T1 Lo scopo del libro , Decameron   Proemio (riscrittura in italiano moderno di Aldo Busi) Il è un’opera dall’organizzazione estremamente complessa, in cui si intreccia una straordinaria pluralità di voci e di forme di racconto. L’architettura del libro prevede un nel quale l’autore espone le proprie intenzioni, preoccupato da subito di dare uniformità concettuale e ideologica a un libro che raccoglie cento novelle e che quindi, a prima vista, potrebbe sembrare frammentario. Parlando in prima persona, Boccaccio racconta la propria esperienza e da questa trae spunto per spiegare l’obiettivo della sua opera: contribuire ad alleviare le sofferenze delle donne prigioniere della passione amorosa. Decameron Proemio Un rimedio per le pene d’amore   Testo plus –  (originale) Lo scopo del libro Comincia il libro. Nome: Decamerone. Cognome: Principe Galeotto. Qui ci sono cento storie in dieci giornate dette da sette ragazze e da tre giovanotti.        , e se ciò vale per ciascuno di noi, figuriamoci 5 Umana cosa è l’avere compassione degli afflitti per quelli che, bisognosi di conforto, l’hanno trovato: vorrà dire che a loro volta si prodigheranno senza risparmiarsi quando gli verrà richiesto; e se mai c’è stato uno che avendone bisogno l’ha poi ricevuto, quello sono proprio io. Perché dalla mia adolescenza a ora sono stato in balìa di un amore tale che, se lo narrassi,     apparirebbe forse ben più nobile di quanto la mia infima persona non lascerebbe 10 pensare. Sebbene chi ne venne a conoscenza mi lodasse per la mia forza d’animo e accrescesse la sua stima per me, tuttavia tollerarlo fu una fatica improba. Intendiamoci, mica per crudeltà della donna che amavo, ma per il troppo fuoco appiccato nella mente da una voglia scatenata che, non contentandosi mai di stare al     di qua dei limiti imposti dalle convenienze, mi faceva fare indigestione di dolore. 15 In quello stato di abbattimento esaltato, qualche amico mi procurò non poco sollievo con i suoi discorsi caritatevoli per sdrammatizzare e consolarmi, tanto che sono fermamente convinto di non essere morto proprio grazie a una classica pacca sulla spalla. Ma siccome Egli, , ha ritenuto opportuno sottoporre essendo infinito     le cose terrene alla legge immutabile che decreta una fine per tutto, anche il mio 20 amore, intrepido quanto altri mai, che né forza di volontà né buon senso – né l’evidente vergogna, visto il pericolo a cui avrebbe potuto espormi – aveva potuto rompere o piegare, questo mio immenso amore è venuto meno, da solo, per mero susseguirsi dei giorni e delle notti. Però, al presente, mi ha lasciato quel piacere     che di solito è pronto a offrire a coloro che non s’imbarcano nelle acque più cupe 25 senza tenere un occhio al timone e, mentre prima era un vero tormento, portatosi via ogni affanno, è rimasto in me con la sua aura più carezzevole. Ma anche se la pena è finita, non per questo ho perso memoria dei benefici ricevuti da coloro che per benevolenza hanno fatto propria la mia soma, memoria che solo la morte     potrà cancellare. 30 PARLARE E SCRIVERE BENE  p. 382 ▶ Francesco Podesti, (particolare), 1851. Treviso, Museo Civico Luigi Bailo. I novellatori del Decamerone Sono convinto che, fra le altre virtù, la gratitudine meriti un encomio particolare e il suo opposto un non inferiore e, per non fare brutta figura, adesso ▶ biasimo che mi sono liberato intendo ricambiare, per quel po’ che posso, quanto ho ricevuto. E se non proprio a sollievo di quanti mi diedero una mano – i quali, vuoi per     puro caso, vuoi perché hanno la testa sulle spalle, vuoi perché per fortuna non ne 35 hanno bisogno – almeno a sollievo di quelli che la testa non sanno dove sbatterla. E per quanto il mio sostegno, o conforto che dir si voglia, certamente sia ben poca cosa per i veri bisognosi, mi sembra tuttavia che esso debba accorrere soprattutto là dove se ne ha più bisogno, anche perché, vada come vada, un giorno gli sforzi     di una mano tesa saranno un bel ricordo garantito. 