T13 Guido da Montefeltro , XXVII, vv. 85-123 Inferno La vicenda di Guido da Montefeltro (da lui stesso raccontata a Dante in questi versi) offre al poeta l’occasione di insistere sulla decadenza e sulla responsabilità della Chiesa nel fomentare guerre e divisioni tra i cristiani. Guido viene convinto da Bonifacio VIII – definito, con notevole virulenza polemica,   – a offrirgli i suoi consigli affinché riesca a sconfiggere una fazione avversa, capeggiata dalla famiglia dei Colonna, contro la quale il pontefice aveva indetto addirittura una crociata (1297). L’uomo esita, poiché si è pentito dei precedenti consigli fraudolenti, e, dopo essere entrato nell’ordine francescano, si prepara a morire santamente. Ma Bonifacio lo persuade a fornirgli il suggerimento che gli serve, promettendogli un’assoluzione preventiva dal peccato che gli sta chiedendo di commettere. In particolare il poeta ritiene inefficace tale assoluzione, concessa per pura opportunità politica e in assenza di pentimento, e dunque facendo violenza a quel potere spirituale di cui il papa è indegno amministratore. Non a caso Guido verrà punito nell’ottava bolgia dell’ottavo cerchio tra i consiglieri fraudolenti. lo principe d’i novi Farisei Un astuto tradimento del potere religioso PARAFRASI «[…] Lo principe d’i novi Farisei, avendo guerra presso a Laterano,     e non con Saracin né con Giudei, 87 85-87  Il capo degli ipocriti di oggi ( novi Farisei ), conducendo una guerra presso San Giovanni in Laterano, e non contro i saraceni né contro gli ebrei,    sono i seguaci di una setta religiosa ebraica che si distingueva per un’osservanza rigida ma spesso solo formale della legge di Mosè; da qui il termine   è diventato sinonimo di “ipocrita”.   è papa Bonifacio VIII. 85 Farisei: fariseo Lo principe d’i novi Farisei    la basilica di San Giovanni in Laterano era (ed è tuttora) la cattedrale di Roma, sede della cattedra del suo vescovo, cioè del papa. Ai tempi di Dante era anche la residenza del pontefice. Bonifacio VIII era in guerra con un gruppo di oppositori che non riconoscevano la legittimità della sua elezione al soglio pontificio, in quanto ritenevano nulla l’abdicazione del suo predecessore, Celestino V. I ribelli, dopo essere stati scomunicati da Bonifacio, si rifugiarono nei castelli di Zagarolo e Palestrina (non lontano da Roma), da dove per oltre un anno tennero testa al pontefice, che aveva bandito contro di loro una crociata (1297). 86 Laterano: ché ciascun suo nimico era cristiano, e nessun era stato a vincer Acri     né mercatante in terra di Soldano, 90 88-90  giacché i suoi nemici erano cristiani e nessuno di loro aveva partecipato alla presa di San Giovanni d’Acri né aveva commerciato nei paesi islamici ( terra di Soldano ),    San Giovanni d’Acri fu l’ultima città cristiana in Palestina a cadere in mano ai saraceni (1291).    diversi papi avevano vietato ai cristiani di commerciare con i musulmani. 89 Acri: 90 mercatante: né sommo officio né ordini sacri guardò in sé, né in me quel ▶ capestro     che solea fare i suoi cinti più macri. 93 non ebbe riguardo, quanto a sé stesso ( ), né per la dignità della sua carica ( ) né per l’ordine sacerdotale, e, quanto a me ( ), non ebbe riguardo per quel cordone ( ) francescano che un tempo era solito ( ) rendere più poveri ( ) quelli che se ne cingevano ( ). 91-93 né… guardò in sé sommo officio in me capestro solea più macri i suoi cinti TRECCANI ▶ Le parole valgono Nell’antica Roma era la fune per le bestie e per i condannati a morte. Fortunatamente oggi il non ha più questi impieghi, ma il suo nome sinistro incute ancora un po’ di preoccupazione: un «contratto » impone condizioni molto dure, una «legge » non dà via di scampo. capestro capistrum capestro capestro capestro ➔ Forse per questo ci ispira simpatia chi si libera dal , specie se è un ragazzo che cerca a modo suo la libertà: purtroppo, spesso con qualche esagerazione di troppo, come ci dice la parola . Qual è il suo significato? capestro scapestrato    dei quali, in quanto prete, Bonifacio era investito.    