T9 Chiare, fresche et dolci acque , 126 Canzoniere È senz’altro la canzone più famosa tra le ventinove presenti nel . Il poeta desidera essere sepolto, alla sua morte, a Valchiusa, luogo di particolare importanza per lui, perché è quello dove Laura gli era apparsa in tutta la sua bellezza. La lirica celebra il giorno in cui lei, seduta sotto un albero fiorito, sulle rive del fiume Sorga, era sembrata a Francesco quasi una dea, bellissima e come sublimata dal paesaggio naturale circostante. La datazione del testo è incerta (pare sia stato scritto, o rielaborato, nel 1345). Canzoniere Canzone di 5 strofe di 13 versi ciascuna con schema di rime abCabC (fronte) e cdeeDfF (sirma); congedo XyY. Metro La rievocazione di Laura celebrata dalla natura Asset ID: 289 ( ) let-altvoc-chiare-fresche-et-dolc150.mp3 Audiolettura PARAFRASI Chiare, fresche et dolci acque, ove le belle membra pose colei che sola a me par donna; gentil ramo ove piacque (con sospir’ mi rimembra) 5 a lei di fare al bel fiancho colonna; herba et fior’ che la gonna ricoverse leggiadra ▶ co l’angelico seno; aere sacro, sereno, 10 ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse: date udienzia insieme a le dolenti mie parole extreme. Apostrofe agli elementi naturali che hanno visto la presenza di Laura O limpide, fresche e care acque, dentro le quali ( ) immerse ( ) il bel corpo colei che sola a me appare come signora ( ); o gentile ramo, sul quale le piacque appoggiarsi con il suo corpo ( ); o erba e fiori, che la gonna graziosa ricoprì con il proprio bianco lembo ( ); o aria sacra, luminosa, dove Amore mi aprì il cuore attraverso lo sguardo ( ) di Laura: tutti insieme date ascolto ( ) alle mie ultime ( ) parole di dolore ( ). 1-13 ove pose donna fare al bel fiancho colonna angelico seno begli occhi udienzia extreme dolenti TRECCANI ▶ Le parole valgono Alcune parole hanno nel suono una profonda verità. è una di queste: così delicata e gentile da apparire sfumata, quasi impalpabile. La è un misto di leggerezza ed eleganza, è la qualità che meglio designa l’armonica proporzione delle parti, la levità di una movenza artistica, la perfezione di una forma, il decoro di un portamento. ➔ leggiadro Leggiadro leggiadria C’è un aggettivo, oggi poco usato, che indica un’esasperazione della leggiadria , ricercata con troppa cura e poca spontaneità: questo aggettivo è azzimato . Inventa una frase con questa parola. sono quelle del fiume Sorga, dove le nobildonne provenzali erano solite fare il bagno. 1 acque: alcuni critici intendono “dentro le quali”, dunque interpretano che Laura si sia bagnata nel fiume, altri “presso le quali”, cioè che Laura si sia semplicemente recata presso il torrente. 2 ove: nobile, reso tale dal contatto con Laura. 4 gentil: sineddoche a indicare l’intero corpo. 6 fiancho: nella parafrasi l’abbiamo inteso come “lembo” della gonna. Altri commentatori lo intendono invece come “seno” di Laura. Il critico Marco Santagata osserva che l’aggettivo è riservato da Petrarca esclusivamente alla persona di Laura. 9 seno: angelico S’egli è pur mio destino, e ’l cielo in ciò s’adopra, 15 ch’Amor quest’occhi lagrimando chiuda, qualche gratia il meschino corpo fra voi ricopra, e torni l’alma al proprio albergo ignuda. La morte fia men cruda 20 se questa spene porto a quel dubbioso passo; ché lo spirito lasso non poria mai in più riposato porto in più tranquilla fossa 25 né fuggir la carne travagliata et l’ossa. PARLARE E SCRIVERE BENE p. 343 ▶ Il desiderio del poeta di essere sepolto nel luogo reso sacro dal contatto con Laura Se è proprio ( ) mio destino – e Dio ( ) lo vuole – che Amore chiuda questi occhi mentre ancora piangono ( ), qualche favorevole sorte ( ) faccia in modo che il mio povero corpo sia sepolto tra voi, e l’anima, liberata dal corpo ( ), se ne torni alla propria sede ( ). La morte sarà meno dolorosa se a quel pericoloso passaggio ( ) porto questa speranza ( ); poiché il mio spirito stanco ( ) non potrebbe mai abbandonare ( ) il corpo travagliato e le ossa in un porto più riparato ( ) né in una tomba ( ) più tranquilla. 