L’INTERVISTA – Dante con le parole di... Dacia Maraini «L’INVENTORE DI UNA LINGUA SENZA CONFINI» Autrice di narrativa, poesia, teatro e saggistica, ha spesso delineato nei suoi testi figure femminili complesse e determinate, inserite in una più ampia riflessione su molteplici temi sociali, affrontati in una prospettiva storica. Gli argomenti caratteristici della sua produzione (la condizione sociale della donna, l’infanzia, il riscatto politico dei reietti e dei disadattati, l’alienazione e frustrazione femminili nella società contemporanea) le hanno fatto privilegiare uno stile chiaro e realistico, con un forte interesse anche per la documentazione. Forse è per questo che nella sua lettura di coglie, oltre alla potenza linguistica della , soprattutto l’attenzione, moderna e assai avanzata rispetto ai tempi in cui è vissuto, che il poeta fiorentino ha mostrato verso le donne. DACIA MARAINI DANTE Divina Commedia Dacia Maraini, dove e quando ha incontrato Dante? L’ho incontrato a scuola, un po’ come tutti... Ma devo essere sincera: lì per lì non l’ho amato particolarmente. Questo forse è dipeso da professori che me l’hanno fatto sentire come un dovere, e i doveri allontanano ogni vero interesse. Spero che oggi ciò non accada più: perché sarebbe davvero un peccato. Più tardi, infatti, ho scoperto quanto Dante sia un autore a dir poco straordinario. Quando l’ha scoperto davvero? Un po’ di tempo dopo, diciamo in età più matura, quando ho riletto la per il solo piacere di farlo. E allora ho scoperto un’opera incredibile. Divina Commedia Che cosa l’ha colpita soprattutto? Sono rimasta affascinata dalla grande potenza e abilità linguistica del suo autore. Direi che questa è la cosa che mi ha colpita di più al secondo approccio e che ancora continua a incantarmi ogni volta che riprendo in mano i versi danteschi. Secondo lei, che cosa può dire Dante a un ragazzo o a una ragazza di oggi? Difficile dirlo. Bisognerebbe cominciare a scuola, ma, come dicevo, fuori da ogni dovere. Solo così ci si può innamorare. Bisognerebbe riuscire a trasmettere il piacere che si prova di fronte alla bellezza e alla ricchezza della sua lingua, poi la forza con cui costruisce, proprio come uno scultore che lavora la pietra, personaggi con dei caratteri individuali ma al tempo stesso universali, quali si possono incontrare ancora oggi nel mondo in cui viviamo. Qual è a suo avviso la principale eredità consegnata da Dante alla letteratura? Dante ha fondato non solo la letteratura, ma anche la lingua italiana. In un tempo in cui non esisteva nemmeno l’idea di un Paese unito, lui ha costruito un meraviglioso mondo fantastico che ha anticipato il sentimento di un popolo e la sua identità. Di tale identità proprio la lingua è stata uno degli elementi costitutivi. C’è qualcosa che lei, da scrittrice, ha imparato da Dante? Tante cose. Innanzitutto l’enormità di una lingua che non conosce confini. Poi l’invenzione del ritmo. E inoltre la grande musicalità delle parole. Ancora: nella dantesca troviamo, come dicevo, alcuni personaggi davvero potenti. Non solo uomini, ma anche donne. Donne di carattere e di ingegno. E a questo modo che ha Dante di inventare i personaggi ho provato a ispirarmi nel mio lavoro di narratrice. Trovo che Dante sia un autore modernissimo. Commedia In che cosa consiste questa sua modernità? Approfondendo la cultura provenzale, ho capito l’importanza che hanno avuto per Dante la teoria delle virtù cortesi, l’amore sublimato, la poesia dei trovatori. Da lì ho compreso quanto Dante fosse avanzato nel considerare le donne e nel dare loro dignità in un’epoca in cui esse nella società contavano ben poco. In che cosa possiamo vedere questa attenzione di Dante al mondo femminile? È una donna, Beatrice, a fargli addirittura da guida in Paradiso. Questa è una cosa rivoluzionaria per un’epoca misogina come il Medioevo. D’altra parte l’amore cortese e angelicato ha significato moltissimo per la nascita e lo sviluppo di un atteggiamento di rispetto verso le donne, trattate dalla Chiesa imperiale come una sorta di proprietà maschile. Ho anche capito quanto deve essere costato a Dante condannare, secondo le regole del suo tempo e la morale cattolica, l’adulterio, per poi in qualche modo esaltarlo, con sensualità e dolcezza infinita, nel grande sogno d’amore della sua opera. Lui stesso era sposato e padre, e Beatrice, che viene sempre raffigurata come una fanciullina vergine, era sposata e aveva figli. Eppure non sono due adulteri, perché rinunciano alla sessualità per rendere sublime ed eterno il loro amore, che così diventa un’esperienza tutta spirituale. è nata a Fiesole (Firenze) nel 1936. Figlia dell’orientalista Fosco e di Topazia Alliata di Salaparuta, discendente da una nobile famiglia siciliana, ha trascorso l’infanzia in Giappone. Ritornata in Italia, dopo un periodo a Bagheria (in provincia di Palermo), ha raggiunto a Roma il padre, che nel frattempo si era separato dalla moglie. È stata a lungo compagna di Alberto Moravia. Tra le sue opere di narrativa ricordiamo  (1972),  (1975), (1985), (1993), (1993), (1994), (1997),  (2001), (2004), (2008), (2009), (2015), (2020). (1990), tra i romanzi italiani di maggior successo degli ultimi decenni, ha vinto il Premio Campiello. Con la raccolta di racconti (1999) si è aggiudicata il Premio Strega. DACIA MARAINI Memorie di una ladra Donna in guerra Isolina Bagheria Un clandestino a bordo Voci Dolce per sé La nave per Kobe Colomba Il treno dell’ultima notte La ragazza di via Maqueda La bambina e il sognatore Trio La lunga vita di Marianna Ucrìa Buio