IL TESTO SIMBOLO T4 Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono , I Canzoniere diamo i numeri I PRESENTI NEL 317 SONETTI CANZONIERE 7785 I VERSI CHE COMPONGONO L'OPERA 1470 L'ANNO IN CUI ESCE, A VENEZIA, LA PRIMA EDIZIONE A STAMPA quanto piace al mondo è breve sogno Il protagonista è l’ , desideroso di raccontare ai lettori la storia della propria anima. AUTORE IN PRIMA PERSONA Il sonetto mette in scena un che confessa di essere un uomo diverso, anche se non del tutto, da quello che era in passato. IO DIVISO Il poeta ripensa all’amore e all’attrazione dei sensi come un della sua giovinezza. ERRORE Petrarca esprime e per le sue debolezze. VERGOGNA PENTIMENTO pagina 325 Sonetto con schema di rime ABBA ABBA CDE CDE. Nel sonetto introduttivo del , l’autore deplora l’amore giovanile per Laura, sebbene la donna non sia nominata esplicitamente. Il tema centrale del testo è la passione amorosa del poeta, la cui rievocazione è tutta focalizzata sull’io di colui che ama, e non sull’oggetto amato, come invece avviene nella poesia stilnovista. Petrarca traccia un bilancio della propria vita, invitando i lettori a essere comprensivi con le sue debolezze. La data di composizione del sonetto è incerta: secondo alcuni studiosi risale al 1347 (quando Laura è ancora in vita), secondo altri è successiva al 1348 (anno della sua morte). Canzoniere Metro La rievocazione dell’amore come errore Asset ID: 287 ( ) let-altvoc-voi-chascoltate-in-rim130.mp3 Audiolettura PARAFRASI Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono di quei sospiri ond’io nudriva ’l core in sul mio primo giovenile errore quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono: 4 O voi che, nelle mie poesie sparse, ascolterete la voce dei sospiri dei quali ( ) nutrivo il mio cuore ai tempi del mio primo errore giovanile, quando ero, in parte, una persona diversa da quella che sono ora: 1-4 ond’io : l’iniziale apostrofe ai lettori, seguita da una fitta serie di subordinate, rimane quasi sospesa. Il verbo principale ( , v. 8) non è alla seconda persona plurale (come il , che in realtà è un complemento vocativo e non il soggetto, come all’inizio sembrerebbe), ma alla prima persona singolare: un apparente anacoluto, che coincide con un primo indizio di incertezza e smarrimento morale. il sintagma richiama il titolo latino del : . 1 Voi spero Voi rime sparse: Canzoniere Rerum vulgarium fragmenta : sospiri d’amore. 2 sospiri : sviamento, cioè allontanamento dalla retta via, dalla via del bene. Il è dunque la passione del poeta per Laura. 3 errore giovenile errore : è una limitazione significativa, la contrapposizione tra passato e presente non è assoluta e l’identità personale mantiene una propria continuità pur nel variare delle esperienze della vita. 4 in parte del vario stile in ch’io piango et ragiono, fra le vane speranze e ’l van dolore, ove sia chi per prova intenda amore, spero trovar pietà, nonché perdono. 8 spero di trovare pietà e insieme perdono per lo stile diseguale nel quale mi esprimo tra le lacrime, tra vane speranze e vano dolore, dove ci sia un lettore capace di comprendere l’amore per esperienza diretta ( ). 5-8 chi per prova intenda amore : è di questa discontinuità stilistica, più che del , che Petrarca chiede perdono ai suoi lettori. sono lacrime di pentimento per aver dedicato troppe energie emotive e intellettuali a un amore terreno; è un’endiadi, che con e del verso successivo costituisce un chiasmo, efficace per esprimere l’oscillazione psicologica del poeta. 5 del vario stile giovenile errore piango: piango et ragiono speranze dolore : di serenità, di libertà interiore dalla passione peccaminosa. la sofferenza amorosa. 