Alfieri torna al tempo della sua (rr. 2-3) e rammenta una preziosa gamma di (r. 11) che riaffiorano inaspettatamente alla mediante la vista di un : un paio di scarpe simili a quelle che calzava suo zio. L’osservazione di Alfieri è estremamente moderna, poiché coglie come . A partire dal recupero di questa sensazione di familiare dolcezza trae origine una pagina di cristallina intimità, che, in accordo con le teorie sensistiche, rivela l’ (rr. 15-16), dimostrando che la razionalità ha origine dalle impressioni raccolte dai sensi. Il contenuto di questo ricordo, infatti, non è costituito da parole o fatti, ma da sensazioni del gusto (il dolce dei confetti) e del tatto (le carezze dello zio al bambino). Le sensazioni primitive stupida vegetazione infantile sensazioni primitive memoria particolare apparentemente insignificante la memoria umana conservi non solo ricordi di fatti e persone, ma anche sensazioni particolari capaci di rievocare precise atmosfere affinità dei pensieri colle sensazioni Cercando segni premonitori del suo temperamento da adulto, Alfieri ravvisa nell’infanzia le prime tracce dello che lo animerà nel corso di tutta la sua esistenza. Ricordando che i (rr. 47-49), egli muove un’evidente da cui proviene, giudicando negativamente la di un ceto sociale arroccato su sé stesso e disinteressato alla cultura (non a caso uno dei primi obiettivi del giovane Alfieri sarà la fuga dall’ambiente chiuso e provinciale del regno sabaudo). Analogamente, nel rifiuto di sottoporsi alla penitenza imposta dal confessore ( , rr. 146-147) si avvertono i primi indizi di uno , a cui l’idea di inchinarsi, fosse pure davanti alla madre, ripugna totalmente. Le origini dello spirito antitirannico spirito antinobiliare e antitirannico parenti erano anch’essi ignorantissimi; e spesso udiva loro ripetere quella usuale massima dei nostri nobili di allora; che ad un Signore non era necessario di diventar un Dottore critica alla nobiltà chiusura mentale assolutomi m’ingiungeva di prosternarmi alla madre prima di entrare in tavola spirito libero Nel quarto capitolo, l’episodio della reticella, castigo a cui il bambino viene condannato due volte, dimostra quanto l’autore tenga alla sua e alla considerazione di sé, sia per la paura di apparire un (r. 75) sia per il terrore di (r. 76), per cui prova un amore innocente e fantasioso. L’aneddoto, in questo caso, consente all’autore, oltre che di fornire il perfetto ritratto di un bambino orgoglioso, anticipatore del futuro uomo sdegnoso, anche di proporre una riflessione più universale sulla . La reticella immagine pubblica malfattore esser visto così dagli amati novizj natura perennemente fanciullesca di ogni individuo Le scelte stilistiche La lettura della di Alfieri è gradevole anche per il lettore di oggi in virtù della sua , caratterizzata da periodi di ragionevole estensione e da una costruzione delle frasi per lo più lineare, ben lontana dall’ampollosità retorica di molta letteratura settecentesca. Alfieri preferisce in genere il procedimento paratattico, che rende la prosa piana e scorrevole; inoltre, la scelta di dividere il testo in capitoli dalle dimensioni contenute gli permette di dare rilievo ai momenti che ritiene più significativi per costruire, attraverso la rievocazione del passato, l’immagine complessa del proprio temperamento. Il lessico è lontano da quello aulico delle tragedie: l’autore opta qui per scelte più colloquiali, che instaurano con il lettore un immediato clima di intimità, particolarmente adatto alla confessione e al racconto di sé. Uno stile colloquiale e autoironico Vita sintassi regolare