Non prieghi d’inni o danze d’imenei, ma di veltri perpetuo l’ululato tutta l’isola udia, e un suon di dardi, e gli uomini sul vinto orso rissosi, e de’ piagati cacciatori il grido. Cerere invan donato avea l’aratro a que’ feroci; invan d’oltre l’Eufrate chiamò un dì Bassarèo, giovine Dio, a ingentilir di pampini le balze: il pio strumento irrugginia su’ brevi solchi sdegnato; e divorata innanzi che i grappoli recenti imporporasse a’ rai d’autunno, era la vite: e solo quando apparian le Grazie, i predatori e le vergini squallide, e i fanciulli l’arco e ’l terror deponean, ammirando. 105 110 115 L’isola non sentiva allora canti di preghiera o suoni di danze nuziali ( ), ma l’eterno ululato dei cani da caccia ( ), il suono delle frecce ( ) scoccate, le urla degli uomini che si contendevano il corpo dell’orso ucciso e le grida dei cacciatori feriti ( ). Invano Cerere aveva donato l’aratro a quelle genti primitive: invano, da una terra che stava oltre l’Eufrate, chiamò un giorno il giovane dio Bassareo, per rendere meno aspre le rupi con i tralci di vite ( ): l’aratro sacro agli dèi ( ) arrugginiva sugli stretti solchi, disprezzato ( ); la vite veniva subito divorata prima che i chicchi maturassero ai raggi del sole d’autunno: e solo dopo l’apparizione delle Grazie, i barbarici cacciatori dell’isola, le loro donne trascurate ( ) e i bambini deponevano gli archi e smettevano di terrorizzare, ammirando la bellezza. 102-117 danze d’imenei veltri dardi piagati di pampini il pio strumento sdegnato vergini squallide Citera. la dea delle messi, in greco Demetra. L’agricoltura segna, rispetto alla caccia, uno stadio ulteriore della civilizzazione. dall’Oriente, da un territorio che stava oltre il fiume Eufrate. Bacco, detto Bassarèo da Bassara, città della Lidia, dove il suo culto era particolarmente sentito. i solchi erano piccoli, stretti e corti, perché il lavoro veniva rapidamente abbandonato. quei popoli mostrano di disprezzare l’aratro, cioè il lavoro dei campi. 104 l’isola: 107 Cerere: 108 d’oltre l’Eufrate: 109 Bassarèo: 111-112 su’ brevi solchi: 112 sdegnato: DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Al progetto delle è sotteso un ideale grandioso quanto inattuale: la intesa come . Alle speranze politiche concrete, ormai svanite nel 1812 e 1813, quando Foscolo compone il poema, l’autore sostituisce una sorta di miraggio, sostenuto però da una forte . L’educazione al bello, la cultura, e la poesia che ne è parte, possono sollevare l’umanità dallo stato ferino e ingentilirla, accendendo i suoi impulsi nobili e limitando quelli violenti e prevaricatori. Un ideale estetico assoluto Grazie bellezza mezzo per salvare l’uomo e l’epoca contemporanea dall’abbrutimento tensione etica La rifiorisce così nei versi del poeta, per il quale le immagini dell’antica civiltà classica non sono semplici orpelli decorativi, ma retaggi culturali che hanno conservato nella loro sostanza un . L’apparizione delle Grazie dalle acque del mare (vv. 66-81), sedute su una conchiglia e da Venere, con lo sciame delle Nereidi che si affrettano a festeggiarle, è una in cui sono racchiusi molteplici simboli. Se dal punto di vista visivo essa ricorda un’icona indelebile della cultura rinascimentale, la “Venere” di Botticelli, al contempo inaugura allegoricamente il che emancipa gli esseri umani dal caos delle origini e dalla brutalità primitiva, a partire dall’introduzione dei riti religiosi, tappa fondamentale nell’allontanamento dei popoli dalla barbarie. Il sorriso delle Grazie fa coprire di l’isola di Citera (vv. 82-91): prima la violetta, emblema di modestia, poi, al posto delle rose rosse, quelle candide, simboleggianti la pudicizia, che scaccia dal mondo le passioni più irrazionali ridestando negli uomini il sentimento di una purezza spirituale (così si spiega il velo con cui le Grazie avvolgono il corpo della madre, sottratto agli sguardi sensuali peccaminosi). Infine, nella terza sequenza (vv. 102-117) il poeta descrive la terra di Citera prima della nascita delle Grazie, quando gli uomini erano ancora immersi in uno stato animale. L’apparizione delle divinità coincide in tal modo con una vera , cioè una rivelazione che interrompe le lotte e le guerre combattute, in un’alba del mondo (drammaticamente pronta a ripresentarsi sempre sotto le diverse forme della violenza storica), da uomini incivili capaci solo di cacciare e azzuffarsi tra loro. Mito e civiltà mitologia greca profondo significato morale e filosofico vezzeggiate visione neoclassica processo civile fiori epifania