DENTRO IL TESTO I contenuti tematici La parte conclusiva del carme si apre con una visione del Mediterraneo opposta rispetto all’immagine precedente: se nel finale della terza parte Foscolo evocava la leggenda dell’esercito fantasma, tramandata dallo storico greco Pausania a proposito di Maratona, nei vv. 213-214 il , cioè il mar Mediterraneo, si mostra nell’ , fortunato viaggiatore nei luoghi del mito. Come in un brano sinfonico, la quarta sezione si avvia al finale in un , che ha per tema e nucleo portante l’ , che può vincere (v. 234). L’altissimo compito di (v. 228) è assegnato dall’autore a sé stesso ( , v. 226): egli invoca questo incarico dalle , capaci di ridare anima e vita a ciò che altrimenti è destinato per sempre a scomparire ( , v. 229). Sfidando il tempo e la distruzione, esse permettono, nel quadro delle consuete opposizioni foscoliane, al (v. 233) di vincere i (v. 233), all’ (v. 233) di prevalere sul (v. 234). La poesia, più ancora del sepolcro, è in grado di e riesce a rendere immortali, grazie alla parola, i luoghi e le persone: la città di Troia, annientata dagli uomini, non è più un semplice ricordo della Storia, ma si trasforma nel regno della poesia. La funzione eternatrice della poesia regno ampio de’ venti atmosfera paradisiaca che allietava la giovinezza di Pindemonte crescendo idea della poesia eternatrice di mille secoli il silenzio evocar gli eroi E me Muse del mortale pensiero animatrici canto deserti armonia silenzio trascendere la caducità delle cose materiali A compiere il miracolo dell’eternità è , il (v. 288) autore dei due poemi, l’ e l’ , che celebrano l’apoteosi epica dell’antichità più remota dell’Occidente. Qui gli fanno corona due personaggi, entrambi rappresentanti dell’eterno femminino goethiano (cioè delle caratteristiche immutabili del fascino muliebre indicate dal poeta tedesco), dolenti e significativi ciascuno a suo modo: la e la , figlia di Priamo e principessa di Troia. Sulla tomba di Elettra, divenuta oggetto di culto (una sorta di Santa Croce dell’antichità), viene eretta la città di Troia, luogo di raccolta degli eroi. Davanti a quel medesimo sepolcro la fine della città è profetizzata da Cassandra. Omero, Elettra e Cassandra: mediatori dell’eternità Omero sacro vate Iliade Odissea ninfa Elettra profetessa Cassandra Nei versi finali del carme, tuttavia, la poesia ha la meglio sull’opera di distruzione dei secoli: essa celebra i vincitori ma rende merito anche ai vinti. Grazie al canto di Omero l’eroe giusto per eccellenza, , (vv. 294-295): incarnazione letteraria dell’umanità che soffre, egli è il simbolo dell’uomo magnanimo, onesto e leale, destinato al sacrificio e alla morte. Ma il suo esempio – ribadisce Foscolo – può ancora parlarci, indicando una . A patto, però, che agiscano passioni generose, il caldo senso della comunità, l’amore per la patria, il vincolo spirituale degli affetti: la barbarie e l’istinto bestiale sono sempre in agguato, pronti a calpestare l’umanità, la civiltà e le sue istituzioni. Giustizia e civiltà Ettore, verrà ricordato in eterno finché il Sole / risplenderà su le sciagure umane via per superare le miserie terrene