T8 Erano i capei d’oro a l’aura sparsi , 90 Canzoniere In questo sonetto il poeta ricorda una visione di Laura: era così bella che non è stato possibile non innamorarsene. Sebbene ora il tempo sia trascorso e anche la bellezza di Laura sia sfiorita, l’intensità dell’amore che il poeta nutre nei suoi confronti è la medesima. Il testo è stato composto fra il 1330 e il 1340.  Sonetto con schema di rime ABBA ABBA CDE DCE. Metro Lo scorrere del tempo e la caducità della bellezza  Asset ID: 288 ( )  let-altvoc-erano-i-capei-doro-a-l140.mp3 Audiolettura PARAFRASI Erano i capei d’oro a l’aura sparsi che ’n mille dolci nodi gli avolgea, e ’l vago lume oltra misura ardea       di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi; 4 I capelli biondi ( ) erano sparsi al vento ( ), che li ( ) avvolgeva in mille dolci nodi, e la bella luce ( ) di quegli occhi che ora ne sono così privi ( ) ardeva oltre l’immaginabile ( ); 1-4 d’oro a l’aura gli vago lume scarsi oltra misura iperbole. 2 mille: bello, ma anche, letteralmente, “vagante”, “mobile”. 3 vago: da notare l’allitterazione in . 4 son sì scarsi: s e ’l viso di pietosi color’ farsi, non so se vero o falso, mi parea: i’ che l’ésca amorosa al petto avea,       qual meraviglia se di sùbito arsi? 8 e – non so se ciò accadde veramente o fu soltanto una mia illusione ( ) – il suo viso mi sembrava animarsi di pietà ( ): dunque come stupirsi che io, che ero ben disposto verso l’amore ( ), immediatamente ( ) mi accesi di passione ( )? 5-8 se vero o falso di pietosi color’ farsi ésca amorosa al petto avea di sùbito arsi di nuovo l’allitterazione in , che rende quasi fonicamente lo sprigionarsi delle fiamme. è la materia infiammabile su cui si facevano cadere le scintille prodotte con una pietra focaia per accendere il fuoco. è una domanda retorica, perché ovviamente non c’è nulla di cui meravigliarsi, dato che il poeta era già predisposto all’amore. 7-8 ésca amorosa… di sùbito arsi: s ésca: qual meraviglia: Non era l’andar suo cosa mortale, ma d’angelica forma; et le parole     sonavan altro, che pur voce humana. 11 Il suo incedere ( ) non era qualcosa di terreno ( ), ma era proprio di uno spirito angelico ( ); e le sue parole avevano un suono diverso ( ) da quello di una semplice voce umana. 9-11 l’andar suo cosa mortale angelica forma sonavan altro litote per sottolineare il carattere sovrannaturale delle qualità della donna. 9 Non… mortale: Uno spirto    , un vivo sole ▶ celeste fu quel ch’i’ vidi; et se non fosse or tale,     piagha per allentar d’arco non sana. 14 Ciò che vidi fu uno spirito celeste, un sole splendente ( ); e se anche [Laura] non fosse più così, la ferita non guarisce per il solo fatto che l’arco si è allentato. 12-14 vivo TRECCANI ▶ Le parole valgono «Volta , «corpi , «fenomeni : tutto ciò che appartiene al cielo è , anche il colore dell’aria serena che brilla nelle giornate d’estate. Ma non basta: erano in latino gli abitatori del cielo, cioè gli dèi, ecco perché è anche tutto ciò che riguarda Dio, gli spiriti beati e la loro sede. Se definiamo qualcosa, sappiamo che è lontana, forse irraggiungibile e perfino ineffabile, ma allo stesso tempo ci procura un’infinita dolcezza: può essere l’armonia della natura che ci avvicina al Paradiso. ➔ celeste celeste » celesti » celesti » celeste caelestes celeste celeste celeste Da celeste deriva un altro aggettivo, celestiale , che però ha una sfumatura di significato ben precisa. Inventa una frase di senso compiuto con l’aggettivo celestiale . non avesse più tali caratteristiche di straordinarietà. 13 non… tale: d’Amore. 14 piagha: DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Il poeta rievoca una . Nelle due quartine Laura sembra per un attimo impietosirsi del poeta, ed è proprio tale accenno di compassione a far improvvisamente divampare in lui il sentimento amoroso. Nelle terzine, di impostazione stilnovistica, Laura viene descritta come una creatura angelica, il suo passo e la sua voce hanno parvenze celesti. visione del passato Una donna angelicata  pagina 337  Il poeta paragona la donna a uno spirito paradisiaco e a un sole splendente. Poco importa che con il passare degli anni la bellezza di Laura possa essere sfiorita. La breve sentenza di Petrarca, è chiarissima: anche se l’arco si allenta, la ferita provocata dalla freccia d’amore che esso ha scoccato rimane aperta e dolente ( piagha per allentar d’arco non sana , v. 14). Uno spirito splendente e immutabile Rispetto a una semplice poesia di lode (si vedano gli esempi stilnovistici, Tanto gentile e tanto onesta pare di Dante, ▶ T3, p. 192, o Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira di Cavalcanti, ▶ T8, p. 132), Petrarca introduce dunque una novità: il trascorrere del tempo . Se gli Stilnovisti lodano la donna al presente, come se si trovasse di fronte a loro nello stesso momento in cui ne parlano, Petrarca lo fa al passato (un verbo all’imperfetto, Erano , apre il sonetto, e altri imperfetti chiudono i versi 2, 3, 6 e 7: avolgea , ardea , parea , avea ), filtrando la descrizione attraverso la soggettività del proprio ricordo . Però, a un certo punto, al piano temporale del passato si aggiunge quello del presente, che diventa non il tempo della lode, ma quello della disillusione. Ora gli occhi di Laura sono privi della luce che avevano quando era una giovane bellissima ( di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi , v. 4) e il poeta è consapevole di quanto oggi essa sia diversa: per delicatezza attenua l’affermazione con il tono dubitativo – e t se non fosse or tale (v. 13) –, ma il concetto è chiaro. Così, la poesia di Petrarca guadagna in complessità e il ritratto di Laura in concretezza e umanità. Il tema dello scorrere del tempo Tipicamente petrarchesco è il motivo della caducità della bellezza e della fragilità delle cose umane , che compare già nel sonetto proemiale al v. 14 ( ▶ T4, p. 324): «quanto piace al mondo è breve sogno». Perciò l’aspetto angelico andrà considerato al pari di una semplice iperbole elogiativa, depotenziata di ogni implicazione metafisica, ancora presente in Dante e negli Stilnovisti. Gli stessi aggettivi mortale e humana , che chiudono rispettivamente i vv. 9 e 11 e dunque sono posti in posizione di rilievo, smentiscono l’impressione di quelle caratteristiche sovrumane percepite al momento dell’innamoramento. Anche l’espressione fu quel ch’i’ vidi (v. 13) sottolinea, più che un dato di fatto, una valutazione soggettiva. Dallo Stilnovo a una nuova visione della donna Le scelte stilistiche L’intera descrizione è giocata sulle metafore : i capelli di Laura sono (v. 1); il poeta ha nell’animo (v. 7; letteralmente, “materia infiammabile”, per indicare la sua intima disposizione ad amare) e l’innamoramento è descritto come un prendere fuoco ( , v. 8); Laura è un (v. 12); l’amore è una ferita ( , v. 14). * d’oro l’ésca amorosa arsi vivo sole piagha L’accumulo di metafore L’espressione a l’aura (v. 1) richiama chiaramente, attraverso un bisticcio, il nome della donna, quasi come un senhal , lo pseudonimo utilizzato già dai trovatori provenzali al fine di celare, per discrezione , la vera identità della donna (nel manoscritto del Canzoniere “l’aura” è sempre scritto senza apostrofo, cioè come “laura”; dunque l’identificazione è ancora più evidente). Il  senhal Del resto, poiché l’immagine della donna, sottratta all’azione corrosiva del tempo, rimane affidata soltanto alla dimensione soggettiva della memoria, essa si condensa in pochi dettagli significativi , rievocati attraverso la sineddoche * : prima i capelli, poi la luce degli occhi e infine il colore del viso. Ma è soprattutto la chioma bionda sparsa al vento (dove si può cogliere un’eco virgiliana: dederatque comam diffundere ventis , “e aveva lasciato la chioma spargersi al vento”, Eneide , I, 319) a imprimersi nella memoria di Petrarca, e in quella del lettore, essendo collocata nella posizione rilevata del primo verso