14-26 pur ’l cielo lagrimando gratia ignuda albergo dubbioso passo spene lasso fuggir riposato fossa pleonastico. 14 egli: gerundio con valore di participio, significa “piangenti” ed è riferito a . 16 lagrimando: occhi in cielo. 19 al proprio albergo: la speranza del poeta è di essere sepolto nel luogo che ha visto la presenza di Laura. 21 spene: è il passaggio dalla vita alla morte (ricorda il «doloroso passo» di , V, 114). 22 dubbioso passo: Inferno Tempo verrà anchor forse ch’a l’usato soggiorno torni la fera bella et mansueta, et là ’v’ella mi scorse 30 nel benedetto giorno volga la vista disiosa et lieta, cercandomi: et, o pieta!, già terra infra le pietre vedendo, Amor l’inspiri 35 in guisa che sospiri sì dolcemente che mercé m’impetre, et faccia forza al cielo, asciugandosi gli occhi col bel velo. Laura tornerà in quel luogo e pregando sulla tomba del poeta otterrà da Dio misericordia per lui Forse ci sarà ancora un giorno in cui la belva ( ) bella e mansueta [Laura] tornerà al luogo dove era solita soggiornare ( ) e volgerà lo sguardo ( ), desideroso [di vedermi] e lieto, in quel punto dove mi vide in quel giorno benedetto, cercandomi: e, o spettacolo degno di compassione! ( ), vedendo [il mio corpo] ormai ridotto in polvere tra le pietre, Amore la ispirerà in modo che essa sospiri così dolcemente da ottenere per me compassione ( ) e da forzare Dio ( ), asciugandosi gli occhi con il suo bel velo. 27-39 fera usato soggiorno la vista o pieta! mercé cielo Valchiusa. 28 usato soggiorno: ossimoro che paragona Laura a una fiera, una belva feroce, perché ha fatto innamorare il poeta e non corrisponde al suo amore, ma anche mansueta, perché non ne ha colpa, non essendoci in lei alcuna volontà di danneggiarlo. 29 fera bella et mansueta: quando il poeta la incontrò in quel luogo. 31 nel benedetto giorno: lo sguardo di Laura desidera vedere il poeta (nell’immaginazione di quest’ultimo). 32 vista disiosa: a perdonare i miei peccati e dunque a concedermi la salvezza eterna. 38 et faccia forza al cielo: Da’ be’ rami scendea 40 (dolce ne la memoria) una pioggia di fior’ sovra ’l suo grembo; et ella si sedea humile in tanta gloria, coverta già de l’amoroso nembo. 45 Qual fior cadea sul lembo, qual su le treccie bionde, ch’oro forbito et perle eran quel dì, a vederle; qual si posava in terra, et qual su l’onde; 50 qual, con un vago errore girando, parea dir: Qui regna Amore. Nuova rievocazione di Laura immersa nella natura che le rende omaggio Dai bei rami cadeva (è dolce ricordarlo) una pioggia di fiori sopra il suo grembo; ed ella si sedeva, umile in una gloria così grande, già ricoperta da questa nuvola ( ) amorosa. Qualche fiore cadeva sull’orlo della veste ( ), qualcuno sulle trecce bionde, che quel giorno sembravano oro splendente ( ) e perle; qualcun altro si posava al suolo e qualcun altro ancora sull’acqua ( ); qualcuno muovendosi a tondo ( ) nell’aria con una graziosa voluta ( ) sembrava dire: «Qui regna Amore». 40-52 nembo lembo forbito su l’onde girando con un vago errore l’omaggio da parte della natura. 44 tanta gloria: la nuvola dei fiori. 45 amoroso nembo: l’oro rimanda al biondo dei capelli, le perle al bianco dei fiori che vi si posano. 48 oro… perle: Quante volte diss’io allor pien di spavento: Costei per fermo nacque in paradiso. 