6 speranze van dolore: : viene dallo Stilnovo l’idea che la poesia amorosa possa essere compresa soltanto dalle persone «gentili», cioè nobili d’animo, e dunque naturalmente disposte all’amore (cfr. la canzone-manifesto di Guido Guinizzelli, , T7, p. 126). 7 per prova Al cor gentil rempaira sempre amore ▶ Ma ben veggio or sì come al popol tutto fui gran tempo, onde sovente favola ▶ di me medesmo meco mi vergogno; 11 Ma ora comprendo chiaramente ( ) come per tutta la gente ho costituito per molto tempo un motivo di pettegolezzo ( ); e per questo spesso, pensandoci tra me e me, mi vergogno di me stesso; 9-11 ben veggio favola TRECCANI ▶ Le parole valgono La parola (come anche la parola ) viene dal verbo latino , cioè “parlare”. Si narravano (e si narrano ancora) oralmente infatti le storie popolate di animali con cui si trasmettono consigli di saggezza pratica o un insegnamento morale. ➔ favola favola fiaba fari Ma oggi, quando usiamo il termine favola , non ci riferiamo soltanto al genere letterario di Esopo e di Fedro. Indica il significato di favola in queste frasi: «Smetti di spacciarmi favole » ; «Sono diventato la favola del paese » ; «Devo studiare la favola dell’ Odissea » . : sono possibili due interpretazioni della locuzione. Il potrebbe essere legato semanticamente a ( : “adesso sì”) oppure a ( : “così come”). 9 sì sì or or sì come sì come : «fui lungamente soggetto di vane chiacchiere e di derisione» (Ponte). Qui il poeta riprende l’espressione (“che grande favola sono stato!”) di Orazio ( , 11, 8), già riecheggiata da Ovidio ( , III, 1, 21). 10 favola fui gran tempo fabula quanta fui! Epodi Amori e del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto, e ’l pentérsi, e ’l conoscer chiaramente che quanto piace al mondo è breve sogno. 14 e risultato del mio vaneggiamento sono la vergogna, e il pentimento, e il comprendere chiaramente che le passioni mondane rappresentano un’effimera illusione ( ). 12-14 breve sogno pagina 326 Dentro il TESTO I contenuti tematici Petrarca definisce il proprio amore per Laura un (v. 3). Ciò significa che egli offre un . Tale netta valutazione, posta nel componimento iniziale della raccolta, determina una chiara , che si riverbera su tutti i singoli componimenti. errore giudizio negativo dell’esperienza amorosa prospettiva etico-morale Le ragioni e il senso di questo errore si definiranno nel corso della raccolta. Intanto, però, si possono facilmente intuire i motivi del valore negativo attribuito all’amore per Laura. Si tratta, infatti, di una e come tale considerata , non di un amore illuminato dalla grazia divina, come quello di Dante per Beatrice nella . passione esclusivamente terrena peccaminosa Commedia Amore come errore Videolezione Al cospetto del proprio pubblico scelto ( ove sia chi per prova intenda amore , v. 7), il poeta pare presentarsi con una sorta di palinodia * , sconfessando il proprio giovanile attaccamento alle cose terrene ed esibendo la saggezza nata dalla propria trasformazione. Tuttavia bisogna notare che Petrarca non sembra aver completamente superato quella passione . Prima al v. 4 la precisazione in parte denuncia il paradossale sdoppiamento di un io irrisolto; poi al v. 6 le speranze e il dolore sono definiti attraverso il medesimo aggettivo, “vano”: vale a dire che il dolore non conduce a un mutamento effettivo e la stessa speranza di una vita diversa appare illusoria. Una pubblica ritrattazione Nuova appare, in questo sonetto, la concezione della poesia. Non più canto (come per i trovatori) né discorso (come per gli Stilnovisti, secondo la definizione dantesca: scrittura sotto dettatura da parte di Amore). La poesia è definita da Petrarca suono di […] sospiri (vv. 1-2), cioè espressione di una vita interiore sofferta e problematica . Una nuova idea di poesia Le scelte stilistiche Nel sonetto si evidenzia una forte