Niccolò Machiavelli LA VITA La formazione e la carriera politica Niccolò Machiavelli nasce a nel da una , non agiata ma colta. Riceve dal padre una buona educazione umanistica e trascrive il (La natura delle cose), il poema dell’autore latino Lucrezio (I secolo a.C.): è il primo indizio della personalità del giovane, interessato a un testo di in anni in cui, a Firenze, un frate domenicano, , divenuto la guida spirituale della città, predica la moralizzazione della vita pubblica e privata, censurando la corruzione della Chiesa e i costumi licenziosi di uomini e donne. Firenze 1469 famiglia borghese De rerum natura ispirazione materialistica Girolamo Savonarola Dopo la scomunica, la condanna e l’esecuzione di Savonarola (1498), Niccolò comincia la carriera politica. Nel giugno del 1498 assume infatti il ruolo di della seconda , che si occupava degli affari interni della città, e poi l’incarico di dirigere i “Dieci di libertà e pace”, una magistratura di carattere diplomatico-militare. Già in questi anni gli interessi di Machiavelli sono chiari: la e l’ , ambiti fondamentali della sua futura elaborazione della scienza politica. Nel 1506 fonda i “Nove ufficiali dell’ordinanza e della milizia fiorentina”, un organismo che ristruttura le milizie della città. segretario Cancelleria della Repubblica diplomazia esercito In breve tempo, Niccolò diventa l’uomo di fiducia di Pier Soderini. I suoi avversari con minor garbo lo chiamano “mannerino”, cioè lacchè, servile aiutante. Importanti missioni diplomatiche lo portano a osservare dall’interno gli . Nel 1500 e nel 1504 è presso il re di Francia Luigi XII; nel 1502 incontra il duca Valentino, che indicherà nel come un modello da imitare. Nel 1503 è presente al conclave che elegge papa il cardinale Giuliano della Rovere con il nome di Giulio II. Negli anni successivi gli incarichi di ambasceria si infittiscono ancora di più; tra gli altri, nel 1507 riceve da Soderini il compito di predisporre la leva per la : lo stesso Machiavelli aveva segnalato al gonfaloniere tutti gli inconvenienti delle truppe mercenarie, che descriverà poi nella sua opera. Il reclutamento, sulle prime, sembra felice, tanto che a suo merito viene ascritto il riuscito . ingranaggi del potere Principe formazione di un esercito cittadino assedio di Pisa   Video – La vita di Niccolò Machiavelli  Asset ID: 228 ( )  let-vidgal-volti-e-luoghi-machiavelli.mp4 L’esilio e la stagione letteraria Repentina, come era stata la sua ascesa, è però anche la sua caduta. A Firenze, infatti, per volere della Lega Santa (l’alleanza voluta da papa Giulio II con Venezia, la Spagna e l’Inghilterra contro i francesi), ( ). È il cardinale Giovanni de’ Medici che, con l’aiuto delle truppe spagnole, entra in città, dopo aver vinto la debole resistenza dell’esercito repubblicano. i Medici tornano al potere 1512 Per qualche settimana Niccolò spera di essere ancora una voce ascoltata. Ma è un’illusione fugace: nel novembre 1512 viene rimosso dall’incarico di segretario e condannato al . La presenza del suo nome in una lista di possibili partecipanti a una congiura antimedicea ne aggrava poi la posizione. , viene rimesso in libertà nel marzo del 1513 in seguito a un’amnistia e può quindi tornare al suo ritiro dell’ , (a circa 15 chilometri da Firenze). confino Imprigionato e torturato Albergaccio presso San Casciano I primi mesi di esclusione dalla vita politica determinano in Machiavelli, quasi per contrasto, il desiderio impellente di approfondire il proprio pensiero, mettendolo su carta. Non si tratta più di commentare un singolo caso circoscritto, ma di sviluppate grazie all’esperienza diretta e alla conoscenza del passato. Da una lettera a Francesco Vettori, datata 10 dicembre 1513 ( T1, p. ), sappiamo che Niccolò ha terminato di scrivere , per la cui stesura ha interrotto un’altra opera a cui lavora da mesi, i . dare valore universale alle meditazioni sulla politica ▶ 634 Il Principe Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio  pagina 627  Gli ultimi anni Nel Machiavelli può tornare a , dove frequenta i giardini della famiglia Rucellai, i cosiddetti Orti Oricellari, punto d’incontro di giovani intellettuali di orientamento repubblicano. 1516 Firenze Nel Machiavelli viene assunto allo Studio (l’università) di Firenze e l’anno dopo riceve l’incarico dal cardinale Giulio de’ Medici di comporre un’opera storica su Firenze. Di fatto, la stesura delle segna per l’autore la fine dell’ostilità dei Medici nei suoi confronti. Tuttavia le responsabilità e gli incarichi che gli vengono affidati sono poca cosa rispetto al ruolo rivestito negli anni repubblicani: non è un caso che Niccolò sia soprattutto . Al 1519-1520 risale la composizione dei libri . Nei mesi precedenti ha preso avvio anche la sua produzione letteraria: la commedia e la novella sono del 1518, lo stesso anno in cui l’autore prende posizione sulla questione della lingua con il (per alcuni studiosi, l’opera va invece collocata più tardi). 1519 Istorie fiorentine impegnato nella scrittura Dell’arte della guerra La mandragola Belfagor arcidiavolo Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua La disponibilità ad accettare di collaborare con i Medici costa però cara a Machiavelli. Il sacco di Roma del 1527 e la sconfitta di papa Clemente VII (Giulio de’ Medici) portano infatti a immediate ripercussioni nella vita politica di Firenze. Il governo signorile è rovesciato e viene nuovamente . Machiavelli, accusato di essersi compromesso con i Medici, viene, questa volta definitivamente, . Il dolore è grande, ma dura poco. Niccolò Machiavelli muore infatti qualche mese più tardi, il 21 giugno , lasciando sei figli in povertà. Secondo una leggenda, poco prima di morire narrò di aver visto in sogno le distinte schiere di alcuni poveri straccioni, destinati al paradiso, e di antichi sapienti, destinati all’inferno, fra cui Plutarco e Tacito: e confessò che a questi, non a quelli, avrebbe voluto accompagnarsi, per continuare in eterno i colloqui goduti nelle sere trascorse in esilio, all’Albergaccio. Il era solo all’inizio. restaurata la repubblica escluso da ogni carica pubblica 1527 mito del diabolico spregiatore di ogni legge morale IL CARATTERE Umanista “civile” e ironico In pochi autori come in Machiavelli la dimensione pubblica e quella privata coincidono così fedelmente. Possiamo dire che non c’è stato momento della sua vita che non si sia intrecciato con l’impegno civile e con la passione dell’uomo politico. Anzi, l’interesse per la vita pubblica sembra vissuto da lui come un’ossessione e insieme come un bisogno inderogabile. Un’inesauribile curiosità Ciò che interessa Machiavelli scrittore è l’uomo nei suoi sentimenti e nei suoi pensieri. Suo scopo è descrivere il mondo nella sua grandezza e miseria, tracciandone impietosamente risvolti, azioni e vicende. Il mondo appare ai suoi oc­­chi come un palcoscenico, dove tro­vano consistenza e fisicità i protagonisti di ieri e di oggi: a questo fi­ne, anche la lettura degli amati libri di storia si traduce in un colloquio con uomini, costumi ed esperienze che egli considera ancora densi e vitali. La sua non è una ricerca di erudizione o una semplice curiosità sto­rio­grafica: studiare l’antichità per lui si­gnifica indagare il presente, non eva­dere da esso. D’altra parte, non si pensi che Nic­colò sia un uomo ombroso, cini­co spettatore degli eventi del suo tempo, chiuso nel quotidiano col­loquio con i classici. Dalle testimo­nianze epistolari emerge invece un uomo ironico e arguto, cordiale e persino goliardico. In particolar modo l’  ci restituisce l’immagine di Machiavelli come un intellettuale curioso tanto delle grandi quanto delle piccole cose della quotidianità, dei segreti di Stato quanto dei discorsi, dei comportamenti e dei costumi degli avventori di un’osteria: un uomo che sa mescolare le riflessioni più serie e acute con le battute più leggere, che unisce le forti passioni intellettuali con il gusto dell’ironia e dell’autoironia; burlone e irriverente, poco preoccupato dell’anima, della vita eterna e del peccato, molto interessato invece ai piaceri terreni. Anche (e soprattutto) a quelli della carne, ai quali non sa rinunciare neanche in tarda età, frequentando meretrici, cortigiane e cantanti, senza mai sciogliere il legame con la moglie Marietta Corsini (sposata nel 1501). Epistolario