Elsa Morante – I GRANDI TEMI | 1 | Realtà e immaginazione La figura di Elsa Morante nella letteratura italiana ed europea del Novecento costituisce indubbiamente un caso singolare e un’esperienza del tutto . Distante dal dibattito e dalle tendenze prevalenti, tutta la sua produzione è sempre legata a un , come a compensare un malessere profondo nei confronti della civiltà moderna, meccanica e alienata, alla quale si sente profondamente estranea. Non condividendo la volontà, tipica del Neorealismo, di documentare il presente in modi giudicati aridi, Morante approda a una personale definizione di realismo, nella quale si esprime la necessità di trasformare in verità dal valore universale una realtà effimera e caotica. Da tali presupposti, si capisce perché l’istinto di narratrice si manifesta in lei nella , destinata a scivolare verso il piano della favola. È in questa atmosfera, spesso onirica, che si collocano le vicende e i personaggi delle sue opere, descritti – secondo un modulo, diremmo, ottocentesco – attraverso il filtro del narratore onnisciente all’interno di ampie costruzioni narrative. La letteratura è per Elsa Morante, dunque, uno , che si può cogliere soprattutto nella fanciullezza. Solo l’esistenza elementare delle creature più semplici garantisce una felicità autentica: la spontaneità costituisce l’unico mezzo che permette all’individuo di realizzarsi. Per questo troviamo spesso nella sua opera : l’universo dell’infanzia e della giovinezza conserva quella innocente anarchia che è destinata a corrompersi con l’età adulta, deformata dai pregiudizi e dalle costrizioni imposte dalla società. refrattaria alle mode dominanti bisogno personale di scrivere storie ricerca di una dimensione alternativa strumento per trasfigurare il mondo e per rivelarne la bellezza segreta figure di bambini e adolescenti p. 988 DAI TEMI AI TESTI: T1