La frequentazione di Petrarca (anche nei termini di una fitta relazione epistolare) spinge infatti Boccaccio a concepire una nuova idea di letteratura: scrivere non avrebbe più dovuto essere un attività finalizzata soltanto al «diletto dei lettori, cioè al piacere e all intrattenimento (com era avvenuto con le novelle del Decameron), ma un impegno di tipo morale e religioso, volto a trasmettere messaggi di contenuto etico e spirituale. Non a caso, nel 1360 decide di prendere gli ordini minori. Due anni dopo, nel 1362, anche a seguito del fallimento di una congiura antigovernativa, in cui erano implicati alcuni suoi amici, Boccaccio decide di ritirarsi a Certaldo, dove condurrà una vita appartata dedita alle letture, agli studi e alla composizione delle opere erudite. L ultimo incarico attribuitogli dal Comune fiorentino è, nel 1373, il commento alla Commedia dantesca. Boccaccio svolge queste Esposizioni sopra la Comedia (così si intitolerà la rielaborazione scritta di quelle pubbliche letture), con grande successo, nella chiesa di Santo Stefano di Badia. L impresa si interrompe però al canto XVII dell Inferno, per la salute malferma dello scrittore, che muore in povertà il 21 dicembre 1375 a Certaldo. IL CARATTERE Dante Gabriel Rossetti, Visione di Fiammetta, 1878. Andrew Lloyd Webber Collection. UN BORGHESE INSODDISFATTO L immagine tradizionale di Boccaccio è sostanzialmente modellata sulle caratteristiche del Decameron: Boccaccio come spirito libero, gaudente, irriverente e mordace. In realtà l uomo Boccaccio fu persona dai tratti caratteriali ben più complessi e sfumati. Figlio naturale alla ricerca delle origini nobiliari Fin da bambino vive una sorta di complesso di inferiorità legato alla nascita fuori da un preciso contesto familiare. Questa circostanza della sua biografia gli pesa a tal punto che negli anni napoletani lo scrittore giunge a diffondere una leggenda sulla sua origine: il padre, Boccaccino di Chellino, durante i suoi soggiorni d affari a Parigi avrebbe conosciuto e amato una nobildonna francese imparentata con la famiglia reale; da questa relazione sarebbe nato lui. Non possiamo rimproverare al giovane Boccaccio tale invenzione: egli cercava solo un nobile riscatto dalle proprie origini effettive, che dovevano risultargli penose. Molte donne, ma poco amore Del resto, la vita dello scrittore non fu sempre felice. I suoi figli (cinque, tutti nati fuori dal matrimonio) morirono prematuramente; anche la sua vicenda sentimentale fu piuttosto dolorosa. Dai suoi palesi o velati accenni sappiamo che da giovane ama una certa Pampinea, poi un altra donna napoletana e infine Fiammetta, il suo grande amore. Seguono, a Firenze, alcune avventure galanti: Emilia, Lisa, Lucia e altre, fino alla bella vedova che gli preferisce un amante più ricco (di lei si vendicherà nel Corbaccio). Di fatto, Boccaccio non si sposa; lo scrittore sembra covare una sorta di avversione per i legami sentimentali duraturi. Questa irrequietudine si placherà soltanto negli ultimi anni. Nel 1360 ottiene la dispensa papale (rispetto alla nascita illegittima) per ricevere gli ordini sacri: la religione gli offrirà quelle consolazioni che la sfera sentimentale gli aveva negato. L AUTORE / GIOVANNI BOCCACCIO / 361