contrapposizione tra presente e passato, attraverso l’ . Se il passato era stato il tempo dell’errore, cioè del peccato, il presente è invece il tempo del ravvedimento e della vergogna. Si tratta di una contrapposizione non statica, bensì dinamica: – passione e pentimento – . La scissione non è dunque superata: anche quando Petrarca si accinge a tracciare il bilancio della propria vicenda umana e poetica, non può rinnegare del tutto il suo passato, dunque l’uomo “antico” continua a convivere in lui con quello nuovo. alternanza dei diversi tempi verbali la dialettica tra i due poli è ancora in atto al momento della scrittura L’antitesi temporale Illustrazione da di Petrarca commentato da Antonio Grifo, fine XV secolo. Canzoniere e Trionfi pagina 327 Tuttavia l’opposizione temporale getta una luce significativa sulle liriche che seguiranno nel Canzoniere , tutte «portatrici di una doppia verità» (Fenzi): da una parte la verità originaria, testimonianza del giovenile errore (v. 3) in cui è caduto il personaggio-poeta; dall’altra la verità ultima, che vede e giudica il passato sulla base esemplare di un’esperienza esistenziale realmente vissuta: quanto piace al mondo è breve sogno (v. 14). Le due verità L’andamento sintattico delle due quartine è diverso da quello delle due terzine. Le quartine sono costituite da un unico periodo, il cui verbo principale, spero , compare soltanto al v. 8. È perciò un periodo ampio, che copre ben otto versi, e dalla struttura sintattica ricca di proposizioni subordinate (cinque relative: ch’ascoltate… , ond’io nudriva… , ch’i’ sono… , in ch’io piango et ragiono… , chi per prova intenda… ; una temporale: quand’era… ; una limitativa: ove sia… ). Ciò conferisce al testo un . Più semplice, invece, è la sintassi nelle terzine, che formano ciascuna un periodo a sé stante. Nella sua maggiore essenzialità, così, la . Tuttavia lo sconfinamento del discorso oltre la misura del verso, e dunque un analogo senso di dilatazione della sintassi, è ottenuto nelle terzine dai frequenti tra i vv. 9-10, 10-11, 13-14; mentre nelle quartine si può segnalare quello ai vv. 1-2. senso di dilatazione e di sospensione conclusione assume un tono quasi di sentenza morale enjambement * Dilatazione e concentrazione sintattica Infine, in un testo che programmaticamente presenta il suono e la musicalità del verso come proprio oggetto fondamentale, va sottolineata la razionale selezione sonora compiuta dal poeta . In particolare, significativa è la presenza delle allitterazioni * , come quelle con funzione onomatopeica in s (quasi la resa fonica dei sospiri) ai primi due versi ( Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono / di quei sospiri ), in v ai vv. 5-6 ( vario… vane... van ) e 12 ( vaneggiar vergogna ), in f al v. 10 ( favola fui ) e in m al v. 11 ( me medesmo meco mi ), in posizione iniziale, a evidenziare la condanna verso sé stesso e le proprie debolezze. Il gioco fonico delle allitterazioni Giotto, , particolare del ciclo di affreschi della Cappella degli Scrovegni, 1303-1305. Padova. L’incontro di Gioacchino e Anna VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE E ANALIZZARE A chi si rivolge l’autore con il Voi del 1 IL PUBBLICO v. 1? Perché il poeta dice di 2 L’IO LIRICO E IL PROSSIMO essere stato per molto tempo (v. 10) per favola la gente? Che cosa ha imparato il poeta? 3 LA LEZIONE Indica i verbi relativi al presente 4 LE SCELTE VERBALI e quelli relativi all’esperienza passata. Per sottolineare la contrapposizione 5 PASSATO E PRESENTE tra passato e presente l’autore utilizza due volte la figura retorica dell’antitesi: in quali versi? INTERPRETARE Quale visione 6 LA CONCEZIONE IDEOLOGICA DEL POETA del mondo e della vita emerge a tuo giudizio nell’ultimo verso del sonetto?