25 30 35 40 45 50 55 18. Non è senza ragione che onoriamo questo volgare con l aggiunta del secondo aggettivo,7 cioè chiamandolo «cardinale . Infatti, come l intero uscio segue il cardine e gira esso stesso muovendosi in dentro o in fuori nel senso in cui gira il cardine, così l intero gregge dei volgari municipali si gira e si rigira, si muove e si ferma secondo quanto fa questo volgare che appare come il vero padrone di casa. Forse che non estirpa ogni giorno dalla selva italiana8 i cespugli spinosi? Forse che ogni giorno non innesta germogli e trapianta pianticelle? Di che si occupano i suoi contadini,9 se non, come si è detto, di togliere e mettere piante? Merita quindi davvero l onore di un nome così alto. La ragione per cui lo definiamo «aulico sta nel fatto che, se noi italiani avessimo una reggia, esso sarebbe la lingua di palazzo. Infatti, se la reggia rappresenta la casa comune di tutto il regno e l augusta10 governante di tutte le sue parti, è conveniente che vi si trovi e abiti tutto ciò che risulta tale da essere comune a tutti, senza essere proprio di nessuno: non vi è anzi dimora più degna di un abitante così nobile. E questo sembra appunto il caso del volgare di cui parliamo. Da questo fatto deriva che tutti coloro che si trovano nelle regge si esprimono sempre in un volgare illustre, e, come ulteriore conseguenza, che il nostro volgare illustre, mancando la reggia, va peregrinando come straniero e trova ospitalità in umili ricoveri. giusto chiamarlo anche «curiale . La curialità infatti non è altro che la norma e misura di ciò che si deve fare: e poiché la bilancia per tale misura suole esistere soltanto nelle eccellentissime «curie ,11 ne deriva che tutto ciò che nei nostri atti è ben misurato viene chiamato curiale. Ora, questo volgare riceve la sua misura nell eccellentissima curia degli italiani e merita pertanto il nome di curiale. Parlare tuttavia di misure effettuate nella curia degli italiani pare uno scherzo, perché non abbiamo curia. Ma a questo si risponde facilmente: infatti, benché in Italia non esista una curia, intesa nella sua unità (come la curia del re di Germania), non mancano tuttavia le membra che la sostituiscono; e come le membra della curia di Germania ricevono unità da un unico principe, così le membra della nostra sono unite dal lume di grazia della ragione.12 Sarebbe pertanto falso dire che gli italiani mancano di una curia, benché siano privi di un principe: abbiamo infatti una curia, anche se fisicamente dispersa. 7 secondo aggettivo: dopo il primo, che è appunto illustre. 8 selva italiana: l insieme disordinato delle diverse parlate locali (i cespugli spinosi, dei quali il volgare illustre è chiamato a fare piazza pulita). 9 i suoi contadini: è una metafora per indicare i cultori del volgare illustre. 10 augusta: nobile. 11 curie: «curia indica qui genericamente, secondo l uso medievale, il consesso riunito intorno al sovrano con funzione politica, amministrativa e giuridica (Cecchin). 12 benché ragione: Dante vuol dire che, sebbene non esista materialmente un sovrano che convochi e riunisca la cu- ria d Italia, i suoi membri potenziali trovano tuttavia un elemento unificatore nella ragione, che ispira le loro azioni. Il re di Germania è Alberto I d Asburgo, eletto re dei romani nel 1298 e morto nel 1308. Si possono cogliere qui i segni della polemica politica dantesca, poi sviluppata nel De monarchia. DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Il tentativo di una definizione «Chiamiamo con gli attributi di illustre, cardinale, aulico e curiale questo volgare che abbiamo trovato (De vulgari eloquentia, I, 16, 6). Nel passo che abbiamo riportato Dante dà la definizione argomentata del volgare illustre (cioè che illumina i volgari inferiori), cardinale (cioè che guida i volgari di livello inferiore come il cardine guida il movimento della porta), aulico (cioè proprio del pa- 202 / LE ORIGINI E IL DUECENTO