Letteratura & giornalismo PERCORSI NEL 900 20 25 30 35 molti, molti di più: quelli che noi troviamo son quelli uccisi da ultimo. Gli altri li portano via prima di ritirarsi, legandoli ai piedi con le funi. Preparano le funi prima della battaglia, sono coraggiosi. O dovrei dire suicidi, fanatici? Li ho visti sotto un bombardamento al napalm:4 uscivano dai bunker e tentavano di sparare coi fucili agli aerei. Come i giapponesi della seconda guerra mondiale. Diresti che non gli importa di morire, anzi che voglion morire. Io non so cosa li muova . Allora ho guardato il ragazzo giallo che giaceva contorto e coperto di sangue dentro una trincea. Non c era nulla di fanatico, di suicida, sul suo viso tondo e imberbe. Sembrava, anzi, che sorridesse. Dio, ma a cosa? L ultima cosa che aveva visto era un George o un Larry5 che avanzavano col loro terrore e gli sparavano addosso, per non morire essi stessi. Dal giorno in cui era nato, forse diciassette, forse diciotto anni fa, non aveva mai visto che guerra. Prima la guerra con i francesi,6 poi la guerra agli americani, in questa sua terra dove c era sempre qualcuno che non doveva esserci, perché all inferno il comunismo, il non comunismo, lui era morto per la sua terra, e quella collina gli apparteneva, come le altre colline, le pianure e i fiumi, e ciò lo rendeva ricco, vittorioso e ricco. Anche se aveva sempre ignorato cosa significa vivere in pace. Quella misteriosa parola che tutti gli dicevano, pace. 4 napalm: miscela di sali di sodio e di al- luminio, di acidi grassi e di acidi naftenici che, mescolata con benzina, dà luogo a una massa gelatinosa usata come ingrediente di bombe o razzi, i quali, esplodendo, proiettano intorno frammenti che ade- riscono alle superfici sulle quali cadono, bruciandovi per alcuni minuti. 5 George Larry: nomi comuni tra i giovani americani, a indicare il possibile nome degli ultimi nemici visti dal ragazzo morto. 6 la guerra con i francesi: il riferimen- to è alla guerra d Indocina, che in Vietnam vide la contrapposizione tra il movimento per l indipendenza guidato da Ho Chi Minh (1890-1969) e l esercito coloniale francese. Il giornalismo sportivo L epopea del Giro d Italia e il fascino dell agonismo Un altro versante che vede l impegno degli scrittori sconfinare nel genere giornalistico è quello degli articoli ispirati agli eventi sportivi. Il loro interesse per le imprese agonistiche degli atleti non è certo un fenomeno solo recente, ma risale agli albori del Novecento, quando il mondo dello sport acquista una patina di letterarietà. In particolare, l epopea del Giro d Italia contagia decine di scrittori, inviati al seguito della corsa rosa tra le invidie e i risentimenti dei giornalisti tecnici . Sulle montagne del Giro scalate nell immediato secondo dopoguerra da Gino Bartali e Fausto Coppi si ritrovano cronisti d eccezione come Vasco Pratolini (1913-1991), Alfonso Gatto (1909-1976), il quale non rinuncia neanche a seguire il Tour de France, lo stesso Dino Buzzati, tutti a modo proprio inclini a far prevalere una personale retorica dell avvenimento sulla necessità di informare. A Olimpiadi, partite di calcio e gare di pugilato vanno invece le attenzioni di altri letterati, come Italo Calvino e Giovanni Arpino (19271987), mentre non fanno distinzione di disciplina sportiva i già citati Gatto e Pratolini che, insieme a Manlio Cancogni (1916-2015), lavorano come inviati per varie testate. Una giornalista visionaria: Anna Maria Ortese Una grande capacità di tradurre in incanto e visionarietà l avvenimento sportivo si trova nelle corrispondenze di Anna Maria Ortese. In tutta la sua produzione giornalistica (raccolta nel 1991 nel volume La lente scura) assistiamo a una dolente rappresentazione della contemporaneità: da Parigi, da Londra, dall Unione Sovietica degli anni dello stalinismo e da diverse città italiane, Anna Maria Ortese compie uno scandaglio viscerale di costumi, riti e comportamenti sui quali si abbatte sempre lo sconcerto di una sensibilità esacerbata, incline a denunciare l omologazione e i miti consumistici regnanti nella società moderna. Il brano che riportiamo è tratto da un articolo scritto nel 1955 in qualità di cronista incaricata dall Europeo di seguire prima giornalista donna della storia italiana le tappe del Giro d Italia. Più che la realtà, l immaginazione e lo stile elegiaco del brano descrivono il sogno di rinascita di un Italia remota e polverosa, povera e ancora segnata dalla fame, quando per sperare in un altro domani bastava poco: qualche bicicletta e qualche eroe sui pedali. 1050 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA