La lingua dei personaggi La lingua della Mandragola realizza appieno la soluzione teorica proposta da Machiavelli: il fiorentino vivo, non quello trecentesco. In effetti, è soprattutto il parlato, con le sue cadenze vernacolari, a essere riprodotto dall autore, il quale adatta a ogni personaggio un espressività coerente con la sua personalità. Il furbo Ligurio si esprime spesso in modo allusivo, con battute e doppi sensi, tipici di chi la sa lunga; Nicia, da quel concentrato di conformismo che è, si produce in un infinità di luoghi comuni, che vorrebbe intelligenti, ma che in realtà non sono altro che la spia della sua mediocrità; Callimaco e Lucrezia parlano, rispettivamente, la lingua dell irruenza giovanile e quella della seria compostezza. Il personaggio linguisticamente più interessante è però fra Timoteo: la sua prosa ricca di malizia e tendenziosità ne fa un vero, cinico artista della parola, piegata con scaltrezza ai propri interessi. FISSO I CONCETTI La mandragola è scritta in fiorentino parlato. La lingua è modulata in base alla personalità di ogni personaggio. Il vittorioso assedio di fra Timoteo all innocenza di Lucrezia / T9 / La mandragola, atto III, scene IX-XI / La corruzione del clero / Queste tre scene hanno un antefatto, che è opportuno ricordare. Per indurre Lucrezia all adulterio, Ligurio ha bisogno della mediazione di un aiutante autorevole. Chi meglio di un sacerdote? Fra Timoteo sembra l uomo giusto, ma occorre provarne la disponibilità. Per questo, Ligurio gli chiede se è disposto, dietro lauto compenso, a fare abortire una fanciulla, e Timoteo accetta. La storia non è vera, ma non importa: ciò che conta è che ora Ligurio può confidare sulla scaltra amoralità di Timoteo, oltre che sulla complicità della madre di Lucrezia, Sostrata, per portare il piano a compimento. SCENA IX Fra Timoteo solo 5 10 Frate Io non so chi si abbi giuntato l uno l altro.1 Questo tristo di Ligurio ne venne a me con quella prima novella,2 per tentarmi, acciò, se io li consentivo quella,3 m inducessi più facilmente a questa; se io non gliene consentivo, non mi arebbe detta questa, per non palesare e disegni4 loro sanza utile, e di quella che era falsa non si curavano. Egli è vero che io ci sono suto giuntato; nondimeno, questo giunto è con mio utile.5 Messer Nicia e Callimaco sono ricchi, e da ciascuno, per diversi rispetti, sono per trarre assai;6 la cosa convien stia secreta, perché l importa così a loro, a dirla, come a me.7 Sia come si voglia, io non me ne pento. ben vero che io dubito non ci avere dificultà,8 perché madonna Lucrezia è savia e buona: ma io la giugnerò in sulla bontà.9 E tutte le donne hanno alla fine poco cervello; e come ne è una sappi dire dua parole, e se ne predica,10 perché in terra di ciechi chi vi ha un occhio è signore.11 Ed eccola con 1 chi l altro: chi tra noi due (Ligurio e Timoteo) abbia truffato l altro. 2 novella: è il falso racconto della fanciulla da far abortire. 3 se io li consentivo quella: se io ero disposto ad acconsentire (cioè ad accordarmi e a collaborare) intorno a quella prima faccenda. 4 e disegni: i progetti. 5 Egli mio utile: è vero (Egli è pleonastico) che sono stato ingannato; tuttavia (nondimeno) questo inganno (giunto) fa i miei interessi. 6 sono per trarre assai: posso ottenere molti soldi. 7 l importa a me: divulgare (a dirla) la cosa non conviene a loro come non conviene a me. 8 dubito non dificultà: temo che incontrerò degli ostacoli. 9 la giugnerò in sulla bontà: la ingannerò proprio sfruttando la sua bontà. 10 e come predica: e quando ce n è una (si intende di donne) che sia capace di dire due parole, se ne parla come di una cosa straordinaria. 11 in terra signore: si tratta di una rielaborazione di un famoso proverbio medievale, Beati monoculi in terra caecorum, vale a dire Sono felici coloro che hanno un occhio solo in una terra di ciechi . L AUTORE / NICCOL MACHIAVELLI / 681