DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Il notomista Il brano si apre con un aneddoto riguardante un anatomista. Sagredo afferma che le parole di Simplicio, il quale si sforza di conciliare le nuove acquisizioni scientifiche con le teorie filosofiche del passato, lo fanno sorridere perché gli ricordano un bellissimo caso (rr. 7-8) occorso durante una lezione di anatomia. In quell occasione un peripatetico, cioè un seguace della dottrina aristotelica, davanti all evidente smentita di una teoria relativa al sistema nervoso, affermò che avrebbe creduto a quella evidenza se solo Aristotele non avesse detto il contrario. All aneddoto Simplicio replica affermando che i testi di Aristotele dicono sempre la verità, ma sono difficili da interpretare, perché il filosofo greco ricorre anche ad artifici logici molto complessi come l ordine perturbato (r. 40), usato dagli antichi geometri greci. Tramite questo procedimento logico, Aristotele ha messo talvolta la prova di una proposizione fra testi che par che trattino di ogni altra cosa (rr. 40-41); perciò, per comprenderne gli scritti è necessario combinare insieme brani di varie sue opere, anche se trattano di argomenti diversi. Tuttavia, nota Sagredo, un procedimento siffatto è decisamente privo di fondamento logico, e seguendolo chiunque può far dire qualsiasi cosa a qualsiasi testo, compresi i libri dei poeti e l alfabeto stesso. Il passo citato si chiude con un invito a non studiare il mondo sui libri, ma direttamente, osservando la natura e i suoi fenomeni. Il significato dell aneddoto Il riferimento all anatomista è probabilmente ispirato dalla forte influenza che esercitò Andrea Vesalio (forma italianizzata del nome del medico fiammingo André Vésale, 1514-1564) sull ambiente culturale padovano e veneziano frequentato da Galilei. Vesalio è considerato il fondatore dell anatomia, e proprio a Padova iniziò la carriera. Qui l aneddoto è introdotto da Galileo per mostrare quanto siano forti le convinzioni degli aristotelici, i quali, anche davanti all evidenza del contrario, continuano a sostenere le posizioni del loro maestro. Qualcosa di simile era accaduto allo stesso Galileo quando, volendo illustrare a filosofi e accademici le prodigiose scoperte del cannocchiale, si era trovato spesso di fronte al loro rifiuto di accettare la realtà dei fatti. Galileo e Aristotele Sebbene sappia che Aristotele ha torto in diverse sue conclusioni, Galileo ne stima comunque la statura intellettuale. Infatti per la comune propensione all indagine diretta della realtà, egli si sente simile al filosofo greco, ma al tempo stesso lontanissimo dai suoi seguaci, in quanto, secondo lo scienziato, questi ultimi non seguono affatto l esempio del loro maestro, non essendo interessati a investigare la natura, ma soltanto a ripetere pedissequamente gli scritti aristotelici. In una lettera al suo amico Fortunio Liceti, Galileo scrive: «Io mi rendo sicuro che se Aristotele tornasse al mondo, egli riceverebbe me tra i suoi seguaci . Le scelte stilistiche Teatralità della forma dialogica 84 / IL SEICENTO Fin dalla prima battuta di questo passo si può notare quanto la forma dialogica sia per Galileo funzionale a drammatizzare l esposizione dei contenuti. L intervento di Simplicio, infatti, presenta un interruzione brusca, nel momento in cui l aristotelico si accorge che, mentre sta parlando, Sagredo sogghigna, trattenendo a stento le risa: Voi scotete la testa, signor Sagredo esclama Simplicio , e sogghignate, come se io dicessi qualche grande esorbitanza (rr. 4-5). Questa battuta porta il lettore a immaginare il vivace contesto in cui le parole vengono pronunciate.