decisamente movimentata, specialmente nella stagione dei viaggi. A questo periodo lo scrittore guarderà in seguito con severità, dando un giudizio morale negativo sul proprio carattere passionale. anche se, sebbene. origine. 1 stupida vegetazione infantile: stupida vegetazione 2 tre anni in quattr’anni: 3 mi facea por ritto: 4 quasi punto: 5 a tromba: 6 subitanea: 7 sensazioni primitive: 8 i moti: 9 fantasia: 10 questa puerilità: 11 a chi specula… colle sensazioni: 12 mal de’ pondi: 13 in fine: 14 quel mio fratello minore: 15 eramo: 16 La figlia… rimasti: 17 punto: 18 facoltà mie sensitive: facoltà sensitive 19 tetto: 20 speculando: 21 in appresso: 22 nel bollore: 23 qualche amata mia donna: 24 ancorché: 25 motore: