Proprio perché ospita i resti di questi eroi esemplari, integra le proprie (le , v. 166; i , vv. 166-167; la , v. 169) con i trasmessi dalle , il in cui sono riunite l’ (v. 181). L’invito alle (v. 151) insito nella chiesa fiorentina è sempre valido allo stato latente, anche nel degrado che opprime l’Italia. Se verrà un giorno della riscossa sarà qui che si trarranno gli auspici per l’azione, realizzando quell’appello a cui gli italiani del presente sono sordi. Lo sguardo che Foscolo fissa sull’Italia contemporanea è sempre quello di Jacopo Ortis: anche il protagonista del romanzo aveva visitato la basilica fiorentina («Dianzi io adorava le sepolture del Galileo, del Machiavelli e di Michelangelo; contemplandole io tremava preso da un sacro brivido», lettera da Firenze del 27 agosto); anche lui aveva espresso il desiderio di incontrare il vecchio Alfieri, all’epoca ancora in vita. Ora, parlando in prima persona senza il filtro romanzesco, il poeta continua a deprecare il vuoto di ideali, l’assenza di un’effettiva prospettiva di cambiamento: in quella chiesa tuttavia sopravvive una grandezza che può ancora compensare, attraverso la (v. 185), la perdita di identità dell’Italia sul piano militare, economico, culturale e politico ( […] / , vv. 184-185). La memoria come fonte di riscatto Firenze bellezze naturali aure pregne di vita lavacri / che da’ suoi gioghi a te versa Apennino luce limpidissima valori morali sepolture di Santa Croce tempio itale glorie egregie cose memoria armi e sostanze ed are e patria Malgrado tutto la non viene meno: con una rapida transizione ottenuta attraverso il più semplice dei nessi coordinanti ( , v. 199), Foscolo collega Santa Croce a un altro esempio a essa parallelo, il monumento funebre eretto in ricordo dei caduti di . I due luoghi svolgono infatti una : anche in Grecia, come nel pantheon italiano, (v. 198), in memoria non solo della battaglia contro i Persiani invasori, ma anche della perenne lotta per la libertà e contro l’oppressione. Le tombe dei (v. 200) caduti e la complessa “visione” che si sviluppa nei versi successivi rinnovano il concetto dell’ e preparano l’epilogo del carme con il racconto del mito (presente nella quarta e ultima parte del testo), che proietterà su un orizzonte astorico il significato immortale della tomba. L’ultima parola della sezione, il (v. 212) delle Parche, introduce a sua volta la celebrazione finale del valore della poesia. Da Firenze a Maratona fiducia nella rinascita delle virtù e nutria contro a’ Persi… Maratona funzione analoga un Nume parla prodi importanza della memoria canto Le scelte stilistiche La sequenza si apre nel segno della , con evidenti concessioni alla declamazione oratoria: abbondano nei primi versi inversioni*, iperbati*, vocativi enfatici ( , v. 152; , v. 165; […] , v. 173) e il lessico è segnatamente aulico ( , v. 159; , v. 160; , v. 161; , v. 166; , v. 168). Un solenne incipit solennità o Pindemonte Te beata e tu Firenze arca Celesti etereo padiglion lavacri aer