qui è il cordiglio che cinge il saio francescano.    letteralmente, “magri”. 91 ordini sacri: 92 capestro: 93 macri: Ma come Costantin chiese Silvestro d’entro Siratti a guerir de la lebbre,     così mi chiese questi per maestro 96 94-96  Ma come l’imperatore Costantino fece chiamare ( chiese ) papa Silvestro, che si trovava in una grotta del monte Soratte ( d’entro Siratti ), perché lo guarisse ( a guerir ) dalla lebbra ( lebbre ), così costui mi richiese come medico ( per maestro )    è il monte Soratte, nel Lazio, a sud-est di Civita Castellana, alla destra del Tevere, già menzionato in un’ode di Orazio (I, 9). Papa Silvestro vi si era rifugiato per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani. Secondo la leggenda questi guarì dalla lebbra Costantino, che così si convertì al cristianesimo. Per mostrargli la sua riconoscenza, l’imperatore gli avrebbe donato le terre indicate nella famosa Donazione. 95 Siratti: a guerir de la sua superba febbre; domandommi consiglio, e io tacetti     perché le sue parole parver ebbre. 99 97-99  affinché lo guarissi dalla febbre della sua superbia; mi domandò ( domandommi ) consiglio, ma ( e ) io tacqui perché le sue parole mi sembrarono deliranti ( ebbre ). E’ poi ridisse: “Tuo cuor non sospetti; finor t’assolvo, e tu m’insegna fare   sì come Penestrino in terra getti. 102 100-102  Egli ( E’ ) poi aggiunse: “Il tuo animo non abbia timore di peccare ( non sospetti ); ti assolvo sin d’ora ( finor ), ma tu insegnami ( m’insegna ) il modo per far sì che io riesca a sbaragliare Palestrina.    Palestrina (l’antica Preneste) era un feudo dei Colonna, principali oppositori di Bonifacio VIII. Lì si erano asserragliati diversi nemici del pontefice (tra loro il poeta Iacopone da Todi). Dopo un lungo assedio, Bonifacio espugnò la città (1298), che poi fece radere al suolo (1299). 102 Penestrino: Lo ciel poss’io serrare e diserrare, come tu sai; però son due le chiavi   che ’l mio antecessor non ebbe care”. 105 103-105  Come tu sai, io posso chiudere ( serrare ) e aprire ( diserrare ) le porte del cielo; perciò ( però ) sono due le chiavi che il mio predecessore rifiutò ( non ebbe care )”.    due chiavi incrociate sono sullo stemma pontificio a significare il potere di aprire e chiudere, cioè assolvere o condannare i peccatori.    Celestino V aveva abdicato nel 1294, favorendo così l’elezione di Bonifacio. 104 son due le chiavi: 105 mio antecessor: Allor mi pinser li argomenti gravi là ’ve ’l tacer mi fu avviso ’l peggio,   e dissi: “Padre, da che tu mi lavi 108 di quel peccato ov’io mo cader deggio, lunga promessa con l’attender corto   ti farà trïunfar ne l’alto seggio”. 111 106-111  Allora quegli ( li ) argomenti autorevoli ( gravi ) mi spinsero a un punto dove ( là ’ve ) il silenzio mi parve peggiore decisione rispetto al parlare ( mi fu avviso ’l peggio ), e dissi: “Padre, poiché ( da che ) tu mi assolvi ( lavi ) da quel peccato nel quale io ora ( mo ) sono costretto a cadere ( cader deggio ), [sappi che] promettere molto e mantenere poco ( lunga promessa con l’attender corto ) ti farà trionfare sul tuo autorevole trono ( ne l’alto seggio )”.    un silenzio che sarebbe equivalso a un diniego.    questo è il consiglio fraudolento offerto da Guido a Bonifacio. Quest’ultimo – attestano le cronache dell’epoca – riuscì ad avere la meglio sui Colonna promettendo loro la restituzione delle prerogative precedentemente possedute: promessa poi non mantenuta. 