VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE E ANALIZZARE IL RIASSUNTO | Dopo aver contestualizzato il passo all’interno della vicenda del romanzo, sintetizzalo brevemente, distinguendo i temi fondamentali su cui riflette Jacopo. UN MOTIVO CARO ALL’AUTORE | Nella lettera è introdotto il tema del sepolcro. Quale dimensione prevale, individuale-affettiva o etico-collettiva? A quale altro fondamentale tema foscoliano è collegato? LA VISIONE DELLA STORIA | Quali immagini caratterizzano la rappresentazione della Storia? Quale concezione ne emerge? UNA SOLA VIA D’USCITA | Qual è l’unica possibile consolazione alle sventure di Jacopo? LE SCELTE STILISTICHE | Fai alcune considerazioni sullo stile e sulle strategie retoriche di questo passo: a quale tono complessivo contribuiscono? 1 2 3 4 5 INTERPRETARE IL PAESAGGIO | Analizza la rappresentazione del paesaggio nella prima parte del testo. Quali tratti lo caratterizzano? LA DIMENSIONE TRASCENDENTE | Quale idea della religione trasmettono le riflessioni di Jacopo? 6 7 Educazione CIVICA – Spunti di realtà Lo spettacolo della natura induce Jacopo a una profonda riflessione sulla condizione umana in generale, e sulla in particolare. Si tratta di un pensiero doloroso, per la tragicità degli eventi che coinvolgono l’Italia e che si riflettono drammaticamente sulla vita stessa del protagonista del romanzo. situazione della sua patria Imitando lo stile oratorio foscoliano, esprimi in circa 30 righe alcune tue considerazioni sulle condizioni dell’Italia di oggi, sottolineando i problemi che ti sembrano più gravi e urgenti. PARLARE E SCRIVERE BENE QUAL È la scelta giusta? C’È sempre l’errore dietro l’angolo Potremmo riempire righe e righe: nel passo che hai appena letto, Foscolo accresce l’enfasi emotiva dei propri sentimenti ricorrendo sistematicamente all’elisione, anche quando non ce ne sarebbe bisogno: (r. 6), (r. 3), (r. 16), (r. 23), (r. 26) e così via. Elisioni e troncamenti possono sempre creare problemi e talvolta (anche sui giornali…) l’apostrofo compare o non compare in modo corretto. Siccome sarebbe troppo lungo indicare dove l’apostrofo va (non va’, che è l’imperativo di andare!), elenchiamo i casi in cui non si deve usare: v’è de’ ov’è di que’ quand’io con , davanti a parola che inizia per “a”, “o”, “u”: « aveva chiesto» (non «c’aveva chiesto»); « urlò qualcosa» (non «c’urlò qualcosa»); ci ci ci con (ad eccezione di alcune espressioni come: , , , , , , ): «il treno parte Arezzo» (non «d’Arezzo»); da d’accordo d’oro d’argento d’epoca d’altra parte d’altronde d’ora in poi da con i pronomi personali e : « accade (= “accade a lei”; non «l’accade»); « imita» (= “imita quelle”; non «l’imita»); le li le le se la parola successiva comincia con “i”, “y” o “j” seguita da un’altra vocale: « iena» (non «l’iena»); la in presenza di : « è» (non «qual’è»); « età» (non “qual’età”). qual qual qual Considera le seguenti forme e per ciascuna di esse scrivi sul quaderno due frasi di senso compiuto, una con l’apostrofo e una senza (per esempio, / : «M’ha chiamato»; «Ma è proprio vero?»). PROVA TU m’ha ma S’è/sé/se. T’è/te. Me l’ha/me la. Gliel’ho/glielo. Ve n’è/ve ne. L’ha/la. M’hai/Mai. V’è/ve. Me n’è/me ne.