70 75 80 85 Io ho ragionato con Filippo di questo mio opuscolo, se gli era ben darlo o non lo dare;70 e, sendo ben darlo, se gli era bene che io lo portassi, o che io ve lo mandassi. El non lo dare mi faceva dubitare che da Giuliano e non fussi, non che altro, letto; e che questo Ardinghelli si facessi onore di questa ultima mia fatica.71 El darlo mi faceva72 la necessità che mi caccia,73 perché io mi logoro, e lungo tempo non posso stare così che io non diventi per povertà contennendo,74 appresso al desiderio harei75 che questi signori Medici mi cominciassino adoperare,76 se dovessino cominciare a farmi voltolare un sasso;77 perché, se poi io non me gli guadagnassi,78 io mi dorrei di me; e per questa cosa,79 quando la fussi letta, si vedrebbe che quindici anni, che io sono stato a studio all arte dello stato, non gli ho né dormiti né giuocati;80 e doverrebbe ciascheduno haver caro servirsi di uno che alle spese di altri fussi pieno di esperienza.81 E della fede82 mia non si doverrebbe dubitare, perché, havendo sempre observato la fede, io non debbo imparare hora a romperla; e chi è stato fedele e buono quarantatré anni, che io ho, non debbe poter83 mutare natura; e della fede e bontà mia ne è testimonio la povertà mia. Desidererei adunque che voi ancora mi scrivessi quello che sopra questa materia84 vi paia. E a voi mi raccomando. Sis felix.85 Die86 10 Decembris 1513. 70 se gli era dare: se era bene o no dar- lo (l opuscolo, cioè Il Principe); s intende a Giuliano de Medici. 71 El non fatica: a non darlo mi spingeva il dubbio che da Giuliano non fosse nemmeno letto; e che questo Ardinghelli se lo attribuisse come un opera sua. Pietro Ardinghelli (1470-1526), segretario personale di papa Leone X e uomo di fiducia dei Medici, era nemico di Machiavelli. 72 El faceva: a darlo mi spingeva. 73 mi caccia: mi stimola. 74 lungo tempo contennendo: non posso vivere più tanto a lungo in tale stato senza diventare oggetto di disprezzo (contennendo, latinismo) a causa della mia povertà. 75 appresso harei: senza considerare il desiderio che avrei. 76 mi adoperare: iniziassero a mettermi al loro servizio. 77 se dovessino sasso: se anche dovessero cominciare con il comandarmi di far rotolare un sasso (cioè di occuparmi di incarichi di poca importanza). 78 non me gli guadagnassi: non ne ottenessi la fiducia. 79 questa cosa: l opuscolo. 80 che giuocati: che i quindici anni impiegati nell attività politica (1498-1512) non sono stati sprecati (né dormiti né giuocati). 81 alle spese esperienza: al servizio di altri (cioè della repubblica) abbia maturato una lunga esperienza. 82 fede: fedeltà. 83 non debbe poter: sicuramente non può. 84 questa materia: la maniera più giusta per consegnare l opuscolo a Giuliano de Medici. 85 Sis felix: sii felice (formula augurale latina). 86 Die: giorno (latino). DENTRO IL TESTO I contenuti tematici L incipit ironico La lettera si apre con i convenevoli di rito. Eppure, già possiamo cogliere una punta di bonaria canzonatura, che anticipa il carattere colloquiale della missiva nel suo complesso. Il destinatario (chiamato ampollosamente Magnifico, come imporrebbe un cerimoniale ufficiale) si è fatto attendere a lungo, visto che ha scritto e inviato una lettera con un certo ritardo. Ma ironizza Machiavelli con una citazione petrarchesca Tarde non furon mai grazie divine (r. 1), come a dire meglio tardi che mai . Quindi il mittente lo esorta, scherzosamente, a essere soddisfatto del suo incarico politico (che ha solo una rilevanza di facciata) e a vivere ordinatamente e quietamente (rr. 8-9), cioè alla giornata, senza avere altre troppe pretese. La condanna della fortuna Dopo l ironia, il tono però cambia e si fa serio. Lo impone l argomento, che tocca personalmente l animo dello scrivente: la fortuna, contro la cui malignità sembrerebbe che non ci siano antidoti, ella si vuole lasciarla fare (rr. 11-12), cioè è L AUTORE / NICCOL MACHIAVELLI / 637
T1 - L’epistola a Francesco Vettori del 10 dicembre 1513