DENTRO IL TESTO Video LEZIONE con Giuseppe Iannaccone I contenuti tematici Sembrare ed essere Secondo Machiavelli, l etica deve essere subordinata alle leggi della politica. Il principe infatti, per mantenere saldo il potere, non deve ricorrere a qualità morali: importante è dare l impressione di averle, sempre che tale simulazione sia utile alla sua causa. Il modello ideale, prefigurato dalla trattatistica medievale e umanistica, è ormai superato: i sentimenti, i valori nobili, la bontà e la lealtà possono rappresentare perfino degli ostacoli per conservare lo Stato. Il politico-centauro Sono le circostanze a consigliare la condotta giusta. La scelta non è dettata né dal bene né dal male, ma dall utile e dal dannoso ai fini del successo, cioè il mantenimento del potere. Il realismo impone a Machiavelli di evitare le ambiguità e di affermare la necessità anche di strumenti non buoni , ma indispensabili per reggere lo Stato. Il principe pronto a combattere ha a disposizione due armi, le leggi e la forza (rr. 7-8): le prime adatte all uomo, la seconda alle bestie. Per questo, egli deve sapere usare bene sia la bestia che l uomo (r. 10). L esempio del centauro Chirone, mitico essere metà uomo e metà cavallo, educatore di principi ed eroi come Achille, mostra come queste due nature possano e anzi debbano coesistere. Come sempre, Machiavelli ragiona seguendo il suo schema dilemmatico , qui proposto nella rappresentazione del leone, vale a dire della forza, e della volpe, cioè dell astuzia (rr. 17-21). Infine, l esempio concreto attinto dalla Storia, anche quella più recente (la vicenda di Alessandro VI), accredita il postulato teorico. Un precetto che nasce dall esperienza: si deve essere sleali Ma quale immagine deve dare di sé all esterno il principe? Come può ottenere e conservare il consenso dei suoi sudditi? Per rispondere a tali domande, Machiavelli riafferma il contrasto tra realtà e apparenza: quest ultima conta, almeno in politica, più della prima. Ciò non significa che egli esalti la finzione, la slealtà o il doppiogiochismo. Ma, per chi vuole guardare all effettiva realtà dei fatti, tali condotte si rivelano talvolta dolorosamente inevitabili. Machiavelli immagina in anticipo i rilievi e le critiche che i difensori dell etica pubblica potranno riservare a un indirizzo politico così disincantato e apparentemente cinico. Infatti usa una congiunzione tipica del suo argomentare, fatto di tesi e antitesi: nondimeno (r. 2). L autore riconosce che sarebbe auspicabile che il principe si attenesse alla parola data e si comportasse lealmente con i sudditi: ciò sarebbe giustificabile se gli uomini fossero tutti buoni (r. 23-24), un ipotesi che il pessimismo machiavelliano esclude. Tuttavia (ecco il significato di quel nondimeno) l esperienza (r. 2) dice il contrario: nella lotta politica, a prevalere è sempre chi è capace di essere falso, doppio e ingannatore. La simulazione e l opinione pubblica La conclusione scandalosa richiede coraggio intellettuale. Machiavelli infatti sceglie di andare fino in fondo al ragionamento (mi azzarderò a dire, r. 42), distinguendo ciò che vale per gli uomini definiti buoni e ciò che vale per un principe, e soprattutto un principe nuovo (r. 46): per quest ultimo è doveroso apparire pietoso e religioso, ed esserlo, ma, se le circostanze lo richiedono, agire al contrario (rr. 43-45). Il principe non deve agire secondo un codice precostituito, ma assecondare i venti della fortuna e il variare delle cose (rr. 50-51): conclusione, certo, amara, ma inevitabile, data la vera realtà degli uomini, ribadita ancora alla fine del capitolo. Per la maggior parte essi, secondo Machiavelli, giudicano più con gli occhi 666 / UMANESIMO E RINASCIMENTO