T7 Nastagio degli Onesti , V, 8 Decameron (riscrittura in italiano moderno di Bianca Pitzorno) La Quinta giornata, retta da Fiammetta, è dedicata agli amori felici. In questa novella, raccontata da Filomena, ci troviamo apparentemente nel territorio del macabro: Boccaccio riprende il motivo della “caccia infernale” con cui vengono puniti i peccatori carnali, che ricorreva nella letteratura religiosa e didascalica del Medioevo (per esempio, in Iacopo Passavanti, il predicatore e monaco domenicano trecentesco autore delle novelle esemplari raccolte nello Specchio di vera penitenza ). Qui però l’argomento è sviluppato con il sorriso e con l’intento, ben più leggero, di invitare le donne a vincere la superbia e a cedere alle lusinghe dell’amore. Guai a rifiutare l’amore Testo plus – (originale) Nastagio degli Onesti A Ravenna, antichissima città della Romagna, vivevano un tempo molti nobili e gentiluomini, tra i quali un giovane chiamato Nastagio degli Onesti. In seguito alla morte del padre e di uno zio, Nastagio era entrato in possesso delle proprietà di famiglia e la sua ricchezza era così grande che non si riusciva a calcolare. Era scapolo e, come avviene ai giovani, si innamorò di una fanciulla. La giovinetta 5 era figlia di messer Paolo Traversari, di famiglia dunque molto più nobile di quella degli Onesti. Ma Nastagio sperava ugualmente di conquistarla con la magnificenza del suo comportamento e delle sue iniziative. Però, nonostante egli facesse cose grandissime, belle e lodevoli, queste non solo non gli giovavano, ma anzi pareva che gli nuocessero, tanto crudele, dura e selvatica gli si mostrava la 10 giovinetta amata. La quale, forse a causa della sua straordinaria bellezza, forse a causa della nobiltà della sua famiglia, era così altera e sdegnosa che non solo non le piaceva Nastagio, ma nessuna delle cose che lo riguardavano. Per Nastagio questa crudele indifferenza era durissima da sopportare. Il giovane se ne lamentava con gli amici e più di una volta, per iI dolore, aveva provato il 15 desiderio di uccidersi. Mille volte decise in cuor suo di dimenticare la fanciulla o addirittura, se avesse potuto, di ricambiarla dello stesso odio. Ma invano faceva questi proponimenti, perché sembrava che il suo amore diventasse tanto più grande quanto minore era la speranza di vederlo ricambiato. Il tempo passava e Nastagio continuava a essere innamorato e a spendere senza 20 misura per fare impressione sulla fanciulla. Alcuni dei suoi parenti, persuasi che così facendo il giovane avrebbe finito per ammalarsi e per consumare tutto il suo patrimonio, gli consigliarono più volte di allontanarsi da Ravenna. Un lungo soggiorno in qualche altro paese, dicevano, avrebbe fatto diminuire sia l’amore sia le spese esagerate. Nastagio si fece beffa più 25 volte di questo consiglio, ma quelli insistevano tanto che alla fine sembrò lasciarsi convincere. Fece fare grandi preparativi, come se volesse andarsene in Francia, in Spagna o in qualche altro paese lontano. Poi montò a cavallo e, accompagnato dagli amici, si allontanò da Ravenna. Ma dopo solo tre miglia, arrivato in un luogo chiamato Classe, si fermò. Fece innalzare dai servi tende e padiglioni e disse agli 30 amici che se ne tornassero pure in città, perché lui era arrivato. Così, attendatosi in quel luogo, cominciò a vivere in modo piacevole e dispendioso, invitando a pranzo e a cena, secondo le sue abitudini, ora questo, ora quello dei suoi conoscenti. Ora avvenne che un venerdì, quasi all’inizio di maggio, in una bellissima giornata, 35 Nastagio camminava pensando come al solito alla sua donna crudele. E per poterci pensare a suo piacimento, aveva ordinato a tutti i servitori che lo lasciassero solo. Così, immerso nei suoi pensieri, passo dopo passo arrivò nella pineta. Era già pomeriggio inoltrato e Nastagio, senza avvedersene, si era addentrato tra i