PALESTRA DI SCRITTURA – Verso l’Esame di Stato Ridere salva la vita? L’invito di Boccaccio A partire dalla lettura di una celebre novella del (quella di Madonna Filippa, VI, 7), la studiosa Elisabetta Tortelli svolge alcune considerazioni sul ruolo del riso nell’opera di Boccaccio. Decameron Analisi e produzione di un testo ARGOMENTATIVO Nel , vera e propria “commedia umana” della società, si coglie il senso Decameron vivo dell’esperienza dell’uomo medievale in ogni aspetto dell’esistenza. E non si può fare a meno di constatare che nel si ride. Oltre alle donne e ai Decameron giovani della lieta brigata, talvolta ridono i personaggi delle novelle e ride anche il lettore. […] 5 Il riso non sempre : talvolta è esemplificazione straordinaria abundat in ore stultorum 1 dell’intelligenza umana che viene in soccorso nei momenti più difficili dell’esistenza. Sulla scia di una tradizione esemplare, ormai consolidata, di cui il precedente temporale più vicino al Boccaccio era il , nel Novellino Decameron trovano spazio anche novelle costruite sui motti spiritosi e le battute argute che, in 10 molti frangenti, salvano il protagonista nel momento di massima paura e disperazione. Il riso vince così la paura esorcizzandola e diluisce le tensioni esistenziali ponendosi come antidoto del dolore e panacea dell’animo. Le novelle della sesta giornata del , sotto il reggimento di Elissa, celebrano l’efficacia dei motti Decameron di spirito o delle argute risposte, dedicate, come anticipa il narratore in chiusura 15 della precedente giornata, a chi «con alcun leggiadro motto, tentato, si riscotesse, o con pronta risposta o avvedimento fuggì perdita o pericolo o scorno». È il caso della settima novella della sesta giornata, in cui «Madonna Filippa, giudicio, con una pronta e dal marito con un suo amante trovata, chiamata in piacevol risposta, sé libera e fa lo statuto modificar». Madonna Filippa è una gentil 20 donna di Prato, moglie di Rinaldo de’ Pugliesi, appartenente ad una delle famiglie più potenti e ricche della città, che, colta in flagrante adulterio dal marito, è condotta in tribunale. In caso di pubblica confessione la donna rischia di esser arsa viva per la trasgressione commessa ed è per questo che il marito trascina la moglie adultera in giudizio, pensando di sfruttare a proprio vantaggio la crudele 25 legge della terra di Prato. Esemplare e degna di un principe del foro è l’arringa di Madonna Filippa dinanzi al Podestà: la donna non rinnega la colpa, anzi ribadisce con forza e ardore l’eccezionalità della sua passione e la sincerità del suo sentimento, qualità che il narratore non omette di sottolineare più volte: «La donna che di gran cuore era, sì come generalmente esser soglion quelle che innamorate 30 son davvero…» decide «di voler più tosto, la verità confessando, con forte animo morire che vilmente, fuggendo, per contumacia in esilio vivere e negarsi degna di così fatto amante». Con la sua ammissione di colpa Filippa va incontro alla condanna e a morte certa, ma a liberarla da questa sarà un suo intelligente contrattacco esplicitato in una frase ironica e arguta, condotta con grande maestria di 35 eloquenza e notevole abilità retorica , che susciterà il riso ironico e compiaciuto 2 del popolo, concorso ad assistere al processo: Li quali, udendo così piacevol domanda, subitamente, dopo molte risa, quasi ad una voce tutti gridarono, la donna aver ragione e dire bene: e prima che di quivi 40 si partissono, a ciò confortandogli il podestà, modificarono il crudele statuto […] La donna lieta e libera, quasi dal fuoco risuscitata, alla sua casa se ne tornò gloriosa. Il riso in questa situazione ha un duplice potere: quello di porre in risalto l’importanza dell’arte della parola e quello salvifico; lo annuncia lo stesso Filostrato, il narratore, in della stessa novella: 45 incipit Valorose donne, bella cosa è in ogni parte saper ben parlare, ma io la reputo bellissima, quivi saperlo fare dove la necessità il richiede: il che sì ben seppe fare una gentil donna della quale intendo di ragionarvi, che no solamente festa e riso, ma sé da lacci di vituperosa morte disviluppò. 50 È il discorso della protagonista dinanzi al giudice che costituisce il cuore della – come ha scritto il critico novella, perché, attraverso quelle parole, viene elaborata Michelangelo Picone – una «singolare teoria dell’amore basata sul principio della domanda e dell’offerta», ovvero sul principio costitutivo della legge dei mercanti, gli stessi che avrebbero condannato la donna per adulterio. Madonna Filippa, andando contro le convenzioni sociali, con un atto talmente spregiudicato, che ha comunque 55 dell’anacronistico, difende il diritto suo, e di altre donne, all’amore e all’eros. È lecito chiedersi perché il pubblico in tribunale si diverte davanti al discorso di Filippa che per la sensibilità del lettore moderno non suona molto spiritoso. Se il riso rivela sempre una certa condivisione dei valori del pubblico, il riconoscere se stessi, nel caso della novella boccacciana il riso mostra una sodalità e complicità 60 con la situazione di Filippa. Le risa del pubblico evidenziano in questo modo la forza e la naturalezza del desiderio erotico. D’altronde il gruppo di coloro che ridono non è formato solo dai pratesi, che ascoltano in tribunale il caso di Filippa, ma anche dalla brigata. […] Le risa della brigata dei novellatori coronano dunque la vittoria finale dell’equità e il ristabilimento di una vera giustizia. 65 (Elisabetta Tortelli, , www.griseldaonline.it) Emozioni estreme: il riso e il pianto nel Decameron abbonda sul viso degli sciocchi (è un famoso proverbio latino). 1 abundat in ore stultorum : : dopo aver chiesto pubblicamente al marito se mai si fosse rifiutata alle sue richieste ed avendone ricevuta una risposta negativa, madonna Filippa dice: «Adunque [...] domando io voi, messer podestà, se egli ha sempre di me preso quello che gli è bisognato e piaciuto, io che doveva fare o debbo di quel che gli avanza? Debbolo io gittare ai cani? Non è egli molto meglio servirne un gentile uomo che più che sé m’ama, che lasciarlo perdere o guastare?». 2 maestria… retorica pagina 457 COMPRENSIONE E ANALISI Che cosa intende dire l’autrice definendo il una “commedia umana”? 1 Decameron Di che cosa può essere considerato sintomo il riso? 2 Quali effetti positivi determina spesso il riso nel ? 3 Decameron Che cosa rivendica, di fronte al podestà, madonna Filippa, protagonista della novella citata nel saggio? 4 Perché l’atto di madonna Filippa può essere considerato “anacronistico”? 5 In che modo madonna Filippa si salva da morte certa? 6 Che cosa ratificano le risate dei pratesi (nella novella) e dei membri della brigata dei novellatori (nella cornice)? 7 PRODUZIONE Pensi che oggi la capacità di ridere, e di far ridere, sia un tratto caratteriale utile e apprezzato oppure sia considerato in modo negativo? Sostieni la tua tesi con argomenti tratti dalla tua esperienza e dall’osservazione della realtà che ti circonda, confrontando la situazione odierna con quella ritratta da Boccaccio. Scrivi un testo di 2 facciate di foglio protocollo.