L’ego appassionato di Ugo Foscolo Lo studioso Giorgio Leonardi (n. 1972) mette in evidenza la fusione tra arte e vita nell’opera di Ugo Foscolo. Analisi e interpretazione di un TESTO ARGOMENTATIVO Ugo Foscolo è uno di quei grandi autori della letteratura che nel nostro Paese subiscono l’ingiuria di programmi scolastici stantii e convenzionali e di uno studio coatto inflitto a studenti perlopiù svogliati e atterriti dalla minacciosa e austera figura dell’autore dei , finendo relegato allo spauracchio di interrogazioni e compiti per casa. Eppure una lettura al di fuori dei banchi penitenziali della scuola farebbe emergere tutta la brillante modernità e attualità del personaggio e la vivacità del suo carattere. Potremmo dire che se Foscolo vivesse ai giorni nostri riempirebbe la sua pagina Facebook con almeno una decina di post al giorno. E questo non solo perché avrebbe da dire e da ridire su tutto, sempre animato dalla sua espansiva polemica, ma anche perché, per ampi tratti, la sua personalità appare decisamente posseduta dal demone della grafomania. Se dal punto di vista quantitativo le sue opere pubblicate rientrano, tutto sommato, nella normale produzione di un letterato, il suo foltissimo epistolario trabocca invece di missive: ne scriveva anche diverse in un solo giorno, e alcune lunghissime. E occorre, inoltre, considerare che molte sono andate perdute e non risultano pertanto incluse nei volumi dell’Edizione Nazionale. Insomma, come suol dirsi oggi, Foscolo avrebbe dimostrato una vocazione decisamente “social”! Le sue lettere private consentono, oltre tutto, di cogliere con maggior autenticità l’interiorità e le passioni dell’uomo, oltre che del poeta: sentimenti, contingenze della vita, eventi storici e riflessioni intime costituiscono un ricco repertorio per studiosi o semplici appassionati. […] Il resoconto della sua esistenza a dir poco movimentata si affianca all’analisi doverosa delle opere più importanti del suo genio: i loro contenuti, i movimenti delle stesse, i condizionamenti e gli esiti che le caratterizzano fanno emergere dati essenziali sul poeta di Zante e sul suo pensiero. Tanto le sue grandi opere quanto la corrispondenza contribuiscono a definire l’immagine più vera di un autore che necessitava di essere sganciata dalle riduttive reminiscenze di età scolare, dai cliché didattici che sacrificano quei palpiti umani con i quali invece Foscolo improntò così intensamente il suo percorso di vita. Nello sterminato carteggio privato il nostro autore si racconta, si confida, rivela le sue debolezze, palesa i suoi errori, dimostra le sue ingenuità, prorompe nelle sue invettive, tradisce i suoi fini reconditi e consegna a noi posteri un’immagine di sé non secondaria rispetto a quella resa dalle opere ufficiali con le quali, pure, ha scritto il suo nome nella storia della letteratura mondiale. Il Foscolo che ne emerge è ancora vivo e ci parla di sé. Possiamo infatti dire che la parabola della sua esistenza, incentrata su un “ego” alquanto prorompente, sia stata proprio un volersi raccontare, forse nel tentativo inesausto di essere ascoltato e capito, o forse solo per un bisogno intimo di tirar fuori quel groviglio di emozioni che lo avviluppa in spire fatali, come i serpenti di Laocoonte. Tanto le lettere quanto le opere costituiscono, a volerle esaminare un po’ più a fondo, una sorta di diario intimo o di romanzo autobiografico mai scritto che riproduce in maniera esemplare quella tendenza romantica e decadente a fare della propria esistenza un’opera d’arte. Sul palcoscenico della vita, il personaggio Foscolo si rappresenta, da istrione mette in mostra un po’ narcisisticamente la sua personalità ribelle e insofferente, lasciandoci insomma una storia degna di essere raccontata in tutte le sue sfumature, seguendo il calco dei grandi eventi storici di quegli anni che Foscolo ha vissuto in prima persona. (Giorgio Leonardi, , Edizioni della Sera, Roma 2018) Sepolcri 5 10 vis 15 20 25 30 35 40 45 Ugo Foscolo. Imprese, amori e opere di un ribelle