All’io non rimane dunque che abbandonare ogni residua e ottimistica velleità circa le possibilità concesse al proprio agire. La virtù stessa è fonte di illusioni: . Le speranze di Jacopo si infrangono a contatto con la sua consapevolezza: (r. 16); e ancora: (rr. 35-36). Il , che pure aveva fatto breccia nel suo spirito avido di belle gesta, è ormai superato e perfino : poiché anche le nobili azioni del singolo finiscono per diventare strumento della legge del più forte, l’unica via di uscita è l’ . A confortare il protagonista rimane solo il pensiero che morendo in patria potrà almeno essere ricordato e pianto da quei (r. 69) i quali, (r. 70), condividono con lui la virtù della compassione. La morte e il ricordo nessun ideale può sconfiggere la sofferenza che può fare il solo mio braccio e la nuda mia voce? la mia voce si perde tra il fremito ancora vivo di tanti popoli trapassati mito dell’eroismo individuale demistificato estrema liberazione dalla vita pochi deboli e sventurati dopo avere sperimentati tutti gli errori, e sentiti tutti i guai della vita Le scelte stilistiche Le domande, sempre più disperate, si affollano nella mente di Jacopo. La forza delle espressioni, delle invocazioni, delle invettive diventa tanto più intensa quanto più si affievoliscono le sue energie, fiaccate dalle molteplici delusioni. Anche in questo caso il tono è quello di un , in cui i pensieri vengono espressi in forma concitata, senza soluzione di continuità, con qualche sconfinamento nell’ . Passato e presente si fondono, in un discorso che alterna nello snodarsi dei vari argomenti, dall’intonazione tragica e declamatoria dell’apostrofe* iniziale all’Italia al lirico ed effusivo che si distende nella parte finale della lettera. L’enfasi come documento della disperazione monologo teatrale enfasi slanci e pause riflessive pathos A prevalere è un ritmo in cui periodi brevi e connessi paratatticamente lasciano spazio a frasi più ampie e articolate; stabile è invece il registro espressivo, sempre , con la consueta e naturale disposizione alla , come si vede dall’abbondanza di interrogative dirette, di esclamazioni e apostrofi* indirizzate dal protagonista ora a sé stesso ( , rr. 75-76), ora all’interlocutore reale ( , r. 69), ora infine ad allocutori fittizi (l’Italia, la Compassione, la Natura). Il ritmo della concitazione emotiva tendente al sublime declamazione Tu hai una madre e un amico Lorenzo, sai tu dove vive ancora la vera virtù? Henry Wallis, , 1856. Londra, Tate Gallery. La morte di Chatterton