55 Così carco d’oblio il divin portamento e ’l volto e le parole e ’l dolce riso m’aveano, et sì diviso da l’imagine vera, 60 ch’i’ dicea sospirando: Qui come venn’io, o quando? credendo esser in ciel, non là dov’era. Da indi in qua mi piace questa herba sì, ch’altrove non ò pace. 65 Estasi del poeta di fronte alla bellezza di Laura Quante volte allora, pieno di timore, dissi: «Costei è nata certamente ( ) in paradiso». Il portamento divino, il suo volto, le sue parole e il suo dolce sorriso mi avevano fatto dimenticare me stesso ( […] ) e mi avevano allontanato dalla realtà ( ) al punto che io chiedevo tra me e me, sospirando: «In che modo e ( ) quando sono giunto in questo luogo?»; e quasi credevo di essere in paradiso, non nel luogo dove mi trovavo. Da allora ( ) amo quest’erba, tanto che non ho pace se non qui. 53-65 per fermo carco d’oblio m’aveano da l’imagine vera o Da indi la riva erbosa del Sorga, dove Laura gli era apparsa. 65 questa herba: Se tu avessi ornamenti quant’ài voglia, poresti arditamente uscir del boscho et gir in fra la gente. Congedo dell’autore alla canzone Se tu avessi tanti pregi stilistici ( ) quanti ne desideri, potresti con coraggio ( ) uscire dal bosco e andare alla presenza della gente. 66-68 ornamenti arditamente Petrarca intende le persone che comprendono la poesia. 68 gente: pagina 341 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Petrarca vorrebbe essere sepolto in un luogo reso quasi sacro dal contatto con Laura, che lì gli era apparsa alcuni anni prima. Il poeta confessa questo suo desiderio all’acqua, ai fiori e alle piante di quel posto così fortunato. A questi elementi naturali egli rivolge il proprio addio accorato, nel presagio di una morte imminente. Così nello splendore della natura il poeta esalta la sua tristezza, legando strettamente il motivo dell’amore a quello della morte . Ma il punto di partenza (rievocato in flashback nelle strofe 1, 4 e 5) è una visione paradisiaca di Laura immersa nel paesaggio come in un tripudio di tutti gli elementi della natura protesi a renderle omaggio. L’amore e la morte Ritroviamo nella canzone cinque motivi stilnovistici. Il primo motivo è l’amore che viene concepito attraverso lo sguardo della donna ( , v. 11). L’amore attraverso lo sguardo della donna. ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse (v. 44): torna il motivo, già presente in Dante, dell’umiltà, che era anche qualità di Beatrice, «benignamente d’umiltà vestuta» ( v. 6, T3, p. 192). L’umiltà della donna. Laura è humile in tanta gloria Tanto gentile e tanto onesta pare, ▶ Il terzo motivo è lo (v. 54) del poeta di fronte alla bellezza della donna, tema in particolare cavalcantiano. Lo spavento. spavento L’affermazione del poeta (v. 55) ricorda la giustificazione di fronte a Dio da parte del poeta innamorato della canzone di Guido Guinizzelli ( T7, p. 126): «Tenne d’angel sembianza / che fosse del Tuo regno: / non me fu fallo, s’in lei posi amanza» (vv. 58-60). E Dante a proposito di Beatrice: «Diceano molti, poi che passata era: “Questa non è femmina, anzi è uno de li bellissimi angeli del cielo”» ( , XXVI). La giustificazione dell’amore di fronte a Dio. Costei per fermo nacque in paradiso Al cor gentil rempaira sempre amore ▶ Vita nuova L’ultimo motivo è l’idea di una sacralizzazione dell’ambiente circostante ( , v. 10) determinata dalla presenza della donna, come la (vv. 40-42), che rimanda a una sorta di consacrazione divina di Laura (la pioggia di fiori è un onore che si riserva, nelle processioni cristiane, alla Vergine). Ricordiamo anche la «nuvola di fiori» che avvolge Beatrice nel canto XXX del (vv. 28-39). La sacralizzazione del paesaggio. aere sacro pioggia di fior’ Purgatorio Cinque motivi stilnovistici pagina 342 Petrarca rielabora