| Il panorama italiano | FISSO I CONCETTI In Italia il realismo psicologico indaga le cause profonde del malessere dell individuo moderno. Il romanzo della crisi All inizio del Novecento anche la narrativa italiana annovera esperienze in linea con le caratteristiche tematiche, strutturali e formali del romanzo europeo, il cosiddetto romanzo della crisi : l opera di autori fondamentali come Italo Svevo e Luigi Pirandello si innesta pienamente all interno di questo orizzonte. Sulla scia di questi modelli, si sviluppa una produzione che alcuni critici definiscono con l etichetta realismo psicologico , in quanto segnata dall esplorazione delle cause profonde e dei meccanismi nevrotici che destabilizzano l individuo moderno, vittima di angosce e malesseri inesplicabili. Tra i massimi interpreti di questa tendenza, all indomani della Prima guerra mondiale, si segnalano Giuseppe Antonio Borgese, Federigo Tozzi e Alberto Moravia. Federigo Tozzi Nell opera del senese Federigo Tozzi (1883-1920) troviamo il motivo tipicamente novecentesco dell inettitudine. I personaggi dei suoi romanzi sono tutti accomunati da un analoga ansia di analisi e di indagine della propria realtà interiore, oltre che di quella esterna. Non appagati dalle presunte certezze del senso comune (che siano fondate su una fede religiosa o su un ideologia politica), essi sono vittime della casualità degli accadimenti e incapaci di divenire artefici del proprio destino. Tra i romanzi di Tozzi, come vedremo, si ricordano soprattutto Con gli occhi chiusi (1919), Il podere (1921) e Tre croci (1920), gli ultimi due postumi. Alberto Moravia Un autentico caso letterario è quello di Alberto Moravia (19071990), che comincia a far parlare di sé molto giovane, con l esordio folgorante del romanzo Gli indifferenti, uscito nel 1929, quando l autore ha solo ventidue anni. In pieno ventennio fascista il giovane scrittore offre un quadro amaro della borghesia che del regime mussoliniano rappresenta la spina dorsale mostrandone l opportunismo, il cinismo e lo squallore morale. Oltre al valore storico, il romanzo di Moravia veicola però anche un messaggio di tipo esistenziale, giacché nei protagonisti delle vicende narrate si leggono i sintomi di quel disagio interiore e di quella malattia della volontà che, ancora una volta, possono essere riassunti con la parola inettitudine . Tra evasione fantastica e narrazione realistica Accanto alla linea del realismo psicologico, si sviluppa, soprattutto a partire dagli anni Trenta, una tendenza narrativa che potremmo rubricare sotto l etichetta del genere fantastico. Si tratta di una produzione esigua per quantità, ma dagli esiti sorprendenti. L ispirazione proviene, in particolare, dal più grande interprete del fantastico novecentesco, Franz Kafka, al quale diversi scrittori italiani guardano come a un modello. Nella categoria della letteratura fantastica vanno annesse, fra Ottocento e Novecento, quelle opere in cui la razionalità lascia spazio all immaginazione, la realtà a una surrealtà onirica e inafferrabile: il risultato è la creazione di mondi alternativi in cui si proiettano angosce e paure visionarie, non più sorvegliate dalla coscienza e proiettate al di fuori delle coordinate spaziali e temporali. Gli autori più significativi di questa tendenza sono Massimo Bontempelli, animatore della rivista 900 e sostenitore di una narrativa nella quale i dati della realtà si trasfigurano in mito, favola, magia, secondo i dettami di una poetica definita realismo magico ; 418 / IL PRIMO NOVECENTO