48 e io senti chiavar l uscio di sotto a l orribile torre; ond io guardai nel viso a mie figliuoi sanza far motto. 46-48 e io sentii inchiodare (chiavar) l ingresso (uscio) di sotto dell orribile torre; per cui (ond ) io guardai nel viso i miei figli senza dir parola (far motto). 51 Io non piang a, sì dentro impetrai: piangevan elli; e Anselmuccio mio disse: Tu guardi sì, padre! che hai? . 49-51 Io non piangevo, a tal punto (sì) dentro ero diventato di pietra (impetrai): piangevano essi (elli); e il mio Anselmuccio disse: Tu ci guardi così (sì), padre! Che hai? . 54 Perciò non lagrimai né rispuos io tutto quel giorno né la notte appresso, infin che l altro sol nel mondo uscìo. 52-54 Perciò io non lacrimai né risposi per tutto quel giorno né per la notte successiva (appresso), finché (infin che) nel mondo sorse (uscìo) un nuovo Sole (altro sol). 57 Come un poco di raggio si fu messo nel doloroso carcere, e io scorsi per quattro visi il mio aspetto stesso, 55-57 Non appena (Come) un debole (un poco di) raggio entrò (si fu messo) nel doloroso carcere, e io vidi in quattro volti (visi) il mio stesso aspetto, 60 ambo le man per lo dolor mi morsi; ed ei, pensando ch io l fessi per voglia di manicar, di sùbito levorsi 58-60 per il dolore mi morsi entrambe (ambo) le mani; ed essi (ei), pensando ch io lo facessi ( l fessi) per la voglia di mangiare (manicar), subito si alzarono (levorsi) 63 e disser: Padre, assai ci fia men doglia se tu mangi di noi: tu ne vestisti queste misere carni, e tu le spoglia . 61-63 e dissero: Padre, ci sarà (ci fia) assai meno doloroso (doglia) se tu mangi noi (di noi): tu ci hai dato (ne vestisti) queste misere carni, e tu spogliacene . 57 quattro visi stesso: Ugolino vede il suo aspet- to emaciato riflesso nei volti scavati dei figli, digiuni da giorni. Il conte Ugolino e i suoi figli in una cromolitografia del 1918 di Egisto Sborgi Editore. 244 / LE ORIGINI E IL DUECENTO