Dalla crisi della tradizione alla postmodernità FISSO I CONCETTI Nella seconda metà del Novecento si passa dalla lirica soggettiva alla poesia sperimentale. La fine della lirica Non è possibile ricondurre la produzione poetica degli ultimi decenni a esperienze e sensibilità univoche. Tuttavia una coordinata generale della ricerca artistica contemporanea è indubbiamente il «decentramento dell io , vale a dire il venir meno di una lirica di tipo soggettivo (che caratterizzava invece gran parte della produzione poetica fino alla metà del secolo) a vantaggio di una poesia concepita per lo più come esercizio di stile e gioco intellettuale. Le tendenze e i modi del poetare sono stati in realtà molti e diversi, ma questa costante di fondo sembra segnare tutta l epoca per attenuarsi solo negli anni a noi più vicini. La crisi della poesia Nel corso della seconda metà del secolo, e in particolare dagli anni Settanta, la poesia attraversa una fase difficile nell ambito del mercato editoriale italiano: sostanzialmente abbandonata dal grande pubblico, vive un rapporto controverso con la comunità dei lettori. La ricerca sperimentale, in questo contesto, rappresenta un fattore di disorientamento, allontanando potenziali fruitori dalla poesia e causando una scissione tra produzione poetica, mercato editoriale e critica. Verso la postmodernità A mano a mano che ci si avvicina agli ultimi decenni del secolo cioè all età postmoderna si acuisce l impressione di una mancanza di fondamenti culturali condivisi. La frammentazione delle esperienze artistiche e dei canoni estetici genera spaesamento, mentre la critica accademica e militante fatica ad assolvere al tradizionale compito di orientamento del lettore, finendo con l approdare a un discorso autoreferenziale. La crisi delle narrazioni proprie della modernità la scienza, il progresso, le ideologie politiche fa sentire le sue conseguenze pure in ambito letterario, anche se non soltanto in termini negativi. Come la filosofia approda a un relativismo teorico ed etico sempre più marcato, secondo cui non è possibile raggiungere una verità unica e incontrovertibile e non esistono norme morali universalmente valide, i poeti del secondo Novecento tendono a contaminare generi e registri, presentando scene e personaggi di vita quotidiana quali fragili emblemi di una deriva avvertita come epocale. E proprio mentre sembra di assistere a una opacità della poesia, che alcuni interpretano come vera e propria invisibilità cioè assenza di nuove voci e nuove proposte , emerge una nuova carica creativa, che si manifesta, come vedremo, in forme inedite rispetto a quelle consolidate negli ambienti accademici e della critica. | UNA SCANSIONE PER DECENNI | Gli anni Cinquanta e Sessanta Gli anni Cinquanta, dominati dal Neorealismo, sono un decennio più prosastico che poetico . Gli autori già affermati da Ungaretti a Montale, da Saba a Penna, da Quasimodo a Luzi continuano a scrivere e a pubblicare, ma non emergono nuovi nomi significativi. Di particolare rilievo, in questo decennio come nei successivi, è la produzione di due autori diversi tra loro quanto a temi e scelte espressive, ma allo stesso modo centrali nel panorama poetico italiano del secondo Novecento: Mario Luzi e Giorgio Caproni. Mentre il primo supera l Ermetismo, dal quale era partito, per approdare a una poesia di forte impegno etico e civile, il secondo coniuga nei suoi testi uno stile diretto e comunicativo con tematiche di grande rilievo esistenziale. Negli anni Sessanta compare sulla scena letteraria il Gruppo 63 (che prende il nome da un convegno svoltosi a Palermo nell ottobre del 1963), espressione tra le più significative della Neoavanguardia e vistoso riflesso del generale impulso alla modernizzazione 1010 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA