T17 L’incontro con Casella , II, vv. 76-90; vv. 106-117 Purgatorio Il brano presenta l’incontro tra Dante e un amico di gioventù, il musico Casella, sulla spiaggia dell’Antipurgatorio. Il poeta vi è arrivato da poco insieme a Virgilio; davanti a loro si distende l’immenso mare, è il primo mattino e l’azzurro del cielo cede a poco a poco al sole che sorge. Ecco giungere, dall’orizzonte, una piccola imbarcazione, sospinta dalle ali di un angelo. Ne discende una folla di anime di penitenti destinate al Purgatorio, che appaiono inesperte dei luoghi, timide, smarrite. Dante e Virgilio si avvicinano al gruppo di anime, dal quale se ne stacca una per accorrere verso il poeta e abbracciarlo. È l’anima di Casella, legato a Dante da affettuosa amicizia. Il poeta ricorda come egli fosse capace, con le sue melodie, di placare il suo animo quando era in preda a una passione o a un turbamento. Il dolce mattino di primavera, la serenità del cielo, la placida distesa del mare, la mitezza dell’aria: tutto invita alla tenerezza e alla nostalgia. Dante prega così l’amico di intonare un canto, come tante volte aveva fatto da vivo. E Casella lo accontenta. Dopo la bestialità che caratterizza i comportamenti infernali (dei diavoli e dei dannati) assistiamo qui a un recupero dell’umanità e della dignità che le è propria. Il tono del brano contribuisce a restituire il senso di una situazione di calma e di pacatezza; e le scelte stilistiche (sia lessicali sia sintattiche) vanno tutte nella direzione di una composta dolcezza. La nostalgica rievocazione di un’amicizia terrena PARAFRASI Io vidi una di lor trarresi avante per abbracciarmi, con sì grande affetto, che mosse me a far lo somigliante. 78 76-78 Vidi una delle anime avanzare ( trarresi avante ) per abbracciarmi, con affetto così intenso, che mi spinse a fare la stessa cosa ( lo somigliante ). Ohi ombre vane, fuor che ne l’aspetto! tre volte dietro a lei le mani avvinsi, e tante mi tornai con esse al petto. 81 79-81 Ahi ombre inconsistenti ( vane ), tranne che nell’aspetto! unii le mie mani tre volte dietro a lei, e altrettante volte ritornai con esse al mio petto. cfr. la «vanità che par persona» di , VI, 36. indica l’impeto di cordialità da parte del poeta, che intende ricambiare il gesto di affetto di quell’anima. le mani, non incontrando il corpo di Casella, tornano vuote al petto di Dante. 79 ombre vane: Inferno 80 le mani avvinsi: 81 e tante… al petto: Di maraviglia, credo, ; mi dipinsi l’ombra sorrise e si ritrasse, per che e io, seguendo lei, oltre mi pinsi. 84 PARLARE E SCRIVERE BENE p. 264 ▶ 82-84 Credo che il mio volto assunse l’espressione della meraviglia; e per questo l’anima sorrise e si scostò da me, e io, seguendola, mi spinsi ( pinsi ) oltre. Casella sorride di fronte all’ingenuità di Dante, come farà Beatrice, per un motivo simile, in , III, 19-27. 83 sorrise: Paradiso Soavemente disse ; ch’io posasse conobbi chi era, e pregai allor che, per parlarmi, un poco s’arrestasse. 87 PARLARE E SCRIVERE BENE p. 264 ▶ 85-87 Mi invitò dolcemente a fermarmi ( disse ch’io posasse ); allora lo riconobbi e lo pregai di fermarsi un po’ per parlarmi. la dolcezza della voce di Casella è l’elemento che porta Dante a riconoscerlo. 85 Soavemente: Rispuosemi: «Così com’ io t’amai nel mortal corpo, così t’amo sciolta: però m’arresto». […] 90 Mi rispose: «Come io ti amai quando avevo il corpo mortale, così ti amo ora che ne sono sciolto: perciò (però) mi fermo». […] 88-90 Casella parla al femminile in quanto pura anima, ormai svincolata dal corpo (l’aggettivo è riferito, appunto, a un sottinteso “anima”). 89 sciolta: sciolta E io: «Se nuova legge non ti toglie memoria o uso a l’amoroso canto che mi solea quetar tutte mie doglie, 108 106-108 E io: «Se una qualche legge dell’oltretomba ( nuova legge ) non ti toglie la memoria o la capacità ( uso ) di cantare versi d’amore, un canto che era solito placare in me tutti i tumulti del cuore ( doglie ), di ciò ti piaccia consolare alquanto l’anima mia, che, con la sua persona venendo qui, è affannata tanto!». 111 109-111 accetta ( ti piaccia ) di consolare un po’ con il canto ( di ciò ) la mia anima, che, venendo qui con il corpo ( con la sua persona ), si è tanto affannata!». «non l’anima sola chiede conforto, poiché Dante è vivo, quindi entità fisica e spirituale insieme» (Steiner). 110 con la sua persona: «Amor che ne la mente mi ragiona» cominciò elli allor sì dolcemente, che la dolcezza ancor dentro mi suona. 114 112-114 Allora egli intonò ( cominciò ) così dolcemente «Amor che ne la mente mi ragiona», che la dolcezza del suo canto riecheggia ancora in me. è il primo verso della seconda canzone del Convivio, incentrata su un elogio della filosofia, e dunque canzone d’amore in senso allegorico. nella memoria di Dante risuona ancora, al momento della scrittura, l’eco di quel canto immaginato così soave ed emozionante. 