Sol chi non lascia eredità d’affetti poca gioia ha dell’urna; e se pur mira dopo l’esequie, errar vede il suo spirto fra ’l compianto de’ templi Acherontei, o ricovrarsi sotto le grandi ale del perdono d’Iddio: ma la sua polve lascia alle ortiche di deserta gleba ove né donna innamorata preghi, né passeggier solingo oda il sospiro che dal tumulo a noi manda Natura. 45 50 Soltanto chi non lascia un’eredità di sentimenti ( ) non ricava alcun motivo di gioia dalla propria tomba; e se pure immagina ciò che accadrà dopo il suo funerale, vede la propria anima vagante fra i lamenti che echeggiano nei luoghi infernali ( ), oppure intenta a cercare rifugio sotto le grandi ali del perdono divino: ma abbandona la propria salma ( ) alle ortiche di una terra abbandonata ( ), dove non prega alcuna donna innamorata né alcun passante solitario ( ) sente il richiamo malinconico che la natura ci manda dalla tomba. 41-50 affetti templi Acherontei la sua polve deserta gleba passeggier solingo l’espressione indica l’oltretomba pagano, dove scorre il fiume Acheronte; l’immagine riecheggia un’espressione ( ) di Lucrezio ( , III, v. 86). 44 templi Acherontei: Acherusia templa De rerum natura Pur nuova legge impone oggi i sepolcri fuor de’ guardi pietosi, e il nome a’ morti contende. E senza tomba giace il tuo sacerdote, o Talia, che a te cantando nel suo povero tetto educò un lauro con lungo amore, e t’appendea corone; e tu gli ornavi del tuo riso i canti che il lombardo pungean Sardanapalo, cui solo è dolce il muggito de’ buoi che dagli antri abdüani e dal Ticino lo fan d’ozi beato e di vivande. 55 60 Eppure ( ) oggi una nuova legge prescrive che le sepolture siano collocate lontano dagli sguardi pietosi, e nega ( ) ai morti la menzione del loro nome sulle tombe. Così ( ) giace senza tomba il tuo sacerdote, o Talia, il quale, scrivendo versi in base alla tua ispirazione ( ), nella sua povera casa ( ) coltivò ( ) un alloro con costante dedizione ( ), e vi appendeva corone in tuo onore; e tu abbellivi con il tuo sorriso le sue composizioni ( ) che satireggiavano ( ) i giovani lombardi viziosi ( ), a cui piacciono soltanto i muggiti dei loro buoi, che dalle stalle lungo il fiume Adda ( ) e dal Ticino procurano loro in abbondanza ( […] ) ozi e cibi. 51-61 Pur contende E a te cantando tetto educò lungo amore canti pun­gean Sardanapalo antri abdüani lo fan beato l’editto di Saint-Cloud. significa, alla latina, insieme “inedita” e “strana”, “bizzarra”, “discutibile”. si riferisce al poeta Giuseppe Parini (1729-1799), che fu seppellito in una fossa comune. Parini è detto “sacerdote di Talia”, in quanto si dedicò, con il suo poemetto , alla poe­sia satirica (anche se Talia era propriamente la Musa della commedia). fece crescere ( è un latinismo) un alloro, pianta che simboleggia la poesia. che condannavano i costumi immorali e corrotti del «giovin signore» lombardo, designato con il nome del sovrano assiro Sardanapalo, esempio di corruzione per antonomasia, citato tra gli altri da Dante ( , XV, 107). Foscolo fa riferimento al poemetto , in cui Parini satireggia il «giovin signore» e condanna attraverso questo personaggio la degenerazione della nobiltà lombarda. 51 nuova legge: Nuova 53-54 E senza tomba giace il tuo sacerdote, o Talia: Il Giorno 55 educò un lauro: educò 58 che… Sardanapalo: Paradiso Il Giorno O bella Musa, ove sei tu? Non sento spirar l’ambrosia, indizio del tuo nume, fra queste piante ov’io siedo e sospiro il mio tetto materno. E tu venivi e sorridevi a lui sotto quel tiglio ch’ or con dimesse frondi va fremendo perché non copre, o Dea, l’urna del vecchio cui già di calma era cortese e d’ombre. 65 O bella Musa, dove sei? Non sento diffondersi ( ) il profumo dell’ambrosia, segno ( ) della tua divina presenza ( ), tra queste piante, all’ombra delle quali siedo e rimpiango ( ) la mia casa ( ) materna. E tu, Talia, venivi e sorridevi a Parini ( ) sotto quel tiglio che ora con il movimento dei suoi rami dimessi esprime un fremito di sdegno, perché, o Dea, non copre la tomba di quel vecchio a cui un tempo ( ), quando egli era in vita, esso era dispensatore ( ) di serenità ( ) e di ombra. 62-69 spirar indizio nume sospiro tetto a lui già cortese calma il cibo degli dèi; il suo profumo annunciava la loro presenza. è il giardino di tigli nella zona orientale di Milano, dove spesso Parini passeggiava. In questo luogo è anche ambientato l’incontro tra Jacopo e il vecchio poeta nelle (lettera del 4 dicembre 1798). Venezia oppure Zante. la tomba dell’anziano poeta. Foscolo attribuisce all’albero un sentimento umano: lo immagina triste perché non può più fare ombra alla sepoltura di Parini. il termine, in precedenza usato per descrivere una condizione meteorologica, fa qui, secondo un’osservazione di Giosuè Carducci, la sua prima apparizione nel significato attuale. 63 ambrosia: 64 queste piante: Ultime lettere di Jacopo Ortis 65 il… materno: 68 l’urna del vecchio: 69 calma: