trecci TEATRO in Uno sberleffo sulla scena L’ di Luca Ronconi Orlando furioso A giudizio di diversi critici il più emblematico evento teatrale intorno al 1968 – il famoso anno della contestazione giovanile e studentesca – è stato l’ diretto da Luca Ronconi (1933-2015). Orlando furioso Ciò per diverse ragioni. Innanzitutto perché sino ad allora nessuno aveva mai osato ridurre per la scena il poema di Ariosto: la rielaborazione del testo per lo spettacolo di Ronconi da parte di Edoardo Sanguineti (1930-2010), fondatore del Gruppo ’63 (un movimento che aveva segnato un clamoroso punto di rottura con le nostre istituzioni letterarie), lascia intatto l’originale, limitandosi a trasporre alcuni versi dalla prima alla terza persona. E poi perché il testo viene rappresentato in maniera totalmente rivoluzionaria, attraverso una formula consistente nella simultaneità delle azioni compiute da quarantacinque attori e da una cinquantina di macchine mobili che si spostano non su un normale palcoscenico, ma in uno spazio volta per volta appositamente scelto. Il pubblico protagonista Lo spettacolo debutta il 4 luglio 1969 al Festival dei Due Mondi di Spoleto, dove ha un esito dirompente. L’operazione viene accolta con entusiasmo soprattutto da un pubblico di giovani e giovanissimi, che intendono sperimentare qualcosa di nuovo anche in campo teatrale. La trovata originale è quella di scomporre il poema in azioni fra loro contemporanee, in cui lo spettatore può entrare e da cui può uscire, spostandosi verso questa o quella scena per seguire le varie fasi della storia. La scelta è ispirata a un romanzo dello stesso Sanguineti, (1967), caratterizzato da pagine che si possono leggere anche in un ordine diverso da quello indicato dalla loro successione, cioè saltando da un capitolo all’altro. Il giuoco dell’oca Per la prima volta nel teatro italiano è il pubblico che sceglie e determina il successo di una scena piuttosto che di un’altra, di un episodio piuttosto che di un altro. La simultaneità delle azioni, del resto, corrispondeva alla stessa struttura del poema ariostesco, in cui, per esempio, Orlando cerca Angelica mentre Bradamante cerca Ruggiero e così via. «Certo», ammetterà successivamente Ronconi, «c’è voluta una buona dose di coraggio per rompere certe convenzioni e abitudini teatrali, ma in realtà l’invenzione della simultaneità l’aveva già fatta Ariosto». Ottavia Piccolo (Angelica). Dal teatro alla tv In seguito è stata realizzata una versione televisiva dello spettacolo (facilmente reperibile in Rete), girata nel Palazzo Farnese, cinquecentesco, di Caprarola (Viterbo), ma anche in alcuni spazi aperti, dove la sontuosa dimensione teatrale è rimasta intatta, con le macchine da guerra, le case, i cavalli, l’ippogrifo (molti elementi erano montati su carrelli scorrevoli). L’ di Ronconi, assai rappresentato all’estero (a Parigi, a Belgrado e in altre capitali), è stato un sui temi della nostra cultura rinascimentale, un omaggio alle avanguardie storiche, uno sberleffo al teatro codificato, un crocevia per nuove idee che poi sarebbero cresciute e si sarebbero sviluppate. Lo spettacolo è riuscito a essere la lettura di un poema e, insieme, una sorta di festa popolare e di grande azione collettiva. Orlando furioso happening Massimo Foschi (Orlando) e Mariangela Melato (Olimpia).