112 : Amor che ne la mente mi ragiona 114 che la dolcezza ancor dentro mi suona: Lo mio maestro e io e quella gente ch’eran con lui parevan sì contenti, come a nessun toccasse altro la mente. 117 115-117 Il mio maestro e io e quelle persone che erano con lui sembravano così contente, come se nessuno avesse altro pensiero. ciò che viene descritto è quasi un’esperienza estatica. Anche nel (II, 14) Dante scrive che la musica può produrre un simile effetto di estasi dei sensi. 115-117 Lo mio maestro… la mente: Convivio pagina 263 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Il brano descrive l’incontro tra Dante e un amico di gioventù, Casella. Si tratta di un musico (insieme musicista-compositore ed esecutore-cantore), ma di questo personaggio non sappiamo molto: all’incirca contemporaneo del poeta, dovette morire prima della primavera del 1300, cioè prima del viaggio dantesco immaginato nella . È possibile (ma non certo) che Casella avesse musicato i versi di Dante. Commedia Il loro è un incontro tutto improntato a sentimenti di e di . Il sorriso di Casella, così discreto, mostra l’affetto nei confronti del poeta. Egli parla con pacatezza di voce e di gesti: si notino la dolcezza e la premura che vibrano nell’avverbio (v. 85). Il canto di Casella si innalza dolce e consolatore per l’angoscia di Dante. Ed egli canta così piacevolmente, suscitando tanta commozione, che tutti fanno cerchio attorno a lui, dimentichi di ogni cosa, della morte e della stessa necessità di espiazione. Subito dopo, infatti, le anime verranno richiamate dal guardiano Catone al dovere del cammino. amicizia tenerezza soavemente La dolcezza del canto di Casella Le scelte stilistiche Come è caratteristico del , il tono del brano e si apre a suggestioni di grande . Non si tratta ancora della tonalità sublime, tipica del , ma di una elegiaca, funzionale alla trattazione di temi frequenti del , quale la e dell . Il lessico dolce rimanda all’esperienza comune che aveva unito, nella giovinezza, Dante e Casella, lo : e (v. 77), (v. 85), (v. 88), (v. 89), (v. 107), (v. 113), (v. 114). Purgatorio è poetico delicatezza formale Paradiso Purgatorio memoria del passato ’amicizia Stilnovo abbracciarmi affetto soavemente amai amo amoroso canto dolcemente dolcezza La tonalità elegiaca pagina 264 VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE E ANALIZZARE Perché ai vv. 110-111 Dante afferma che la sua anima è tanto ? 1 L’anima di Dante affannata Quali gesti indicano il reciproco affetto di Dante e Casella? 2 Il rapporto tra i personaggi Individua nel brano i termini riconducibili all’area semantica dell’affetto. 3 I Campi semantici INTERPRETARE Dante incontra in questo brano un esperto di musica. A tuo giudizio, ciò costituisce un caso? Motiva la tua interpretazione. 4 L’importanza della musica Scrivere per… Trasforma il brano in un racconto di circa 20 righe in italiano moderno. 5 Raccontare Parlare e scrivere bene Salviamo il PUNTO E VIRGOLA; ne vale la pena A abbiamo visto insieme l’uso della virgola. Ora Dante, nella terza e quarta terzina di questo passo, ci offre la possibilità di ragionare su un altro segno di punteggiatura, di cui è opportuno servirci di più di quanto solitamente si faccia. Il punto e virgola, infatti, determina una pausa intermedia tra quella della virgola e quella del punto: si usa quando tra due frasi c’è un’interruzione forte sul piano della forma ma non su quello del contenuto. Ciò che viene detto dopo il punto e virgola è legato a ciò che è stato detto in precedenza. p. 189 Guardiamo gli esempi tratti dai versi danteschi. Alla fine del v. 82 il poeta usa il punto e virgola dopo : nella frase (e nel verso) successiva scrive , cioè “e per questo”. Le due frasi sono autonome e separate, ma il collegamento concettuale tra di esse è evidente. La stessa cosa si può dire per il v. 85: dopo il punto e virgola, la congiunzione introduce la conclusione di un ragionamento e presenta le conseguenze di ciò che è stato detto prima. Per esempio, in frasi come queste è meglio usare il punto e virgola che la semplice virgola: mi dipinsi per che allora Aveva il corpo stanco; decise dunque di rimandare la corsa a domani. Le vendite aumentarono; tuttavia, il bilancio rimase negativo. PROVA TU Leggi i seguenti brani e inserisci il punto e virgola nella posizione corretta. Giacomo è mio amico da tanto tempo anche se ci vediamo poco del resto, la vera amicizia non viene meno se le circostanze della vita ci allontanano. Per prendere la bambola sullo scaffale mi sono arrampicato su una pila di libri a un certo punto questa ha cominciato a barcollare pericolosamente. Luca Signorelli, , 1500-1503. Orvieto, Duomo, Cappella di San Brizio. Dante, Virgilio e Casella