pini per circa 40 mezzo miglio, scordandosi di mangiare e di qualsiasi altra cosa. Quando, all’improvviso, gli sembrò di udire un gran pianto e lamenti altissimi emessi da una voce femminile. Interruppe il corso dei suoi pensieri amorosi e si guardò attorno, meravigliato di trovarsi nella pineta. Ed ecco venire di corsa verso di lui, attraverso una folta macchia di arboscelli e di pruni, una bellissima fanciulla, nuda, scarmigliata e 45 tutta graffiata dalle frasche e dai rovi, e gridava invocando pietà. Era inseguita da due grandi e feroci mastini che la incalzavano senza tregua, mordendole crudelmente le carni ogni volta che riuscivano a raggiungerla. Dietro ai cani galoppava un cavallo nero. Il suo cavaliere, vestito di bruno, col volto ferocemente corrucciato, impugnava uno stocco e con parole feroci e crudeli minacciava di morte la fuggitiva. 50 Questa visione suscitò nell’animo di Nastagio meraviglia, spavento, compassione per la sventurata donna e desiderio di aiutarla a scampare da quella angoscia e da quella orribile morte. Il giovane era disarmato, ma afferrò il ramo d’un albero e, alzandolo come un bastone, si fece incontro ai cani e al cavaliere. Ma costui, vedendolo da lontano, gli gridò: «Nastagio, non ti immischiare. Lascia fare ai cani 55 e a me ciò che questa malvagia femmina ha meritato!» I cani intanto avevano azzannato la donna ai fianchi, costringendola a fermarsi. Quando il cavaliere sopraggiunse e smontò da cavallo, Nastagio gli si parò davanti e gli disse: «Io non so chi sia tu, che mi conosci così bene. Però ti dico questo: è una gran viltà che un cavaliere armato voglia uccidere una donna nuda e 60 indifesa, e l’abbia fatta braccare dai cani come se fosse una bestia selvatica. Sappi che, quanto a me, la difenderò per quanto potrò». Il cavaliere allora disse: «Nastagio, io nacqui nella tua stessa terra e il mio nome fu Guido degli Anastagi. Quando tu eri ancora un piccolo fanciullo, io ero innamorato di questa donna ancor più di quanto tu non ami la figlia di messer 65 Traversari. E per la sua durezza e crudeltà andò a finire che un giorno, come un disperato, mi uccisi con questo stocco che tu mi vedi in mano, e sono perciò condannato alle pene dell’inferno. Costei si rallegrò moltissimo della mia morte, ma non passò molto tempo che anch’essa morì. Non si era pentita della sua crudeltà verso il mio amore né della letizia provata per i miei tormenti: pensava addirittura 70 che ciò non fosse peccato, ma anzi che fosse un gran merito. E così fu anche lei condannata alle pene dell’inferno. La sua pena consiste nel fuggire senza tregua davanti a me. E la mia pena è quella di inseguirla, io che l’ho amata tanto, non come una donna amata, ma come una mortale nemica. E tutte le volte che la raggiungo devo ucciderla con questo stesso stocco col quale mi uccisi. Devo aprirle la 75 schiena e strapparle dal petto, come vedrai tra poco, quel cuore duro e freddo nel quale non poterono mai entrare né amore né pietà. E devo gettare il cuore e le sue altre viscere in pasto ai cani». «Subito dopo, così come vuole la giustizia e la potenza di Dio, ella si rialza, come se non fosse mai stata morta, e ricomincia a fuggire, e i cani e io ricominciamo 80 a inseguirla. La dolorosa fuga si conclude in questo luogo tutti i venerdì a quest’ora. Qui la raggiungo e qui ne faccio lo strazio che vedrai. «Ma non devi credere che gli altri giorni della settimana noi riposiamo. Semplicemente l’inseguimento e la cattura avvengono in altri luoghi, nei quali ella agì o pensò crudelmente contro di me. Questa pena durerà per tanti anni quanti 85 furono i mesi in cui ella fu crudele nei miei confronti. E dunque lascia che la giustizia divina segua il suo corso e non volerti opporre a quello che tu non potresti contrastare». A queste parole Nastagio rabbrividì. Non c’era un solo pelo sul suo corpo che non si fosse arricciato per il terrore. Si tirò indietro, continuando a guardare la 90 donna tutto tremante, in attesa di ciò che avrebbe fatto il cavaliere. Il quale, come un cane rabbioso, si gettò con lo stocco in mano sulla giovane che, inginocchiata e trattenuta dai mastini, gridava e chiedeva pietà. Il cavaliere la colpì al petto con tutte le sue forze, trapassandola da parte a parte. Ella cadde bocconi, sempre piangendo e gridando, e il cavaliere, messa mano a un 95 coltello, le squarciò la schiena, ne estrasse il cuore con le altre viscere e li gettò ai due mastini, che avidamente li divorarono. Un attimo dopo la donna, come se non fosse successo niente, si alzò in piedi e riprese la fuga verso il mare. I cani le si lanciarono appresso, sempre azzannandola e strappandole la carne a brani, e il cavaliere, rimontato a cavallo e ripreso 100 lo stocco, si dette anch’egli a inseguirla. Si allontanarono velocemente e presto scomparvero alla vista di Nastagio. Il giovane restò a lungo turbato da questa visione, diviso tra l’orrore e la pietà. Poi gli venne in mente che forse ne avrebbe potuto trarre qualche vantaggio, visto che il fatto si verificava regolarmente in quel luogo ogni venerdì. Cosi segnò il 105 posto e se ne tornò ai suoi padiglioni. Dopo qualche tempo mandò a chiamare i parenti e gli amici e disse loro: «Voi mi avete invitato molte volte a smettere di amare questa fanciulla che mi è nemica, così ho deciso di seguire i vostri consigli. A patto però che voi mi facciate un grande favore. Dovete ottenere che venerdì prossimo vengano qui a 110 pranzare con me messer Paolo Traversari, sua moglie, sua figlia e tutte le donne loro parenti e quanti altri piaccia a voi di invitare. Il motivo di questo invito lo capirete quel giorno». Agli amici e ai parenti la richiesta di Nastagio sembrò tutto sommato un piccolo favore. Se ne tornarono a Ravenna e invitarono tutti quelli che il giovane aveva 115 detto. E benché fosse duro ottenere che anche la fanciulla sdegnosa accettasse l’invito, pure riuscirono a farla andare. Nastagio aveva fatto preparare un magnifico pranzo e aveva fatto apparecchiare con sfarzo le tavole all’aperto, sotto i pini, proprio là dove gli era apparsa la terribile visione. Disponendo i posti degli invitati, aveva fatto in modo che la fanciulla 120 amata sedesse proprio dirimpetto al luogo dove il fatto doveva accadere. Era già stata servita l’ultima portata quando si cominciò a udire il rumore dell’inseguimento. Gli ospiti, meravigliati, iniziarono a chiedersi a vicenda cosa fosse e nessuno sapeva rispondere. Si alzarono da tavola per guardare meglio ed ecco apparire l’infelice donna e i suoi inseguitori. Tra i commensali ci fu turbamento 125 e grande scompiglio, e molti si fecero avanti per aiutare la giovane che fuggiva. Ma il cavaliere, parlando con loro come aveva fatto con Nastagio, li fece indietreggiare, riempiendoli al tempo stesso di terrore e di meraviglia. Poi compì la sua opera come l’altra volta, facendo strazio della giovane. 130 Tra le donne presenti ce n’erano molte che erano state parenti chi della fanciulla inseguita, chi del cavaliere, e che ancora si ricordavano dell’amore infelice e della morte di lui. A quella vista tremenda, tutte cominciarono a piangere così miseramente, come se avessero visto fare quello scempio a loro stesse. Quando tutto fu finito e il cavaliere e la sua vittima furono scomparsi, i convitati 135 si misero a parlare e a fare mille ragionamenti su ciò che avevano visto. Ma la più spaventata fra tutti i presenti era la crudele fanciulla amata da Nastagio, la quale aveva capito che l’orrenda visione toccava lei stessa più di qualsiasi altro. E, ricordandosi della crudeltà che aveva sempre dimostrato verso Nastagio, già le sembrava di essere in fuga davanti a lui furibondo e di avere addosso il fiato dei 140 mastini. Tanta fu la paura che