glierlo degnamente. Nel castello non c è posto per lui, che viene quindi ospitato nelle stanze del palazzo del cardinale Luigi d Este: il poeta lo considera un affronto e dà in escandescenze contro il duca, che lo fa rinchiudere nell Ospedale di Sant Anna e mettere alla catena, alla stregua di un pazzo. Dopo sette anni, vissuti tra periodi di lucidità e momenti in preda ad allucinazioni, guadagna la libertà nel 1586: il principe di Mantova, Vincenzo Gonzaga, ottiene infatti da Alfonso la custodia del poeta, che dopo la lunga reclusione è accolto alla sua corte con festeggiamenti e tributi. Tasso sembra riacquistare l equilibrio e la serenità, ma è soltanto un miglioramento passeggero. | GLI ULTIMI ANNI: ALLA RICERCA DI UNA SERENIT IMPOSSIBILE | L inquietudine riassale presto il poeta, costringendolo a compiere un nuovo ciclo di viaggi senza una meta precisa, sempre alla vana ricerca della tranquillità. Negli IL CARATTERE anni dal 1587 al 1591, Tasso trascorre brevi periodi a Bologna, Roma, Napoli (dove è ospitato presso il monastero di Monte Oliveto, a cui dedica l omonimo poemetto penitenziale), Firenze, prima di tornare questa volta definitivamente a Roma. Qui, sotto la protezione di papa Clemente VIII, il poeta lavora al rifacimento della Liberata, che prende il titolo di Gerusalemme conquistata (1593). Il papa concede a Tasso una pensione annua e gli promette l incoronazione poetica in Campidoglio, com era avvenuto per Petrarca. Ma tale impegno non può realizzarsi: il poeta, già debole e malato da diverso tempo, sente che la sua fine è vicina e si fa condurre nel convento di Sant Onofrio sul Gianicolo, dove muore il 25 aprile 1595. Nei secoli successivi la sua tomba, collocata nella chiesa del convento, sarà meta dei commossi pellegrinaggi dei letterati di tutta Europa, da Chateaubriand a Goethe a Leopardi. UN POETA TRA ALLUCINAZIONE E REALT Non è sempre facile distinguere il romanzesco dal reale nella selva di aneddoti fiorita intorno alla vita di Torquato Tasso: nessun letterato italiano ha alimentato quanto lui una così variegata ridda di storie e curiosità nel tentativo di illuminare le bizzarrie, le oscurità s e le inquietudini di una personalità tanto to complessa. Malinconico e nevrotico Il primo biografo di Tasso è stato t il poeta stesso, con il suo epistolario. Lee lettere ci mostrano da un lato l incostanza z dei suoi stati d animo, la sua egocentricaa esigenza di essere al centro delle attenzioni, ni riverito e omaggiato, e allo stesso tempo p il suo bisogno di sicurezze e di affettii sinceri in un mondo dominato dall ipocrisia e dalla simulazione. Torquato stesso a definirsi «melanconico , ipocondriaco, affetto da una nevrosi che si manifesta a intermittenza, con allucinazioni e crisi epilettiche. Un insanabile inquietudine Per noi lettori di oggi è impossibile stabilire se la forma di grave depressione da cui era affetto il poeta fosse, per così dire, la conseguenza di un indole ipersensibile e di una predisposizione patologica l o se siano state le circostanze esterne, gli obblighi g morali, i compromessi istituzionali e i vincoli religiosi g del suo tempo a destabilizzarne la psiche. FForse sono vere entrambe le ipotesi: Tasso cullava a il desiderio di recuperare l armonia d di un età dell oro nella quale rivivere il sogno g umanistico di una libertà senza confini; n al tempo stesso, percepiva in sé e negli altri il peccato, il male, l eresia: da qui il disprezzo per il prossimo e l esigenza di punire sé stesso. Giuseppe de Fabris, Monumento funebre di Torquato Tasso (particolare). Roma, Chiesa di Sant Onofrio al Gianicolo. L AUTORE / TORQUATO TASSO / 757