30 «Tu me no lasci vivere né sera, né maitino. Donna mi son di perperi d auro massamotino. Se tanto aver donàssemi quanto à lo Saladino e per aiunta quant à lo Soldano, toccàreme non pòteri a la mano . 26-30 «Tu non mi lasci vivere né di sera né di mattina. Sono una donna che possiede bisanti (perperi) d oro massamutino. Anche se tu mi donassi quante ricchezze possiede il Saladino e in aggiunta (per aiunta) quante ne ha il Sultano d Egitto, non potresti toccarmi neppure sulla mano . 35 «Molte sono le femmine, c ànno dura la testa, e l omo con paràbole l addimina e ammonesta, tanto intorno procàzzale fin che l à in sua podesta. Femmina d omo non si può tenere: guardati, bella, pur de ripentère . 31-35 «Ci sono molte donne che hanno la testa dura, e l uomo con le parole le domina (addimina) e le redarguisce (ammonesta), tanto le incalza (procàzzale) da ogni parte finché le ha in suo potere. La donna non può fare a meno dell uomo: sta attenta, bella, a non doverti pentire . 40 «Ch eo ne ripentèsseme? Davanti foss io aucisa, ca nulla bona femmina per me fosse riprisa! Aersera passàstici correnno a la distisa. Acquètiti, riposa, canzoneri, tue paràbole a ne non piaccion gueri! . 36-40 «Io dovrei pentirmi? Piuttosto (Davanti) fossi uccisa, prima che qualche donna onesta sia biasimata (riprisa) a causa mia! Ieri sera sei passato di qui (passàstici) correndo a briglia sciolta (a la distisa). Datti pace, ripòsati, giullare; le tue parole non mi piacciono per nulla (gueri) . 45 «Quante sono le schiàntora che m ài mise a lo core! E solo purpenzànnome la dia quanno vo fore, femmina de sto secolo tanto no amai ancore quant amo teve, rosa invidiata. Ben credo che mi fosti distinata . 41-45 «Quanti sono gli affanni (schiàntora) che m hai messo nel cuore! Anche soltanto riflettendo (purpenzànnome), di giorno, quando esco, non ho mai (ancore) amato nessuna donna di questo mondo quanto amo te, rosa desiderata (invidiata). Credo per certo (Ben) che tu mi sia stata destinata . 50 «Se distinata fòsseti, caderìa de l altezze, ché male messe fòrano in teve mie bellezze. Se tutto addivenìssemi, tagliàrami le trezze e consore m arrenno a una magione avanti che m artocchi n la persone . 46-50 «Se fossi destinata a te, scenderei troppo dalla mia condizione elevata, perché le mie bellezze, se date a te (in teve), sarebbero sprecate (male messe fòrano). Se questo (tutto) mi dovesse succedere, mi taglierei (tagliàrami) le trecce e mi farei monaca (consore m arrenno) in un monastero (magione) prima che tu mi metta le mani addosso . 55 «Se tu consore arrènneti, donna col viso cleri, a lo mostero vènoci e rènnomi confleri: per tanta prova vèncerti faràlo volonteri. Con teco stao la sera e lo maitino; besogn è ch io ti tegna al meo dimino . 51-55 «Se ti fai monaca, donna dal viso luminoso (cleri), verrò al monastero (mostero) e mi farò frate (rènnomi confleri): per vincerti in una prova così grande lo farei (faràlo) volentieri. Starò con te la sera e il mattino; è giocoforza (besogn è) che io ti abbia in mio potere (al meo dimino) . 27 perperi d auro massamotino: i bisanti (perperi) erano monete arabe pregiate, il cui uso raggiunse anche l Italia centrale. In particolare il massamutino (massamotino) era il bisante d oro dei califfi Almoadi, che regnavano sull Africa settentrionale. Nel complesso l espressione deve significare qualcosa come bisanti d oro dei più preziosi . 28 Saladino: il leggendario Salah al-Din, sultano d Egitto e Siria, vissuto nella seconda metà del Duecento. 37 ca riprisa: nel senso che un suo com- portamento sconveniente avrebbe la conseguenza di gettare discredito sull intero genere femminile. 39 Acquètiti, riposa: dittologia sinonimica (come al v. 12). 53 tanta prova: è l impresa, ancora apparentemente impossibile, di conquistare la donna. 114 / LE ORIGINI E IL DUECENTO Le parole valgono magione Capita ancora di udire qualcuno che scherzosamente definisce la propria casa magione, forse per un aura di solennità che circonda questa parola un po desueta. Nel linguaggio letterario, invece, magione è un espressione ricorrente per indicare una dimora o una sede, concreta o anche figurata (la «magione di Dio , per esempio, era Roma). Questo termine viene dal latino mansio, che significa soggiorno , a sua volta derivato di manere, ossia rimanere , alloggiare : quale altra parola italiana ha questa origine? Indica il suo significato e inventa una frase che la contenga.