richiesta di accompagnarle, essi accettano di buon grado. Il giorno seguente la brigata dei dieci lascia Firenze, insieme con la servitù, per raggiungere un luogo che dista soltanto due miglia dalla città.] 160 Questo luogo si trovava su una collina distantissima da ogni via di comunicazione costellata di arbusti e piante verdeggianti; sul cocuzzolo c era un palazzo con un gran bel cortile al centro e con logge tuttintorno, e sale e camere bellissime e differenti l una dall altra, tutte decorate da affreschi ragguardevoli. Il palazzo era circondato da praticelli e giardini meravigliosi con zampilli di acqua freschissima; un arcata della cantina era occupata fino al soffitto da otri di vino prezioso, cosa più adatta a dei diligenti bevitori che non a delle ragazze sobrie e costumate. [...] [Si stabilisce di eleggere, per ogni giorno, un re o una regina che stabilisca per tutti le regole della convivenza. Per la Prima giornata la regina sarà Pampinea, che propone di trascorrere il tempo «novellando .] 165 170 175 180 185 190 195 La neo-eletta regina licenziò la vivace brigata, e i giovani e le belle, cicalando amabilmente, si diressero a passo lento verso un giardino, dove intrecciarono ghirlande con svariati arbusti cantando fiorinfiorello. Dopo essersi trastullati tutto il tempo concesso dalla regina, tornarono a casa e strabiliarono nel vedere che Parmeno aveva già messo in pratica i compiti appena affidatigli: nella sala a pianterreno le tavole erano state apparecchiate con tovaglie bianchissime, i bicchieri sembravano d argento e fiori di ginestra erano sparsi ovunque. Dopo che la regina ebbe dato l esempio di versarsi l acqua sulle mani, tutti fecero altrettanto e ci si mise a sedere secondo la disposizione voluta da Parmeno. Cominciarono a arrivare vivande delicatissime e vini finissimi, e i tre famigli diedero il via al servizio alle tavole. Fu una cuccagna per la vista e il palato, tutti mangiarono fra chiacchiere e lazzi piacevolissimi e, levate le tavole, visto che c era chi sapeva suonare, chi cantare e tutti indistintamente carolare, la regina fece portare gli strumenti e ordinò a Dionèo di prendere un liuto, a Fiammetta una viola e i due cominciarono a suonare una deliziosa carola. Mandata la servitù a mangiare, la regina e le altre donne scesero subito in pista e, mettendosi a volteggiare con i due giovani, si persero ben presto nella danza, terminata la quale ripassarono un repertorio di canzoni birichine e gentili. Continuarono fino a che alla regina sembrò giunta l ora di andare a dormire e, col suo permesso, i tre giovani si ritirarono nelle loro camere separate da quelle delle ragazze che trovarono con i letti ben rincalzati e cosparsi di fiori come le tovaglie nella sala. Anche le donne, spogliatesi, si coricarono facendosi largo tra i fiori. Erano appena suonate le tre che la regina, levatasi, fece chiamare ragazze e ragazzi, dicendo che non faceva bene poltrire troppo di giorno, e se ne andarono in un praticello d erba verde e alta dove il sole non batteva da nessuna parte e qui, nella brezza di un venticello, la regina fece cenno di disporsi tutti in cerchio sull erba, dicendo: «Come potete vedere, il sole picchia forte e fa un caldo boia. Solo le cicale hanno fiato per barcamenarsi fra gli ulivi. Sarebbe da sciocchi spostarsi adesso da qualche parte col caldo che fa. bello stare qui al fresco e abbiamo tavolieri e scacchiere, se ci va di giocare. Secondo me, invece di giocare, cosa che scontenta sempre una delle parti senza peraltro gran divertimento dell altra o di chi sta a L AUTORE / GIOVANNI BOCCACCIO / 387