Il senso ultimo del sonetto sta proprio in questo , che il suicidio del fratello ha suscitato nell’autore. Come nel componimento , . Il poeta tuttavia non spera in un ricongiungimento di anime in un aldilà di tipo cristiano: le sue convinzioni materialistiche glielo impediscono. Può aspirare soltanto a che la propria salma stia accanto ai suoi cari (sia chi non c’è più sia chi è ancora sulla Terra), in modo da garantire il , grazie a quella «corrispondenza d’amorosi sensi» auspicata nei . La preghiera di un , che permetta alle sue spoglie di essere riconsegnate dopo la morte al petto materno, esprime così il desiderio estremo del poeta di e poter contare su una forma di sopravvivenza ideale, grazie al compianto affettuoso della madre: in quanto confortata dal suo pianto, la tomba costituisce per lui un luogo di vita, dove è possibile ricomporre quel legame familiare che l’esistenza e la Storia hanno tragicamente reciso. La morte e la tomba desiderio di riposo eterno Alla sera la morte è promessa di pace dopo un’esistenza dolorosa dialogo pietoso che unisce i vivi e i morti Sepolcri gesto di pietà tornare in patria Le scelte stilistiche Comuni ai due fratelli sono dunque l’esperienza del dolore ( , vv. 9-10) e la speranza di morte, in una costante che alcuni parallelismi interni fissano sul piano stilistico: i due esempi di sineddoche* (v. 6) e (v. 13), che si riferiscono rispettivamente a Giovanni e al poeta nella loro relazione con la figura materna; il chiasmo* ( , vv. 10-11), che sottolinea l’identificazione tra le condizioni dei due fratelli; l’antitesi* tra le sofferenze della vita e la quiete della morte espressa dalle contrapposizioni (vv. 10-11) e (vv. 10-11) e condivisa da entrambi ( , v. 11). Del resto, tutto il componimento vede una transizione continua , come si coglie dall’alternarsi degli aggettivi possessivi di prima e seconda persona: , , , , , , . Due fratelli, un destino le secrete cure identificazione emotiva e biografica cenere muto ossa viver tuo … tuo porto cure-quïete viver-porto anch’io dal piano soggettivo dell’io poetico a quello del fratello tua pietra fratel mio tuoi gentili anni tuo cenere muto miei tetti viver tuo tuo porto Appartiene invece solo al poeta la – come si evince dalla frequenza dei verbi di movimento ( , v. 1; , v. 1; , v. 7) e dal campo semantico legato all’esilio ( , v. 2; , v. 13) – e dell’insuperabile , sottolineata dal v. 8 ( ): mentre la madre e il fratello hanno ricomposto il nucleo degli affetti grazie alla vicinanza e alla possibilità di coltivare l’illusione sentimentale del colloquio, il poeta è lontano, distante dal (v. 14) e dalla terra di origine ( , v. 8). Il dramma della lontananza condizione della fuga continua andrò fuggendo tendo di gente in gente Straniere genti solitudine e sol da lunge i miei tetti petto della madre i miei tetti Philippe Laurent Roland, , 1812. Parigi, Museo del Louvre. Omero