PALESTRA DI SCRITTURA La PALESTRA di SCRITTURA continua su edulia Treccani Scuola Il discorso dei capelli Analisi e interpretazione di un TESTO LETTERARIO Scritti corsari Pier Paolo Pasolini riflette sulla scelta di portare i capelli lunghi, inizialmente un gesto anticonformista, via via mutatosi in semplice moda, con risvolti ambigui e qualunquisti. AME VERSO L ES O T DI STA 5 10 15 20 25 30 35 La prima volta che ho visto i capelloni, è stato a Praga. Nella hall dell albergo dove alloggiavo sono entrati due giovani stranieri, con i capelli lunghi fino alle spalle. Sono passati attraverso la hall, hanno raggiunto un angolo un po appartato e si sono seduti a un tavolo. Sono rimasti lì seduti per una mezzoretta, osservati dai clienti, tra cui io; poi se ne sono andati. Sia passando attraverso la gente ammassata nella hall, sia stando seduti nel loro angolo appartato, i due non hanno detto parola (forse benché non lo ricordi si sono bisbigliati qualcosa tra loro: ma, suppongo, qualcosa di strettamente pratico, inespressivo). Essi, infatti, in quella particolare situazione che era del tutto pubblica, o sociale, e, starei per dire, ufficiale non avevano affatto bisogno di parlare. Il loro silenzio era rigorosamente funzionale. E lo era semplicemente, perché la parola era superflua. I due, infatti, usavano per comunicare con gli astanti, con gli osservatori coi loro fratelli di quel momento un altro linguaggio che quello formato da parole. Ciò che sostituiva il tradizionale linguaggio verbale, rendendolo superfluo e trovando del resto immediata collocazione nell ampio dominio dei «segni , nell ambito cioè della semiologia era il linguaggio dei loro capelli. Si trattava di un unico segno appunto la lunghezza dei loro capelli cadenti sulle spalle in cui erano concentrati tutti i possibili segni di un linguaggio articolato. Qual era il senso del loro messaggio silenzioso ed esclusivamente fisico? Era questo: «Noi siamo due Capelloni. Apparteniamo a una nuova categoria umana che sta facendo la comparsa nel mondo in questi giorni, che ha il suo centro in America e che in provincia (come per esempio anzi, soprattutto qui a Praga) è ignorata. Noi siamo dunque per voi una Apparizione. Esercitiamo il nostro apostolato, già pieni di un sapere che ci colma e ci esaurisce totalmente. Non abbiamo nulla da aggiungere oralmente e razionalmente a ciò che fisicamente e ontologicamente1 dicono i nostri capelli. Il sapere che ci riempie, anche per tramite del nostro apostolato, apparterrà un giorno anche a voi. Per ora è una Novità, una grande Novità, che crea nel mondo, con lo scandalo, un attesa: la quale non verrà tradita. I borghesi fan bene a guardarci con odio e terrore, perché ciò in cui consiste la lunghezza dei nostri capelli li contesta in assoluto. [ ] Nel 1969 [ ] i capelloni non erano più silenziosi: non delegavano al sistema segnico dei loro capelli la loro intera capacità comunicativa ed espressiva. Al contrario, la presenza fisica dei capelli era, in certo modo, declassata a funzione distintiva. Era tornato in funzione l uso tradizionale del linguaggio verbale. E non dico verbale per puro caso. Anzi, lo sottolineo. Si è parlato tanto dal 68 al 70, tanto, che per un pezzo se ne potrà fare a meno: si è dato fondo alla verbalità, e il 1 ontologicamente: per il fatto stesso di esserci, di esistere. L AUTORE / PIER PAOLO PASOLINI / 973