40 E chi oserà negare che convenga fare questo dono più alle lettrici, leggiadre, che ai maschi tout court? Le lettrici, dentro i petti, delicati, fra timori e rossori, reprimono le fiamme che l’amore dispiega per erompere e trascinare via con sé – lo sapete ben voi che lo avete provato e che lo state provando, no? E se ciò non bastasse,     le donne, subordinate ai voleri, ai piaceri, agli ordini di padri, madri, fratelli 45 e mariti, devono far passare il tempo rinchiuse nell’angusta cella dei loro tinelli, e stando sedute con le mani in mano, volendo e non volendo, richiamano fra sé e sé i più disparati pensieri, certo non sempre allegri. E se a forza di rimuginare sopravviene quella certa malinconia provocata da un desiderio incontenibile, meglio     che se ne resti chiusa dov’è a costo dell’avvilimento che comporta sino a che... 50 non verrà rimossa da una nuova tela di Penelope della mente. Le donne, senza una qualche tela così, sarebbero molto meno equipaggiate dei maschi a far fronte alle calamità del cuore, come tutti possiamo facilmente constatare. I maschi, se sono afflitti da pensieri malinconici o tormentosi, hanno tanti di quei modi in più per     buttarseli dietro le spalle, dato che possono sentirne e vederne a piacere di tutti i 55 colori, andare a zonzo, a uccelli, a cinghiali, a pesci e a cavallo, giocare d’azzardo e trafficare, hobby grazie ai quali chiunque può, in parte o del tutto, ritrovare la trebisonda e distrarsi da ogni chiodo fisso almeno per un po’ – dopo di che, di riffe o di raffe, l’uomo ci metterà una pietra sopra o il chiodo finirà per spuntarsi     in una delle tante noie della vita e amen. 60 TRECCANI ▶ Le parole valgono Il francese antico – da cui deriva l’italiano – ha la stessa etimologia di “bestemmiare”: chi intende formulare tacitamente o apertamente un giudizio negativo, per lo più di natura morale, su una persona o su una cosa. Si i vizi, i difetti, la condotta altrui e così si censurano comportamenti sociali diffusi: ma talvolta lo si fa con un atteggiamento un po’ snob, da primo della classe: «Come ti permetti di il prossimo?» biasimare blasmer biasimare biasima biasimano biasimare ➔ Indica quale, tra questi verbi, non è un sinonimo di biasimare: stigmatizzare ; disapprovare ; deplorare ; ottemperare ; esecrare . Perciò, affinché da parte mia almeno parzialmente si faccia ammenda all’ingiustizia della sorte che sottrae le sue stampelle proprio là dove viene meno la forza – come possiamo ben vedere nelle signore, così vulnerabili –, io intendo raccontare, a sostegno e rifugio di quelle che amano a vuoto (e non tanto di quelle tutte ago, filo     e tamburello), cento storie o favole o parabole che dir si voglia, raccontate in dieci 65 giorni da una scelta brigata di sette ragazze e di tre giovanotti costituitasi durante l’appena passata epidemia di peste. In questi racconti ci imbatteremo in casi d’amore un po’ piacevoli un po’ no e in numerosi e burrascosi fatti di cronaca d’attualità e non, e le signore che li leggeranno ci piglieranno sia la pazza gioia per le cose dell’altro     mondo che succedono, sia l’utilità di un saggio consiglio, e sapranno distinguere ciò 70 che va rifuggito da ciò che va perseguito, illuminazioni che non possono abbagliarci, sia detto per inciso, se prima non si sconfigge quella pena. Se ciò avverrà, e voglia Iddio che sia così, c’è da dire grazie solo all’Amore, donne, che liberandomi dalle sue catene m’ha concesso di profittare dei piaceri che invece riesce a darci.  pagina 380  DENTRO IL TESTO I contenuti tematici La rubrica con la quale si apre il anticipa da subito, e in modo allusivo, la natura, il carattere e la struttura dell’opera: l’ , infatti, le attribuisce un titolo e un sottotitolo che denunciano il . Il nome , coniato sul modello greco, riprende quello di un famoso trattato del IV secolo, l’ di sant’Ambrogio: ai sei giorni della creazione del mondo che sono l’oggetto di questo libro corrisponderanno i dieci giorni nei quali dieci giovani ri-creeranno, grazie al semplice piacere del racconto, il mondo corrotto dalla peste. Decameron incipit rapporto intertestuale con un sistema letterario noto e consolidato Decameron Hexaemeron Tale viene però subito stemperato dal legame trasparente che il sottotitolo intreccia con il canto V dell’ dantesco, quello in cui troviamo la vicenda amorosa di Paolo e Francesca, favorita dal libro “Galeotto” (così chiamato per metonimia dal nome del personaggio della Tavola Rotonda che, nel romanzo cortese, incoraggia l’amore di Lancillotto e