105 Amor, ch a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m abbandona. 108 Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense . Queste parole da lor ci fuor porte. 103-105 Amore, che non risparmia (perdona) a nessuno che sia amato (nullo amato) di riamare [a sua volta], mi fece innamorare (mi prese) della bellezza (piacer) di costui con tale intensità (sì forte) che, come vedi, ancora adesso non mi abbandona. 106-108 Amore portò entrambi alla stessa (una) morte. Caina attende colui che ci uccise (chi a vita ci spense) . Queste parole ci furono offerte (porte) da loro. 111 Quand io intesi quell anime offense, china il viso, e tanto il tenni basso, fin che l poeta mi disse: «Che pense? . 109-111 Quando ebbi ascoltato quelle anime tormentate (offense), chinai il viso, e lo tenni basso così a lungo che il poeta mi disse: «A che cosa pensi? . 114 Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso, quanti dolci pensier, quanto disio menò costoro al doloroso passo! . 112-114 Quando risposi, cominciai: «Ahimè (Oh lasso), quanti dolci pensieri, quanto desiderio spinse (menò) costoro al gesto che avrebbe causato tante sofferenze (doloroso passo)! . 117 Poi mi rivolsi a loro e parla io, e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri a lagrimar mi fanno tristo e pio. 115-117 Poi mi rivolsi a loro e parlai io, e cominciai: «Francesca, le tue sofferenze (martìri) mi rendono così triste e compassionevole (pio) fino al punto di [farmi] piangere (a lagrimar). 120 Ma dimmi: al tempo d i dolci sospiri, a che e come concedette amore che conosceste i dubbiosi disiri? . 118-120 Ma dimmi: al tempo dei dolci sospiri attraverso quali segni (a che) e in che modo amore vi concedette di conoscere i vostri desideri ancora incerti (dubbiosi)? . 123 E quella a me: «Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa l tuo dottore. 121-123 E quella a me: «Non c è dolore maggiore che ricordare il tempo felice quando si è nella sofferenza (ne la miseria); e questo lo sa il tuo maestro (dottore). 126 Ma s a conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, dirò come colui che piange e dice. 124-126 Ma se tu hai tanto desiderio (affetto) di conoscere l origine (prima radice) del nostro amore, racconterò (dirò) come uno che piange mentre parla (piange e dice). 102 l modo ancor m offende: l interpreta- zione di questo passaggio non è univoca. Legata al verbo principale, l espressione si riferirebbe all amore di Paolo per Francesca, la cui intensità (modo) ancora la soggioga (ancor m offende, dice Francesca). Unita invece all espressione immediatamente precedente (che mi fu tolta), ossia all omicidio dei due amanti, essa si riferirebbe al fatto che Gianciotto, marito di Francesca, non consentì ai due amanti di pentirsi e di salvare le proprie anime: in questo senso la maniera (modo) 234 / LE ORIGINI E IL DUECENTO in cui era stata uccisa, cioè all improvviso, ancora danneggia (offende) Francesca. Questa seconda opzione è stata privilegiata in parafrasi. 103 Amor perdona: anche questa terzina comincia con una formula teorica sulla natura dell amore, che obbliga a riamare coloro dai quali si è amati. 107 Caina: Caina è il nome di una delle zone in cui è distinto il nono e più profondo cerchio infernale: vi si punisce uno dei peccati più gravi, il tradimento dei propri parenti. L anima sta dunque rivelando di essere stata uccisa da un parente (il marito); a questo punto, per i lettori del tempo la sua identificazione con Francesca da Rimini doveva essere quasi scontata, e infatti al v. 116 Dante la chiama per nome. 107 Chi spense: il marito di Francesca, Gianciotto. 123 Tuo dottore: cioè Virgilio che, essendo relegato nel Limbo, ricorda con nostalgia la vita terrena felice mentre ora conosce il peso della dannazione eterna.