anche a lei potesse toccare una simile punizione, che l’odio della fanciulla si tramutò in amore. Quella sera stessa, colta un’occasione favorevole, mandò segretamente da Nastagio una sua fida cameriera, a pregarlo che volesse andare da lei, che da parte sua 145 era pronta a fare tutto ciò che a lui fosse piaciuto. Nastagio le fece rispondere che gli faceva un gran piacere e che ciò che lui voleva non era un amore clandestino, disonorevole per lei, ma che voleva prenderla in moglie. La fanciulla sapeva che, se fino ad allora non era diventata la sposa di Nastagio, ciò era dipeso unicamente dalla sua volontà, perciò gli fece rispondere senza indugi 150 che era d’accordo. Poi, invece di inviare messaggeri, andò lei stessa dal padre e dalla madre e disse loro che era contenta di diventare la sposa di Nastagio, ed essi se ne rallegrarono molto. La domenica seguente furono celebrate le nozze e da quel giorno Nastagio visse con lei lietamente per molti e molti anni. 155 La paura ispirata dall’orrenda visione non fu causa soltanto di questa soluzione felice, ma anche tutte le altre donne di Ravenna diventarono arrendevoli e ben disposte, molto più di quanto non lo fossero prima, verso gli uomini che si innamoravano di loro. pagina 424 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Un giovane nobile di Ravenna, Nastagio degli Onesti, è innamorato senza essere corrisposto di una bellissima ragazza, figlia di un altro aristocratico di nome Paolo Traversari. La fredda alterigia della donna non lascia speranze al pretendente, che rischierebbe di dilapidare il proprio patrimonio se i parenti non lo convincessero a lasciare la città. Come accade in altre novelle di Boccaccio, amore e denaro, eros ed economia non vanno d’accordo: le azioni (r. 9) che l’innamorato compie, in omaggio alla sua generosa concezione cortese del sentimento, lo mettono a senza che ciò smuova l’animo della donna amata, impassibile e inavvicinabile. grandissime, belle e lodevoli rischio della povertà Un corteggiamento infruttuoso Dopo aver finto di prepararsi a intraprendere un lungo viaggio, Nastagio si trasferisce a Classe, a tre miglia da Ravenna. È qui che, mentre passeggia in una pineta con il pensiero rivolto alla sua donna crudele (r. 36), assiste a una visione infernale : una giovane nuda, inseguita da due feroci mastini, chiede invano pietà a un cavaliere vestito di nero che la insulta e la minaccia con una spada. Affiora in tal modo nella novella, come un controcanto del realismo dominante in altre, un tratto anch’esso presente nel Decameron : lo sconfinamento verso l’onirico e il meraviglioso . Le risorse di fascinazione del soprannaturale vengono spesso sfruttate da Boccaccio come elemento di suggestivo intrattenimento. Qui però la scena che ha per spettatore Nastagio ha anche una valenza narrativa fondamentale: è tramite essa che il protagonista potrà conquistare l’amore a lungo agognato. Il ricorso al soprannaturale pagina 425 In effetti, il cavaliere, che si rivela essere il fantasma del nobile Guido degli Anastagi, spiega a Nastagio, giunto in soccorso della donna, che anch’egli un tempo aveva affrontato il dolore di un amore non ricambiato, fino al punto di togliersi la vita ed essere condannato all’inferno in quanto suicida. La donna, morta poco dopo, aveva subìto la stessa punizione a causa della propria crudele insensibilità: in una sorta di contrappasso dantesco , le due anime sono costrette a rivivere la stessa scena ogni venerdì e la medesima, macabra conclusione, con lo scempio della giovane, il cui cuore viene strappato e dato in pasto ai cani. Anche in questo caso, la vicenda replica, con i toni di una fiaba nera, un altro aspetto ricorrente in Boccaccio: l’ . Con una novità sostanziale, però: mentre altrove la materialità fisica ha una declinazione felice che dà vita a storie maliziose e piccanti, nelle quali il piacere si sprigiona oltre e contro ogni interdetto morale e religioso, qui la tematica corporea risalta in circostanze tragiche e dai chiari risvolti polemici. La tremenda sorte toccata alla fanciulla costituisce infatti il castigo divino che l’autore, implicitamente, sembra quasi approvare per ogni donna che rifiuta di cedere al corteggiamento dell’innamorato. importanza della corporeità Il corpo straziato Il valore esemplare della caccia è presto evidenziato. Nastagio infatti, dopo essere rimasto a lungo diviso tra l’orrore e la pietà (r. 103), si serve dell’ ingegno meditando di sfruttare a proprio vantaggio quanto ha visto: invita la giovane Traversari con la famiglia a un banchetto da tenersi nella pineta. La puntuale visione della scena ottiene l’effetto desiderato: il timore che possa toccare anche a lei la stessa sorte della donna dilaniata dai cani fa capire alla fanciulla quanto sia ingiusto far soffrire per amore. Il lieto fine si impone a questo punto come la conclusione edificante di una lezione laica valida per tutte le donne, che non debbono mai sottrarsi alla legge universale dell’amore . La soluzione matrimoniale, del resto, funziona come il coronamento di una vicenda programmaticamente educativa, che si conforma alla perfezione all’ etica borghese promossa da Boccaccio. La morale della storia VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE E ANALIZZARE Scrivi tu la rubrica della novella in un massimo di cinque righe. 1 La rubrica della novella Dividi il testo in sequenze e assegna un titolo a ciascuna di esse. 2 Le sequenze Quali sentimenti prova Nastagio dinanzi ai rifiuti della donna amata? 3 Le emozioni del protagonista Perché amici e parenti consigliano al protagonista di lasciare la città in cui vive? 4 Un consiglio amichevole Come reagiscono gli invitati al banchetto dinanzi allo strazio del corpo della giovane? 5 Una scena spaventosa A quale ceto sociale appartengono i personaggi della novella? Da quali elementi e comportamenti lo capisci? 6 La condizione sociale dei personaggi La visione di Nastagio rappresenta una sorta di “racconto nel racconto”. Quali aspetti accomunano la vicenda personale del cavaliere suicida e quella del protagonista? 7 Due racconti in uno Il banchetto organizzato dal protagonista presenta alcuni aspetti teatrali. Quali? 8 Un banchetto teatrale pagina 426 interpretare Nella novella, in particolare nella sua conclusione, affiora l’intento ironico dell’autore. Da quali elementi lo puoi cogliere? 9 L’ironia di Boccaccio Nella tabella in basso elenca gli aspetti della mentalità cortese e di quella borghese che emergono nella novella. 10 Mentalità a confronto Mentalità cortese Mentalità borghese Queste che vedi sono le quattro tavole dipinte a tempera nelle quali Sandro Botticelli (1445-1510) illustrò la novella di Boccaccio, su commissione di Lorenzo il Magnifico, in occasione delle nozze di un amico appartenente alla famiglia aristocratica fiorentina dei Pucci. Presenta ciascuna delle opere del ciclo riassumendone il contenuto. 11 Dal testo all’immagine scrivere per... 12 COMMENTARE un giudizio critico Alcuni studiosi vedono nella novella un capovolgimento della visione del mondo medievale e cristiana. Tra questi, Cesare Segre giunge a considerare il testo di Boccaccio una parodia degli exempla dal significato religioso che circolavano al tempo dell’autore. Il punto di partenza narrativo è lo stesso, cioè la visione infernale delle pene toccate in sorte a una coppia di adulteri, ma il presupposto ideologico è opposto: Boccaccio infatti «fa sì che la pena cada, più che sull’uomo, sulla donna; inoltre, la donna non tanto è punita come responsabile del suicidio dell’uomo, quanto per la mancanza di rimorso, per aver considerato merito quello che era una colpa». Rifletti su questo spunto critico in un testo argomentativo di circa 20 righe.