Educazione CIVICA – Pagine di realtà Le donne e il diritto di scegliere All’inizio della novella, Boccaccio scrive che i fratelli di Lisabetta non l’avevano “ancora maritata”. In questo verbo è racchiusa tutta la logica prevaricatrice assunta dalla società del tempo nei confronti di una donna, che non ha il diritto di scegliersi il marito, seguendo i propri desideri e sentimenti. A distanza di secoli, purtroppo, la pratica del “matrimonio combinato” è ancora in uso presso alcune culture. Nell’articolo che segue leggiamo la storia di una coraggiosa ragazza libica, , che, trasferitasi in Italia con i genitori nel 2005, ha avuto il coraggio di sfidare pericoli e convenzioni culturali e religiose per difendere la propria libertà. Najla Aqdeir OBIETTIVO PARITÀ DI GENERE 5 Najla Aqdeir. Najla, mezzofondista tesserata per la società Bracco Atletica di Milano, è una rifugiata politica. Non è venuta nel Belpaese con il barcone, ma le autorità italiane le hanno concesso l’asilo politico per la – triste – storia che l’ha vista protagonista. Una storia di riscatto dalle umiliazioni e dalle privazioni che i suoi genitori – di stretta osservanza religiosa musulmana – le volevano imporre. […] Qualche tempo dopo il suo arrivo in Italia la madre la porta in Marocco. Il motivo? Sposare un uomo ben più grande di lei, ovviamente mai conosciuto. Il classico matrimonio combinato. Ma Najla non ci sta. “Dissi no, quel matrimonio combinato non lo volevo, perciò chiamai il mio allenatore e tornai in Italia. Volevo parlare con mio padre, speravo mi comprendesse, gli avrei detto che magari avrei sposato un uomo libico per farlo felice”. E invece no. Najla prende il coraggio di rivelare la sua relazione con un ragazzo italiano. Vuole avere una vita normale come tutte le sue coetanee, in campo sentimentale e in quello sportivo. Il padre non vuole, non capisce. E la rinchiude in casa. “Il fatto che corressi in mutande non andava giù a mio padre, ma io posso anche capirlo... Mi faceva pena ma anche tenerezza, era la sua cultura che lo spingeva a dire quelle cose”, racconta Najla. Che fare? Accettare la situazione o ripudiare la propria famiglia? Dopo una lunga riflessione la ragazza decide di denunciare i genitori. Viene affidata a una comunità protetta e al tempo stesso continua a portare avanti la sua passione per l’atletica. Un giorno, durante un allenamento all’Arena Civica, rimane folgorata da una nuova disciplina, i 400 ostacoli. Simbolo delle difficoltà trovate nel suo percorso di liberazione dai lacci culturali che le imponeva la famiglia. Correre per dimenticare, scappare dall’oscurantismo e affermare la propria libera personalità. Il permesso di soggiorno le sta per scadere, allora prova a chiedere lo status di rifugiato. Che le viene concesso, consentendole di fare sport (dai 400 ostacoli è passata agli 800 metri e poi ai 3 mila siepi). “Il mio sogno? Partecipare alle Olimpiadi con la nazionale dei rifugiati”. (Gianni Carotenuto, , “Il Giornale”, 18 marzo 2019) Najla, una vita di corsa per sfuggire al matrimonio combinato leggi e comprendi Che cos’è il “Belpaese” di cui si parla nell’articolo? Cerca su un vocabolario o su internet l’origine di questo appellativo. 1 Si può dire che Najla nutra rabbia e odio nei confronti del padre? 2 Rifletti, scrivi, sostieni Najla ha trovato nello sport un’occasione per uscire dall’oppressione e realizzare i propri sogni: correre per lei non significa solo promuovere il benessere fisico, ma molto di più. Quale funzione riveste, a tuo giudizio, l’attività sportiva oggi? In che modo aiuta a sviluppare la personalità e a educare alla socialità? Affronta il tema in un testo argomentativo, facendo riferimento, se lo ritieni opportuno, anche alle tue esperienze personali. 3