abilmente la tradizione lirica precedente, però la rinnova con una nuova sensibilità: a dominare, in questa sua canzone, è infatti il motivo terreno della bellezza femminile, senza alcuna implicazione teologica o salvifica , collocato nel divenire temporale, a differenza della rappresentazione stilnovistica della donna, concepita in un presente sostanzialmente atemporale. La novità di Petrarca Infatti le strofe della canzone presentano una complessa alternanza di piani temporali : la prima, «come un grande preambolo» (Fubini), sollecita gli interlocutori della natura, vale a dire i diversi aspetti di un paesaggio rappresentato secondo il modello classico del locus amoenus * , i quali riattivano la memoria dell’immagine passata della donna; la seconda e la terza proiettano la fantasia del poeta nella visione futura della propria morte, metaforicamente attesa come un porto in cui cessano i travagli della vita; le ultime due ritornano al passato, prima con la rievocazione di Laura avvolta nella pioggia di fiori, poi con la percezione del tempo che torna a fluire, gettando il soggetto lirico nell’incerto e divaricato stato tra la realtà e l’immaginazione. Tra passato, presente e futuro L’apparizione di Laura dunque è restituita al tempo, che ora segnala l’assenza della donna, il suo trasformarsi da oggetto di passione e sofferenza in fantasma interiore. Tuttavia Petrarca immagina che lei, con le sue preghiere, potrà fargli ottenere la salvezza facendo forza al cielo (v. 38). Egli sa infatti di essere nel peccato: le sue parole extreme (v. 13), cioè quelle pronunciate in punto di morte, non vengono rivolte a Dio a invocare cristianamente il suo perdono, bensì agli elementi della natura che sono stati vivificati dal contatto con Laura. Dunque sarà proprio lei, come fonte di traviamento spirituale seppure inconsapevole e innocente, per il poeta, a dover “convincere” Dio. Per quanto possa sembrare strano, si tratta di un , conforme alla dottrina cristiana. L’ardore di carità può vincere, in un certo senso, la giustizia divina, mutandone le decisioni. concetto perfettamente ortodosso Laura può intercedere per la salvezza del poeta Le scelte stilistiche Proprio perché l’episodio (forse) reale (l’incontro con Laura nella campagna provenzale) è poco più che un pretesto, tutta la rappresentazione si sviluppa sulla base di una visione fantastica. . Elementi oggettivi e dati soggettivi si intersecano, e alla fine sono gli ultimi a prevalere. Tanto che il poeta ammetterà, ai vv. 59-60, di essere . È da notare una sorta di , per cui a ogni elemento naturale è associata una parte del corpo di Laura: (vv. 1-2); (vv. 4-6); (vv. 7-9); (vv. 10-11). Manca infatti al testo qualsiasi oggettività descrittivo-narrativa diviso / da l’imagine vera fusione della donna nella natura acque-membra ramo-fiancho herba et fior’-gonna e seno aere-occhi Una visione soggettiva La dolcezza della visione di Laura è sostenuta, sul piano formale, da un ritmo fluido e musicale, costituito tramite la sapiente alternanza tra endecasillabi * e settenari * , con una netta preminenza dei secondi sui primi: i settenari conferiscono al testo un andamento più “cantabile” rispetto agli endecasillabi. Anche gli accenti collaborano a creare una tonalità dolce e meditativa: in fine di verso troviamo soltanto parole piane, sono assenti parole tronche e sdrucciole. Tale scorrevolezza è di tanto in tanto interrotta, ma non compromessa, da alcuni incisi: (v. 5); (v. 41). La sintassi è semplice, di tipo per lo più paratattico . Da notare l’insistito ricorrere di alcuni moduli tipici dello stile di Petrarca, come le sequenze di aggettivi ( , v. 1), le coppie di sostantivi ( , v. 7) e i nessi aggettivo-sostantivo ( , v. 2; , v. 4 ecc.). con sospir’ mi rimembra dolce ne la memoria * Chiare, fresche et dolci acque herba et fior’ belle membra gentil ramo Una dolce musicalità pagina 343 VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE E ANALIZZARE Perché il poeta dice di 1 LA MORTE CHE INCOMBE sentirsi prossimo alla morte? Quale sembra la ragione della sua imminente scomparsa? A quale 2 UN GIORNO SPECIALE benedetto giorno si riferisce in particolare il poeta al v. 31? Alla fine della terza strofa 3 LE LACRIME DI LAURA troviamo Laura piangente. Qual è il motivo del suo pianto? Rintraccia nel testo gli elementi 4 IL RITRATTO DI LAURA della descrizione fisica di Laura che rimandano alla sua sensualità. Quali sono i sentimenti del poeta 5 I PIANI TEMPORALI nei tre piani temporali in cui è articolata la canzone (passato, presente e futuro)? INTERPRETARE Il lessico della poesia ti sembra semplice 6 IL REGISTRO o ricercato? Motiva la tua risposta con esempi tratti dal testo. Benché la poesia 7 UNA LIRICA SENZA RACCONTO sia probabilmente ispirata a un fatto vero, Petrarca rinuncia a qualunque oggettività descrittiva e narrativa. Secondo te per quale motivo? Parlare e scrivere bene So usare bene NÉ: e NE vado fiero! Il usato da Petrarca all’inizio del v. 25 è con l’accento (attenzione: con l’accento acuto e non con l’accento grave!): ciò significa che è una congiunzione coordinante che ha il significato di “e non”. Il con l’accento può essere usato: né né né per coordinare due o più proposizioni negative (es.: «Non me l’ha mai detto scritto»; «Ha raccomandato di non fiatare muoversi per nessuna ragione»); né né in una proposizione negativa, per unire due o più elementi che hanno nella frase la stessa funzione sintattica. In questo caso si ripete davanti a ciascun elemento (es.: «Non ho saputo rispondere sì no ; «Non amo la carne il pesce»). né né né » né né Quando il , invece, è senza l’accento ha un’altra funzione grammaticale. Può essere: ne un avverbio di luogo ed esprime allontanamento da un luogo o da una situazione (es.: «Si è chiuso in casa e non [= da lì] vuole uscire»; « [= da lì] siamo usciti con le ossa rotte»); ne Ne un pronome personale ed è usato al posto di forme come , , , ecc. (es.: «Ne [= di ciò] parlerò ai nostri soci»; «Una volta dimostrato che io ho ragione, [= da ciò] segue che voi avete torto»). In questi casi il ha talvolta valore partitivo (es.: «Vorrei una caramella: ce [= di queste] sono ancora?»); di ciò da ciò di questo da quello ne ne ne una particella usata per intensificare l’azione di alcuni verbi intransitivi (es.: «Me vado via»; «Se stava tranquillo a casa»). ne ne Quindi, anche se c’è di mezzo solo la presenza o meno di un accento (non un apostrofo!), la differenza tra e è enorme sul piano del significato. Nelle frasi seguenti inserisci il o il giusto. PROVA TU né ne né ne Credo alla tua innocenza: anzi ...... sono convinto. Ho troppi spaghetti nel piatto: ...... vuoi un po’? Non posso ...... voglio incontrarlo: lo trovo molto antipatico. Non vado ...... al mare ...... in montagna; me ...... sto a casa mia. Educazione CIVICA – Spunti di realtà OBIETTIVO VITA SULLA TERRA 15 Anche se quello di Petrarca è un paesaggio stilizzato, legato al motivo classico del , alcuni critici si sono soffermati sulla sua piacevole descrizione della natura, rappresentata in modo idealizzato attraverso le sue acque limpide e la serenità della sua atmosfera. Certo, non si può attribuire a Petrarca la sensibilità ecologica di oggi. locus amoenus • Leggi l’ che e rifletti in un testo argomentativo se e come esso è davvero applicato e recepito nella coscienza individuale e collettiva degli italiani. articolo 9 della nostra Costituzione tutela il paesaggio