Ginevra). Quest’ambito mondano evoca, in apertura, il e le suggestioni legate al sentimento e alla passione: quello di Boccaccio sarà, appunto, il libro “galeotto”, da leggere con diletto come un complice segreto o una sorta di sorridente intermediario dell’amore. richiamo sacro Inferno * mondo della cavalleria Il messaggio della rubrica Alle indicazioni liminari di titolo e sottotitolo si lega il contenuto del Proemio vero e proprio, nel quale l’autore identifica il proprio pubblico nelle oziose donne innamorate e afferma la finalità consolatoria ed edonistica dell’opera . Si tratta quasi di un obbligo morale ( Umana cosa è l’avere compassione degli afflitti , r. 5), specie per chi come lui ha ricevuto in passato solidarietà nelle pene vissute a causa della passione amorosa e sente quindi il dovere di restituirla con parole e gesti di conforto. Destinatarie della sua compassione saranno inevitabilmente soprattutto le , dipinte come vittime privilegiate dell’amore. Mentre gli uomini hanno maggiori possibilità per allontanare i (r. 56), esse infatti sono condannate a soffrire maggiormente dal pudore, dalle convenzioni sociali e dalla loro esistenza più riservata. Per questa ragione, l’autore si prefissa l’obiettivo di portare giovamento alla loro condizione, aiutandole a svagarsi e a liberarsi dalla noia e dalla ripetitività di una vita casalinga, trascorsa (r. 46). Le cento novelle che comporranno il libro avranno proprio il compito di rimediare all’ (rr. 61-62), che sembra accanirsi sulle creature più vulnerabili psicologicamente. Esse dovranno , arrecando al tempo stesso diletto e utilità. donne pensieri malinconici o tormentosi nell’angusta cella dei loro tinelli ingiustizia della sorte consolare e insegnare Il pubblico e la finalità dell’opera  pagina 381  Questa duplice funzione di intrattenimento e ammaestramento è possibile grazie alla pluralità di soluzioni con le quali si articola il racconto, che può presentarsi con argomenti diversi, ma anche con differenti funzioni e strutture. Non a caso, accanto alla dichiarazione di intenti, Boccaccio propone in queste pagine proemiali una meditata riflessione sulla natura della narrazione e sulle sue specifiche denominazioni. Egli distingue infatti tra (r. 65), ossia, rispettivamente, tra creazioni fittizie e fantasiose, narrazioni dall’evidente contenuto morale o allegorico e novelle basate su eventi effettivamente accaduti, collocati all’interno di uno sfondo storico realistico. In questa codificazione si coglie la molteplicità delle tradizioni con le quali il fa i conti: gli della predicazione cristiana, le narrazioni brevi dei trovatori provenzali (si pensi alle e alle ), i francesi dal contenuto spesso e volentieri licenzioso, la varia aneddotica medievale ecc. Si tratta di fonti e materiali sterminati che Boccaccio, grazie a una complessa commistione di modelli, rielabora e trasforma per descrivere – nel suo libro infinito – l’infinita, . storie o favole o parabole teorica Decameron exempla vidas razos fabliaux multiforme realtà dell’esistenza umana La codificazione del racconto Le scelte stilistiche La versione contemporanea di Busi rispetta con fedeltà lo stile del testo originale, che intende essere tutt’altro che sciatto o popolaresco. Come prevedevano le regole della retorica, , si sviluppa in una forma sentenziosa e proverbiale, a mo’ di esergo ( , r. 5) e, benché non presenti la classica invocazione alla divinità per ricevere aiuto e ispirazione, come invece accadeva nei poemi greci e romani, l’autore non evita di chiamare in causa Dio e la sua infinità (rr. 19-20) per spiegare la caducità di ogni passione terrena (compresa la propria). l’apertura è solenne Umana cosa è aver compassione degli afflitti D’altro canto, anche da un punto di vista sintattico il testo si presenta da subito con una : Busi riprende da Boccaccio un periodare ipotattico di imitazione latina, con amplissime volute e con grande abbondanza di subordinate (come si vede nel primo periodo del brano, in cui ricorrono concessive, relative, ipotetiche). struttura particolarmente elaborata * Una scrittura sostenuta Johann Anton Ramboux,  , 1830 ca. Darmstadt, Hessisches Landesmuseum. scena dal Decameron  pagina 382  VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE E ANALIZZARE Quali sono stati gli effetti dell’amore sperimentati dall’autore nella sua giovinezza? 