107 ’l tacer: 110 lunga promessa con l’attender corto: Francesco venne poi, com’io fu’ morto, per me; ma un d’i neri cherubini   li disse: “Non portar: non mi far torto. 114 112-114  Poi, quando morii, san Francesco si presentò a richiedermi ( venne… per me ); ma un demonio gli ( li ) disse: “Non prenderlo con te ( Non portar ): non mi fare un torto.    è san Francesco a chiedere l’anima di Guido, per portarla in Paradiso, in quanto questi si era fatto francescano.    uno dei demòni, gli angeli ribellatisi a Dio e dunque precipitati all’Inferno. 112 Francesco: 113 un d’i neri cherubini: Venir se ne dee giù tra ’ miei meschini perché diede ’l consiglio frodolente,   dal quale in qua stato li sono a’ crini; 117 115-117  Costui deve scendere tra i miei servi ( meschini ), perché offrì un consiglio fraudolento, dopo il quale ( dal quale in qua ) gli sono stato alle calcagna ( a’ crini );    letteralmente, “attaccato ai capelli”. 117 a’ crini: ch’assolver non si può chi non si pente, perché diede ’l consiglio frodolente,   per la contradizion che nol consente”. 120 118-120  poiché ( ch’ ) non si può assolvere una persona che non sia pentita, e non si può ( puossi ) pentirsi e al tempo stesso ( insieme ) volere a causa della contraddizione che non lo permette ( nol consente )”.    avere intenzione di commettere il peccato.    è espressione tecnica della filosofia scolastica, che significa “poiché ciò è contraddittorio dal punto di vista logico”. 119 volere: 120 per la contradizion che nol consente: Oh me dolente! come mi riscossi quando mi prese dicendomi: “Forse   tu non pensavi ch’io loïco fossi!”. 123 […]». 121-123  Oh povero me! come mi risvegliai bruscamente quando mi afferrò dicendomi: “Forse tu non pensavi che io fossi filosofo ( loïco )!”.    Guido si risveglia bruscamente dall’illusione alla quale lo aveva indotto con l’inganno Bonifacio.    esperto di logica. 121 mi riscossi: 123 loïco:  pagina 250  DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Secondo l’accusa dantesca, Bonifacio VIII non ha esitato a (come quella, tipica del sacerdote, di rimettere i peccati) per basse ragioni di interesse personale. In realtà quello messo in atto dal papa è un : non ci si può pentire ed essere assolti da una colpa e al tempo stesso commetterla; il pentimento e l’assoluzione possono soltanto seguire cronologicamente il peccato, certamente non precederlo. svilire le proprie prerogative spirituali inganno L’inganno di un papa corrotto Così Guido da Montefeltro è stato raggirato da questo pontefice politicante , che è l’esatto opposto di ciò che per Dante dovrebbe essere un papa. Anziché bandire crociate contro i musulmani, per recuperare i territori “santi” (cioè la Palestina, dove Gesù era nato, vissuto, morto e risorto), Bonifacio considera propri nemici gli stessi cattolici , che egli contribuisce a dividere tra di loro con la sua partigianeria. La battuta finale del diavolo ( Forse / tu non pensavi ch’io loïco fossi! , vv. 122-123) risveglia bruscamente Guido dall’illusione di essere stato veramente assolto, mettendo in evidenza l’inganno di cui egli è stato fatto oggetto da parte di Bonifacio. L’illusione di Guido VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE E ANALIZZARE Sintetizza in che cosa consiste l’inganno di Bonifacio VIII ai danni di Guido da Montefeltro. 1 Il riassunto Quali ragioni inducono Guido ad acconsentire alla richiesta di Bonifacio? 2 Il raggiro INTERPRETARE Perché Dante usa il passato (v. 93) nella sua osservazione sulle caratteristiche dei Francescani? 3 Tempi verbali solea Spiega il motivo per cui Dante introduce un confronto tra papa Silvestro e papa Bonifacio VIII. 4 Due papi