Ludovico Ariosto I GRANDI TEMI 1 Tra invenzione e realismo Per molto tempo l’opera di Ludovico Ariosto – a partire dal suo capolavoro, l’ – è stata letta come il trionfo della fantasia e dell’evasione, come una divertita e sorridente testimonianza della resistenza della bellezza, contemplata con un sorriso distaccato e a volte malinconico verso il mondo. In realtà Ariosto è un autore tutt’altro che svincolato dal proprio tempo o abbandonato nel dilettoso universo della favola, in mezzo a palazzi incantati, armi fatate, giganti, mostri e viaggi interstellari. , la sua opera va collocata sullo sfondo di crisi drammatiche: crisi dell’epoca storica che investe l’Italia tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del nuovo secolo e crisi dell’identità individuale. Ariosto si confronta cioè con una ed esposta all’irrazionalità e al caos, in cui i valori non sono più chiari e riconoscibili e il poeta, il letterato, l’intellettuale non riveste più un ruolo di primo piano all’interno delle corti. Orlando furioso Radicata nella Ferrara estense realtà dominata dall’incertezza Egli reagisce a tale condizione esaltando i valori della libertà e opponendo la leggerezza e l’ironia all’intricato , che ai suoi occhi si presenta molteplice, confusa, aggrovigliata. Tuttavia la costituisce per lui uno strumento insostituibile per esaminare i limiti umani. Essa è un , grazie a cui è possibile cogliere i diversi significati dell’esistenza e la relatività degli ideali che spingono le persone ad agire e a concepire i propri progetti. labirinto della vita letteratura mezzo di conoscenza e di riflessione morale , p. 592; , p. 605 DAI TEMI AI TESTI: T5 T7  pagina 544  2 Le ansie della corte e l’ideale della vita semplice Ariosto trascorre la sua esistenza al servizio della , un ambiente che – al di là di ogni idealizzazione – è dominato da . L’ideale del poeta è di tutt’altro tenore. Egli un’esistenza tranquilla e serena, nella quale poter realizzare integralmente la sua dimensione umana; , non in senso assoluto, ma in senso pratico: la libertà a cui aspira è quella di avere tempo sufficiente per potersi dedicare alla lettura, alla scrittura e agli affetti familiari. corte intrighi, invidie e gelosie vagheggia un’esistenza libera Tuttavia il desiderio di indipendenza di Ariosto non è ricollegabile soltanto a un carattere schivo e poco amante della vita mondana, ma va letto anche sullo sfondo della mutata temperie storica e culturale. Ariosto simboleggia appieno la , che si adatta con sempre maggiore difficoltà a farsi cantore del signore da cui è stipendiato. Per lui la letteratura è, al contrario, , spazio di autonomia rispetto alle richieste del potere, talora pressanti e invasive. Scrivere rappresenta, in altre parole, il momento in cui l’uomo di corte rivendica e ricerca la possibilità di “rientrare in sé stesso” e di costruire qualcosa per sé, al di là degli obblighi professionali e sociali. Probabilmente è anche per questo che Ariosto coltiva la scrittura con una certa discrezione: egli forse è il primo letterato della nostra tradizione che non tende a “monumentalizzarsi”, a offrire, cioè, attraverso le sue opere, un’immagine idealizzata della propria persona e del proprio lavoro artistico. crisi dell’intellettuale cortigiano esercizio libero e dignitoso , p. 547; , p. 564; , DAI TEMI AI TESTI: T1 T2 myDbook.it In casa mia mi sa meglio una rapa 3 Il piacevole inganno dell’amore Come vedremo, Orlando, il protagonista del poema di Ariosto, diventa “furioso”, cioè impazzisce per amore. Eppure questo sentimento costituisce per il poeta una forza fondamentale dell’esistenza e, al tempo stesso, una materia di ispirazione. Si può dire che l’amore sia una sorta di , un’illusione pericolosa che attenta all’integrità dell’individuo presentandosi come una . In Ariosto, infatti, non compare mai il motivo petrarchesco del dissidio tra passione profana e amore divino. errore necessario passione onnipotente, anche se tutta terrena D’altra parte, l’amore non è mai un possesso sicuro, anzi esso si manifesta spesso sotto il segno dell’inseguimento e dell’inganno, come si vede dai fallimenti erotici dei cavalieri dell’ , tutti vanamente alla ricerca di uno sfuggente oggetto del desiderio. La stessa spesso che accresce nell’innamorato la gelosia e ne determina la perdita del controllo. E la – non più una creatura statica, immobile, oggetto di pura contemplazione – diventa una , sfuggente e piena di sfaccettature, indifferente, passionale o calcolatrice, fonte di un’esperienza vitale e, per così dire, in continuo movimento. Orlando furioso bellezza femminile si rivela una trappola o un incantesimo donna figura “a tutto tondo” Guido Reni,  , 1635. Firenze, Depositi delle Gallerie. Incontro di Bradamante e Fiordispina , p. 568; , p. 576; , p. 595 DAI TEMI AI TESTI: T3 T4 T6