nica risorsa che ti ha lasciato la tua estrema sfortuna. Il dono che ti chiedo è il tuo falcone. Mio figlio se ne è invaghito così forte che, se non glielo porto, temo che la malattia che l ha colpito si aggravi e che io rischi di perderlo. Non te lo chiedo per l amore che mi porti, in nome del quale tu non mi devi niente. Ma per la tua grandezza d animo, che si è mostrata maggiore di ogni altra proprio nella generosità e nella munificenza, ti prego di volermelo donare. Il tuo dono salverà la vita a mio figlio e io te ne sarò riconoscente per sempre . Quando Federigo si rese conto che la donna gli chiedeva proprio quello che lui le aveva offerto da mangiare e che quindi non poteva più darle, scoppiò in un pianto così dirotto che non riusciva a parlare. Monna Giovanna sulle prime pensò che piangesse per il dolore di separarsi dal falcone e fu per dirgli che non lo voleva più. Ma si trattenne e decise di aspettare che si calmasse e potesse rispondere. Quando fu in grado di parlare, Federigo le disse: «Madonna, da quando piacque a Dio che io mi innamorassi di voi, la sorte mi è stata sempre nemica e di molte cose ho avuto motivo di lamentarmi. Ma tutte le mie passate disgrazie sono niente rispetto a quello che mi capita oggi, per cui non avrò mai più pace e sempre maledirò la mia sorte. Quando la mia casa era ricca, voi non vi degnaste di venirci. Ci venite ora che è povera e mi chiedete un piccolo dono. E la sorte fa in modo che io non ve lo possa dare . E raccontò alla donna come, non avendo altro da offrirle per il pranzo, avesse ucciso e fatto cucinare per lei proprio il falcone. E per dare maggior credito alle sue parole, le fece gettare davanti le penne, le zampe e il becco dell uccello. Viste e udite tali cose, monna Giovanna lo rimproverò perché aveva ucciso un falcone di tale valore per dare da mangiare a una donna. Ma insieme lo elogiò per la sua grandezza d animo, che la miseria non era riuscita a fiaccare. Però il falcone non lo poteva più avere. Piena di malinconia e preoccupata per la salute del figlio, la donna se ne tornò a casa. Il fanciullo, vuoi per la tristezza di non aver avuto il falcone, vuoi per la malattia che lo doveva comunque portare a quel punto, dopo pochi giorni, con grandissimo dolore della madre, morì. Monna Giovanna lo pianse a lungo e amaramente. Ma i suoi fratelli, poiché era ancora giovane e adesso ricchissima, dopo qualche tempo cominciarono a fare pressioni per convincerla a risposarsi. Lei non voleva, ma quelli insistevano tanto che alla fine si decise. E ricordando la grandezza d animo di Federigo e il suo ultimo gesto di magnificenza, disse ai fratelli: «Quanto a me, se a voi piacesse, preferirei restare così come sono. Ma se voi volete che mi risposi, allora vi dico che nessun altro uomo diventerà mio marito se non Federigo degli Alberighi . Romeyn de Hooghe, illustrazione per il Decameron, scena tratta dalla novella di Federigo degli Alberighi, 1697. L AUTORE / GIOVANNI BOCCACCIO / 435