Educazione CIVICA – Pagine di realtà Non può esistere una democrazia senza morale Da Machiavelli in poi il rapporto tra politica e morale è stato caratterizzato da un continuo dualismo tra le due sfere: bene politico e bene etico, in sostanza, non vanno d’accordo. Anzi, estremizzando il concetto, qualcuno potrebbe perfino spingersi ad affermare che la politica o è immorale o non è. Eppure, la questione non può certo dirsi archiviata: il dibattito pubblico intorno alla moralità della gestione della cosa pubblica si è riacceso prepotentemente negli ultimi anni, specie in Italia, dove non cessano gli scandali e la corruzione continua ad allignare a vari livelli. L’articolo qui proposto, firmato dal giurista (1933-2017), riflette su quella che è non solo una patologia, ma una triste fisiologia del nostro sistema politico-amministrativo: la ricostruzione della moralità pubblica, a giudizio di Rodotà, costituisce il primo elemento di una democrazia autentica. Stefano Rodotà OBIETTIVO PACE, GIUSTIZIA E ISTITUZIONI SOLIDE 16 Nel marzo di trentasei anni fa Italo Calvino pubblicava […] un articolo intitolato Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti . Vale la pena di rileggerlo (o leggerlo) non solo per coglierne amaramente i tratti di attualità, ma per chiedersi quale significato possa essere attribuito oggi a parole come “onestà” e “corruzione”. Per cercar di rispondere a questa domanda, bisogna partire dall’articolo 54 della Costituzione […]. Quell’articolo della Costituzione dovrebbe ormai essere letto ogni mattina negli uffici pubblici e all’inizio delle lezioni nelle scuole (e, perché no?, delle sedute parlamentari). Comincia stabilendo che “tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi”. Ma non si ferma a questa affermazione, che potrebbe apparire ovvia. Continua con una prescrizione assai impegnativa: “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Parola, quest’ultima, che rende immediatamente improponibile la linea difensiva adottata ormai da anni da un ceto politico che, per sfuggire alle proprie responsabilità, si rifugia nelle formule “non vi è nulla di penalmente rilevante”, “non è stata violata alcuna norma amministrativa”. Si cancella così la parte più significativa dell’articolo 54, che ha voluto imporre a chi svolge funzioni pubbliche non solo il rispetto della legalità, ma il più gravoso dovere di comportarsi con disciplina e onore. Vi è dunque una categoria di cittadini che deve garantire alla società un “valore aggiunto”, che si manifesta in comportamenti unicamente ispirati all’interesse generale. Non si chiede loro genericamente di essere virtuosi. Tocqueville aveva colto questo punto, mettendo in evidenza che l’onore rileva verso l’esterno, “n’agit qu’en vue du public”, mentre “la virtù vive per sé stessa e si accontenta della propria testimonianza”. Ma da anni si è allargata un’area dove i “servitori dello Stato” si trasformano in servitori di sé stessi, né onorati, né virtuosi. Si è pensato che questo modo d’essere della politica e dell’amministrazione fosse a costo zero. Si è irriso anzi a chi richiamava quell’articolo e, con qualche arroganza, si è sottolineato come quella fosse una norma senza sanzione. Una logica che ha portato a cancellare la responsabilità politica e a ridurre, fin quasi a farla scomparire, la responsabilità amministrativa. Al posto di disciplina e onore si è insediata l’impunità, e si ripresenta la concezione “di una classe politica che si sente intoccabile”, come ha opportunamente detto Piero Ignazi. Sì che i rarissimi casi di dimissioni per violato onore vengono quasi presentati come atti eroici, o l’effetto di una sopraffazione, mentre sono semplicemente la doverosa certificazione di un comportamento illegittimo. Questa concezione non è rimasta all’interno della categoria dei cittadini con funzioni pubbliche, ma ha infettato tutta la società, con un diffusissimo “così fan tutti” che dà alla corruzione italiana un tratto che la distingue da quella dei paesi con cui si fanno i più diretti confronti. […] Non siamo soltanto di fronte a una ben più profonda etica civile, ma anche alla reazione di un establishment consapevole della necessità di eliminare tutte le situazioni che possono fargli perdere la legittimazione popolare. In Italia si è imboccata la strada opposta con la protervia di una classe politica che si costruiva una rete di protezione che, nelle sue illusioni, avrebbe dovuto tenerla al riparo da ogni sanzione. Illusione, appunto, perché è poi venuta la più pesante delle sanzioni, quella sociale, che si è massicciamente manifestata nella totale perdita di credibilità davanti ai cittadini, di cui oggi cogliamo gli effetti devastanti. (Stefano Rodotà, , “La Repubblica”, 8 aprile 2016) La democrazia senza morale LEGGI E COMPRENDI Perché l’autore insiste nel sottolineare l’importanza dei concetti di “disciplina” e “onore”, valorizzati dall’articolo 54 della Costituzione? 1 Quale alibi viene spesso accampato – sia dalla classe dirigente sia dai privati cittadini – per giustificare l’illegittimità di un comportamento? 2 RIFLETTI, SCRIVI, SOSTIENI La disamina di Rodotà è sconfortante, ma coglie uno degli aspetti maggiormente influenti nella disaffezione degli italiani nei confronti della politica. La nostra Costituzione invita tutti i cittadini a partecipare attivamente alla cosa pubblica: l’articolo 49, per esempio, sottolinea che essi «hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Quello precedente, il 48, recita che uomini e donne sono titolari dell’elettorato attivo e che l’esercizio del voto costituisce non solo un diritto politico, ma anche un dovere civico. E tu? Ti interessi di politica? In che modo? Parlane in classe e confrontati con i tuoi compagni. 3 Per fare ricerca L’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030 definisce tra i suoi traguardi alcuni aspetti inerenti i diritti e doveri dei cittadini. Leggi in Rete il testo integrale dell’obiettivo e soffermati in particolare sui seguenti passaggi: Obiettivo 16.5: ridurre [...] la corruzione e gli abusi di potere; • Obiettivo 16.6: sviluppare a tutti i livelli istituzioni efficaci, responsabili e trasparenti; • Obiettivo 16.7: garantire un processo decisionale responsabile, aperto a tutti, partecipativo e rappresentativo. •