Altra storietta. Era venuta in Asti la mia nonna materna, matrona di assai gran peso in Torino, vedova di uno dei barbassori di corte, e corredata di tutta quella pompa di cose, che nei ragazzi lasciano grand’impressione. Questa, dopo essere stata alcuni giorni con la mia madre, per quanto mi fosse andata accarezzando moltissimo in quel frattempo, io non m’era per niente addimesticato con lei, come selvatichetto ch’io m’era; onde, stando essa poi per andarsene, mi disse ch’io le doveva chiedere una qualche cosa, quella che più mi potrebbe soddisfare, e che me la darebbe di certo. Io, a bella prima per vergogna e timidezza ed irresoluzione, ed in seguito poi per ostinazione e ritrosia, incoccio sempre a rispondere la stessa e sola parola: ; e per quanto poi ci si provassero tutti in venti diverse maniere a rivoltarmi per pure estrarre da me qualcosa altro che non fosse quell’ineducatissimo , non fu mai possibile; né altro ci guadagnarono nel persistere gl’interrogatori, se non che da principio il veniva fuori asciutto, e rotondo; poi verso il mezzo veniva fuori con voce dispettosa e tremante ad un tempo; ed in ultimo, fra molte lagrime, interrotto da profondi singhiozzi. Mi cacciarono dunque, come io ben meritava, dalla loro presenza, e chiusomi in camera, mi lasciarono godermi il mio così desiderato , e la nonna partì. Ma quell’istesso io, che con tanta pertinacia aveva ogni dono legittimo della nonna, più giorni addietro le avea pure involato in un suo forziere aperto un ventaglio, che poi celato nel mio letto, mi fu ritrovato dopo alcun tempo; ed io allora dissi, com’era vero, di averlo preso per darlo poi alla mia sorella. Gran punizione mi toccò giustamente per codesto furto; ma, benché il ladro sia alquanto peggior del bugiardo, pure non mi venne più né minacciato né dato il supplizio della reticella; tanta era più la paura che aveva la mia madre di farmi ammalare di dolore, che non di vedermi riuscire un po’ ladro; difetto, per il vero, da non temersi poi molto, e non difficile a sradicarsi da qualunque ente non ha bisogno di esercitarlo. Il rispetto delle altrui proprietà, nasce, e prospera prestissimo negl’individui che ne posseggono alcune legittime loro. 110 49 50 115 51 Niente 120 Niente Niente 125 Niente ricusato 52 130 135 53 TRECCANI Le parole valgono è un sinonimo, più elevato e raro, e anche meno aspro, di : “non accettare”, “non acconsentire”. Così si possono – magari gentilmente ma con fermezza – un dono, un invito, una proposta, una lode, ringraziamenti, complimenti, conforti, una carica, un titolo onorifico. ricusare Ricusare rifiutare ricusare Nel linguaggio giuridico si dice « un giudice»: in tal caso si parla di . Sapresti spiegare in che cosa consiste? ricusare ricusazione notabili. non avevo per nulla familiarizzato. incappo. rubato. persona. 49 barbassori: 50 non m’era… addimesticato: 51 incoccio: 52 involato: 53 ente: