Educazione CIVICA – Pagine di realtà Gli effetti del contagio sulla psiche Nella sua al Boccaccio descrive l’orrore materiale della peste, ma si sofferma soprattutto sul conseguente stravolgimento dei rapporti umani e sul venir meno di ogni civile convivenza. Gli effetti negativi che un’epidemia determina sulla società non riguardano infatti solo la salute ma anche la psiche degli individui, alimentando paure, stati di ansia, depressione che si riflettono poi nelle relazioni con gli altri. Su questi aspetti si sofferma l’articolo di , psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Introduzione Decameron Eleonora Stopani La rivista scientifica “The Lancet”, non molto tempo fa, ha pubblicato uno studio sull’impatto psicologico del Coronavirus. Lo ha messo in relazione ad altre situazioni simili del passato (seppur non con lo stesso impatto). Una fra tutte è stata la quarantena messa in atto in varie zone della Cina a seguito dell’epidemia da SARS del 2003. In quella situazione, la popolazione fu costretta a rimanere in quarantena per dieci giorni, periodo che è servito agli psicologi locali per analizzare l’effetto di questo genere di emergenza. Grazie ai dati raccolti, all’osservazione e al confronto di quanto si è verificato durante l’isolamento e di ciò che stiamo vivendo adesso, è stato possibile riconoscere le conseguenze psicologiche principali del Coronavirus e analizzarle nelle persone. Per cominciare, sappiamo bene come una delle misure che i governi hanno attuato per prevenire la diffusione del Coronavirus e per superare la malattia (quando i sintomi sono lievi), è quella della quarantena. Questa implica il totale isolamento per una durata di almeno 15 giorni. Le ricercatrici che hanno portato a termine lo studio sono giunte alla conclusione che superati i dieci giorni di isolamento totale la mente inizia a cedere. Dall’undicesimo giorno compaiono stress, nervosismo, ansia maggiore. Avendo avuto in molti casi reclusioni molto più prolungate, è facile immaginare come gli effetti siano potuti essere ancor più difficili da gestire per la maggior parte della popolazione. Entrando invece più nello specifico della clinica, una delle conseguenze psicologiche più evidenti del COVID-19 è per molte persone la paura di essere infettati o di poter infettare gli altri senza saperlo. È importante sottolineare che, quando una situazione di epidemia o pandemia si espande, la mente umana tende a sviluppare delle paure irrazionali. Spesso non basta che prestiamo ascolto alle fonti informative affidabili, né che siamo a conoscenza delle misure di sicurezza semplici e necessarie. Ad esempio, lavarsi le mani, mantenere il metro di distanza, rimanere a casa se si ha qualche linea di febbre o sintomi specifici. Pian piano è possibile aver sviluppato paure sempre più infondate, come il timore irrazionale che l’infezione possa provenire dagli alimenti che mangiamo, oppure che possa essere trasmessa dai nostri animali domestici. Ciò può aver scatenato veri e propri sintomi ossessivo-compulsivi. In un contesto in cui l’interazione sociale è stata ridotta al limite per settimane o per mesi, dove regnava il silenzio nelle strade normalmente rumorose e affollate e siamo stati costretti a stare chiusi in casa, è ovvio come noia e frustrazione siano stati ben presenti nelle nostre giornate. L’incapacità di mantenere il nostro stile di vita e la nostra libertà di movimento (sia fisica che mentale) ha fatto precipitare molte persone verso un baratro di emozioni complesse e problematiche. In certi casi questo può aver scatenato o slatentizzato dei veri e propri sintomi di tipo depressivo. Ancora, nel contesto di pandemia in cui ci siamo trovati catapultati (la maggior parte di noi per la prima volta nel corso della propria vita) la mente tende ad agire seguendo pochi impulsi naturali. Una delle conseguenze di ciò, per alcuni è stato l’acquisto o shopping compulsivo. In uno scenario incerto come quello delle prime settimane di emergenza, il nostro cervello si era concentrato sulla priorità di non rimanere senza i beni fondamentali per la sopravvivenza. Anche in questo caso, non importava che i nostri supermercati fossero sempre ben riforniti e che le autorità si raccomandassero di non fare razzie nei negozi o che le farmacie risultassero sempre ben rifornite. La mente di molti di noi ci ha portato a credere che determinati beni potessero finire e ci ha quindi spinto a fare scorte esagerate e immotivate. […] Come dicevamo all’inizio, e forse è questa la conseguenza che dobbiamo tenere più presente. La popolazione più vulnerabile è composta da quelle persone che già prima della comparsa del virus presentavano quadri più o meno importanti di depressione, fobie, ansia generalizzata, disturbi ossessivo-compulsivi. Il periodo di isolamento, il bombardamento mediatico e le continue restrizioni alla vita normale a cui erano abituate, possono senza dubbi aver aggravato le loro condizioni di salute psicologica. Possono inoltre aver avuto diversi tipi di effetti collaterali, per loro e anche per i loro familiari, conviventi e conoscenti. […] Per concludere, c’è un fattore evidentemente che accomuna tutti noi in questo periodo di post pandemia. È un fattore pericoloso, che può impattare negativamente sulla salute mentale di noi tutti e in particolar modo su quella di chi già precedentemente soffriva di qualche disagio o disturbo psicologico. Ovvero il cosiddetto pensiero catastrofico. Si tratta della tendenza ad anticipare sempre il peggio, quella vocina che ci sussurra che perderemo il lavoro, che le cose non torneranno come prima, che finiremo in ospedale, che qualche persona a noi cara non ce la farà, che l’economia crollerà, che non ci saranno vie di uscita alla situazione ecc. Ovviamente, anziché aiutare, questi pensieri non fanno altro che complicare la realtà che stiamo vivendo. La rendono più faticosa e sicuramente meno piacevole o rassicurante. (Eleonora Stopani, , “IPSICO.it”, 22 luglio 2020) Conseguenze psicologiche del Coronavirus Il distanziamento sociale ha cambiato le abitudini più comuni, come fare la spesa. leggi e comprendi Come si può manifestare concretamente una forma di psicosi irrazionale, a seguito della diffusione di un’epidemia? 1 Che cosa determina, secondo l’autrice, una diffusa tendenza allo shopping compulsivo? 2 RIFLETTI, SCRIVI, SOSTIENI 3 In un’intervista, riferendosi all’epidemia, il filosofo Massimo Cacciari (n. 1944) ha affermato: «Cambieranno molto le abitudini delle persone e ci vorrà tempo prima che si ritorni a forme tradizionali di socializzazione che potrebbero non essere mai più come le abbiamo vissute e conosciute. Bisogna vedere come riprenderanno certe consuetudini, in particolare fra i giovani. Ma a parte ciò, io penso che questa crisi potrebbe accelerare tendenze già in atto relativamente all’organizzazione del lavoro, al rapporto tra i settori produttivi impostando degli equilibri a favore di alcuni e massacrando gli altri. Anche la rete commerciale si modificherà. Sta già avvenendo ora, con il monopolio dell’e-commerce». Prova a stilare un bilancio personale, partendo dalla tua esperienza ma allargando lo sguardo alle tendenze diffuse nella società e nelle relazioni tra gli individui: che cosa è veramente cambiato tra il prima e il dopo? La vita è rimasta la stessa? I comportamenti delle persone e le dinamiche economiche hanno subito la trasformazione preconizzata da Cacciari? Scrivi un testo argomentativo nel quale esponi le tue tesi e le argomenti, confutando quelle diverse dalle tue.