1 Le conseguenze del sentimento Perché Boccaccio sceglie di rivolgersi alle donne? 2 La dedica Che cosa permette agli uomini di soffrire meno per le conseguenze del sentimento amoroso? 3 Il privilegio degli uomini Anche un autore incline a elogiare la natura delle donne come Boccaccio non sa esimersi dal sottolineare la loro presunta natura volubile. In quale punto del testo? 4 Un pregiudizio maschilista Per descrivere le insidie dell’amore, Boccaccio usa una metafora marinaresca assai frequente nella letteratura classica. Individuala e spiegala. 5 La metafora INTERPRETARE Spiega per quale ragione Boccaccio ritiene la condizione femminile più sfortunata rispetto a quella maschile e quali effetti ciò determina quando la donna patisce per amore. 6 La sfortuna delle donne scrivere per... Queste pagine documentano una concezione dell’amore diversa da quella tipica della sensibilità cortese e stilnovistica. Ragiona su questo aspetto in un testo argomentativo di circa 20 righe. 7 Argomentare confrontando Parlare e scrivere bene Sbagliando s’impara (a usare il GERUNDIO) Nella sua riscrittura del del , Aldo Busi fa uso di un modo verbale indefinito, il gerundio: (r. 8), (r. 14), (r. 19) e così via. Questo modo ricorre moltissimo nella nostra comunicazione quotidiana e non disdegniamo di usarlo neppure nella forma scritta. Esso costituisce una subordinata che indica un fatto legato a quello espresso dalla proposizione principale e può avere valori diversi: Proemio Decameron avendone bisogno contentandosi essendo infinito Scendendo dal treno, ho perso le chiavi. [valore temporale: “ Mentre scendevo dal treno…”] Giacomo, miope, è costretto a usare gli occhiali. [valore causale: “Giacomo, è miope…”] essendo poiché Il pubblico esprimeva consenso alle parole dell’oratore, le mani. [valore modale o strumentale: “in questo modo”, ovvero “con il battere delle mani”] battendo Solo otterrai un bel voto. [valore condizionale: “solo se studierai…”] studiando Questi esempi presentano il gerundio al presente, ma si può usare anche al passato, per indicare un’azione anteriore a quella della principale: tardi, non abbiamo trovato posto al ristorante. Avendo prenotato Trasforma i seguenti gerundi in verbi di modo finito, indicandone il valore (causale, temporale ecc.). PROVA TU  Soltanto (...................................) raggiungerai buoni risultati. [Valore: ...................................] impegnandoti Non (...................................) a vincere la sfida, Chiara se la prese con gli arbitri. [Valore: ...................................] essendo riuscita Non si parlavano (...................................). [Valore: ...................................] ballando Carlotta spense le candeline (...................................) sopra. [Valore: ...................................] soffiandoci Avrai notato che negli esempi il gerundio ha lo stesso soggetto della frase reggente, ma possono esserci dei casi in cui questo non avviene: quando il gerundio è impersonale (« si impara»; « a dirotto, siamo rimasti a casa») e quando il gerundio ha un soggetto proprio espresso (« molte brutte notizie, sono stato preso dalla disperazione»). In tutti gli altri casi il gerundio deve condividere il soggetto del verbo finito al quale si collega. Sbagliando Piovendo Arrivando PROVA TU  Correggi queste frasi in cui il gerundio è usato impropriamente. Non sopporto i ritardatari, di rispetto. mancando ➞ .................................................................................................................................................... un bravo studente, ho stima di te. Essendo ➞ .................................................................................................................................................... E infine un caso che ti fa capire perché occorre concordare il gerundio al soggetto. Prendiamo questa frase: «Maria è arrivata e, dal treno, ho notato che zoppicava». Chi scende: io? Maria? Nel primo caso, meglio dire o scrivere: «Maria è arrivata e, quando sono sceso dal treno, ho notato che zoppicava». Nel secondo: «Maria è arrivata e, mentre scendeva, ho notato che zoppicava». scendendo