del sonetto. Gli stessi nodi (v. 2) dei capelli rimandano allusivamente ai “lacci d’Amore”. I capelli come «lacci d’Amor»  pagina 338  Il tono del componimento è sospeso, quasi a rendere lo stupore che coglie il poeta di fronte alla visione dell’amata: sul piano retorico collaborano alla resa di tale sospensione i numerosi iperbati * presenti in tutti i versi delle quartine e gli enjambement * , come quello tra i vv. 3-4 ( ardea / di quei begli occhi ), quello tra i vv. 10-11 ( et le parole / sonavan altro ) e quello tra i vv. 12-13 ( un vivo sole / fu quel ch’i’ vidi ). Un tono sospeso Lo stacco netto tra passato e presente, tra visione lontana e realtà attuale, è reso al v. 13 ( fu quel ch’i’ vidi; et se non fosse or tale ) attraverso un’antitesi che contrappone la Laura splendente di un tempo a quella sfiorita di oggi. Ma l’invecchiamento della donna non rende comunque medicabile la ferita del poeta: l’amore può sottrarsi al tempo e opporre alle sue rapine l’invincibile eternità della memoria. L’antitesi passato-presente VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE E ANALIZZARE Riportiamo alcuni dei numerosi iperbati  1 LA PARAFRASI presenti nel sonetto: riscrivi i relativi versi nella  forma sintatticamente più regolare. Erano i capei d’oro a l’aura sparsi ...................................................................................................... che ’n mille dolci nodi gli avolgea ...................................................................................................... e ’l vago lume oltra misura ardea / di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi ...................................................................................................... ...................................................................................................... e ’l viso di pietosi color’ farsi, / non so se vero o falso, mi parea ...................................................................................................... ...................................................................................................... Non era l’andar suo cosa mortale, / ma d’angelica forma ...................................................................................................... Qual è, fuor di metafora, la  2 METAFORE AMOROSE scintilla che dà fuoco all’esca amorosa? Traccia un ritratto fisico  3 L’ASPETTO DELL’AMATA di Laura sulla base degli elementi descrittivi forniti  dal sonetto. Tali elementi ti paiono sufficienti  a ricavarne una descrizione compiuta della donna  oppure no? Se no, elenca quelli che a tuo parere  mancano. Che cosa significa  4 UN VERBO, DIVERSI SIGNIFICATI mi parea (v. 6)? Lo stesso verbo, “parere”, è impiegato  nel sonetto dantesco Tanto gentile e tanto  ( T3, p. 192). In quel caso «pare»  onesta pare ▶ significa “appare in tutta evidenza”, “si mostra manifestamente”.  Il significato che gli attribuisce qui  Petrarca è lo stesso? INTERPRETARE Quale idea dell’amore  5 LA VISIONE DELL’AMORE emerge nel sonetto? È positiva o negativa? Motiva  la tua risposta con esempi tratti dal testo. Quale concezione  6 L’INTERPRETAZIONE DEL TEMPO del tempo viene presentata nel testo? Spiega  soprattutto se è positiva o negativa. SCRIVERE PER... In che cosa differisce la rappresentazione  7 CONFRONTARE della donna qui offerta da Petrarca rispetto  a quella degli Stilnovisti? Scrivi un testo argomentativo  di circa 20 righe elencando almeno due analogie  e due differenze. Puoi completarlo con citazioni  di versi degli autori stilnovisti ( p. 126 e ss.). ▶ Il critico Gianfranco  8 ESPRIMERE la propria opinione Contini ha definito questo sonetto una «insigne  dichiarazione di dedizione oltre il tempo». Ritieni  ancora attuale l’idea di Petrarca che quando si  ama veramente si ama per sempre? Argomenta la  tua risposta con riflessioni tratte dalla tua esperienza  e dall’osservazione della realtà contemporanea.  Scrivi un testo di circa 30 righe.