IL CARATTERE – UN TEMPERAMENTO SANGUIGNO E DETERMINATO Secondo il , scritto nel 1654 da Vincenzo Viviani (1622-1703), che fu alunno e primo curatore dell’opera dello scienziato, questi era «di gioviale e giocondo aspetto», robusto, generoso e di temperamento sanguigno; amante dei piaceri della vita, intenditore e collezionista di buoni vini, si adirava con facilità e ben difficilmente era incline a scendere a compromessi. Racconto istorico della vita di Galileo Il piacere della competizione Questo ritratto coincide, in effetti, con l’immagine che emerge dalle sue opere e dalla infinita galleria delle sue diatribe, in cui affiora sempre una grande polemica, venata spesso dall’ironia corrosiva nei confronti dei malcapitati antagonisti. Certamente a Galileo non mancava l’autostima, che lo portava a coltivare il piacere della competizione o, meglio, della contrapposizione. Si era o con lui o contro di lui: da una parte i pochi discepoli fedeli, dall’altra i molti nemici giurati, sui quali lo scienziato – in molte circostanze della sua vita maestro di tolleranza intellettuale – si accaniva con una spietatezza quasi crudele. vis L’umorismo rivelatore Galileo sapeva, del resto, di essere dotato dell’arma dell’arguzia. È sufficiente pensare a una delle sue prime provocazioni, che saranno destinate ad alimentare contro di lui malumori e inimicizie: il poemetto satirico , che Galileo scrive nel corso della sua esperienza di insegnante all’Università di Pisa, è tutto teso a mettere in ridicolo i magniloquenti professori universitari, i quali nascondono la propria pochezza sotto la toga. Pur trattandosi di un testo giovanile e burlesco, costituisce un’eloquente testimonianza della personalità del suo autore, desideroso di smascherare le convenzioni e le false apparenze. Contro il portar la toga