Gabriele D’ANNUNZIO – LA VITA | L’INFANZIA E LA GIOVINEZZA | Gabriele d’Annunzio nasce a nel . Terzo di cinque figli, dovrebbe in realtà chiamarsi Gabriele Rapagnetta, ma il padre Francesco Paolo adopera il più elegante e nobiliare d’Annunzio, cognome di uno zio che lo aveva adottato, preferendolo a quello vero, giudicato buffo e cacofonico. Questi scorge nel figlio un’intelligenza non comune e, dopo averlo fatto educare da precettori privati, lo manda undicenne a “toscanizzarsi” presso il prestigioso , dove il ragazzo si distingue per indisciplina e allo stesso tempo per il profitto eccellente. A sedici anni Gabriele pubblica a spese del padre una prima raccolta poetica, dal titolo (1879): l’ispirazione, come è costume della produzione letteraria dell’epoca, è carducciana, e subito sulle colonne dei giornali letterari si parla di un . Nel 1881 si trasferisce a Roma, con l’intenzione di tuffarsi nel bel mondo della capitale. Si iscrive alla facoltà di Lettere ma frequenta poco o nulla le lezioni, alle quali preferisce le e i salotti aristocratici, dove cresce a dismisura la sua fama di brillante provinciale inurbato. L’anno dopo dà alle stampe la seconda raccolta di versi, , e un volume di prose, : entrambe le opere riscuotono consensi, ma soprattutto la prima conferma il talento del poeta, che ha iniziato, tra lo scandalo dei benpensanti, a venare di sensualità il proprio classicismo. Del resto, la sua stessa vita finisce al centro dell’ e dei . Nel 1883 sposa la giovane duchessa Maria Hardouin di Gallese: si tratta di un matrimonio riparatore (i due aspettano un figlio), che consente comunque al poeta di entrare a pieno titolo nei ranghi di quell’aristocrazia che lo ha eletto a proprio beniamino. Gabriele ha già intuito i meccanismi del mondo dell’informazione e dello spettacolo e non perde occasione per far parlare di sé: i contenuti e (tre ninfe nude) della nuova raccolta di racconti, pubblicata nel 1884 con il titolo , innescano polemiche a non finire sul carattere scandaloso della sua arte. Dopo aver scritto altre opere in versi ( , 1884; , 1886) e in prosa ( , 1886), già padre di tre figli, protagonista della scena giornalistico-mondana della capitale e seduttore affermato (fatale, tra gli altri, è l’incontro con Elvira Leoni, ex moglie di un conte bolognese, ribattezzata Barbara ed eletta per almeno cinque anni a sua musa ispiratrice), d’Annunzio e più celebre . I guadagni ottenuti grazie all’instancabile attività editoriale sono notevoli, ma non bastano a sostenere le costose abitudini: , scrive nel 1886 in una lettera a un amico, . Lo espone però d’Annunzio all’assedio dei creditori. Per sottrarvisi, dopo essersi separato dalla moglie, prima fugge nella villa di Francavilla a Mare, in Abruzzo, che gli mette a disposizione l’amico pittore Francesco Paolo Michetti, poi nel 1891 si trasferisce a Napoli, dove l’amicizia con i giornalisti e scrittori Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao gli offre la possibilità di intessere buoni rapporti nel vivace mondo partenopeo della cultura e dell’editoria. Sono gli anni che d’Annunzio definirà di «splendida miseria». Pescara 1863 Collegio Cicognini di Prato Primo vere astro nascente della lirica italiana d’Annunzio redazioni dei giornali Canto novo Terra vergine attenzione pettegolezzi mondani la copertina licenziosa Il libro delle vergini Intermezzo di rime Isaotta Guttadàuro ed altre poesie San Pantaleone a ventisei anni pubblica il suo primo romanzo, Il piacere «Io sono un uomo di lusso» «io ho, per temperamento, per istinto, il bisogno del superfluo. L’educazione del mio spirito mi trascina irresistibilmente al desiderio e all’acquisto delle cose belle» stile di vita raffinato e dispendioso