Gerusalemme liberata Un capolavoro sofferto La è l’ , il capolavoro in cui Tasso riversa tutte le sue energie e ambizioni. Forse era stato il desiderio di gloria a spingerlo, ancora adolescente, ad accantonare il campo della lirica, insufficiente per emulare il grande e ingombrante modello di Ludovico Ariosto. O forse era stata la volontà di realizzare un poema in cui i valori della civiltà rinascimentale si fondessero, senza essere per questo rinnegati, con l’impegno religioso e ideologico imposto dalla Controriforma. In ogni caso è un’opera a cui l’autore continua a lavorare fino all’ultimo, mosso da scrupoli spirituali e da una persistente insoddisfazione. Gerusalemme liberata opera di una vita Video – La di Torquato Tasso – Temi e pensieri Gerusalemme liberata La vicenda editoriale Prima di addentrarci nelle vicende narrate dal poema, è necessario ricostruirne l’intricata storia editoriale, lunga e tormentata. Il dell’opera risale addirittura al 1559, quando Tasso quindicenne inizia a comporre le prime ottave (saranno, in conclusione, 116) di un abbozzo dal titolo . Tre anni dopo, nel 1562, pubblica il , un romanzo cavalleresco in ottave dedicato al paladino di Carlo Magno. Si tratta di , ma l’autore ha già le idee chiare sull’argomento che intende sviluppare, la prima crociata, e sul genere letterario da adottare. Le ragioni che lo portano a privilegiare il poema cavalleresco sono numerose. I primi esperimenti nucleo originario Gierusalemme Rinaldo tentativi ancora acerbi La prima è un motivo biografico. Non possiamo ignorare nella precoce vocazione alla poesia eroica del giovane Torquato l’ , autore di un fortunato poema in ottave, dal titolo , nel quale l’epopea cavalleresca si intreccia a vicende amorose. Torquato considera l’opera di Bernardo pari all’ ariostesco e superiore all’ di Boiardo. È un’esagerazione dettata dall’amore filiale, che però denota quanto il modello paterno possa aver inciso sulle scelte del figlio. L’ispirazione familiare influenza dell’esperienza letteraria del padre Bernardo Amadigi Orlando furioso Orlando innamorato C’è poi un motivo più squisitamente letterario, che riguarda la materia da scegliere. In Italia, prima che Tasso inizi la stesura del e del , si è andata diffondendo la moda del poema epico di argomento storico (un esempio significativo è dello scrittore veneto Gian Giorgio Trissino, 1547-1548). La volontà di Tasso di rinunciare alla tipica materia cavalleresca e recuperare un’esperienza recente risente anche di una più generale letteraria dell’epoca a riformare il modello ariostesco e . Superare Ariosto Gierusalemme Rinaldo L’Italia liberata dai Goti tendenza a conciliare il classicismo con la dimensione spirituale cristiana L’interesse dell’autore per la tematica religiosa si connette anche con una tornata di attualità. La presa di Costantinopoli (1453) e l’avanzata dei turchi nel Mediterraneo hanno alimentato in tutta la cultura cristiana europea il mito di una nuova crociata. Inoltre, l’incursione saracena del 1558 ad Amalfi e nella penisola sorrentina ha coinvolto anche sul piano personale Tasso (il quale, ricordiamolo, era originario proprio di Sorrento, dove viveva ancora la sorella, salvatasi per miracolo). Un argomento di attualità situazione storica FISSO I CONCETTI Tasso scrive un poema storico perché: il poema epico di argomento storico era di moda; la situazione storica aveva riportato in auge il tema delle crociate. Al poema sulla prima crociata, già dunque progettato nella prima giovinezza, Tasso lavora soprattutto nel quinquennio che va . Queste date sono importanti perché è in questo periodo che la Lega Santa, composta dalla Chiesa, dalla Spagna, da Venezia e da altri Stati italiani, ottiene la vittoria contro i turchi nelle acque di , in Grecia (1571); sono questi inoltre gli anni centrali del primo, e inizialmente felice, soggiorno ferrarese del poeta: la stesura dell’opera e il servizio cortigiano presso gli Estensi vanno di pari passo. Il poeta sa bene come la tradizione cavalleresca sia in auge da decenni presso quella corte, che conserva memoria dei fasti rinascimentali di Boiardo e Ariosto: inserirsi in questo filone significa per lui conquistare fiducia e stima ancora maggiori presso i colti esponenti della nobiltà ferrarese. La stesura della Gerusalemme liberata dal 1570 al 1575 Lepanto pagina 773 Nel il poeta annuncia ad Alfonso d’Este di aver terminato il poema, con il titolo di , dal nome del condottiero, Goffredo di Buglione, protagonista della prima crociata e della narrazione. Benché apprezzata a corte, l’opera non viene però pubblicata. Tasso, temendo di aver violato l’ortodossia religiosa imposta dalla Controriforma (inserendo, per esempio, episodi che egli stesso giudicava licenziosi), sottopone il poema a una e al , che ne suggeriscono modifiche snervanti, canto per canto, ottava per ottava. La conseguenza è che, mentre il poeta è recluso nell’Ospedale di Sant’Anna, circolano diverse copie dell’opera, scorrette e lacunose, corrispondenti ad altrettanti e successivi momenti di revisione ed elaborazione. Tra rifacimenti e stampe non autorizzate 1575 Goffredo continua riscrittura vaglio di una squadra di revisori romani Nel escono, mai curate in prima persona né autorizzate, le prime edizioni complete con il titolo di . Nello stesso anno vede però la luce anche la prima edizione autorizzata dall’autore, quella che leggiamo ancora oggi, stampata a Ferrara a cura di Febo Bonnà, letterato vicino a Tasso. Tre anni dopo è la volta di una versione allestita a Mantova da Scipione Gonzaga, amico personale del poeta, che contiene alcuni interventi di censura. 1581 Gerusalemme liberata Tasso continua ancora per anni a riscrivere il suo capolavoro, tagliandolo o rielaborandolo in modo da renderlo più conforme a princìpi religiosi e morali a suo giudizio in precedenza violati o elusi. La caratterizzazione dei due schieramenti diviene più netta: alla moralità cristiana si contrappone, senza incertezze, la malvagità pagana. In particolare, egli decide di fare a meno degli episodi amorosi, eliminandoli con aperta disponibilità all’autocensura. In compenso, accentua la , e lo stile, che già nella presentava numerosi virtuosismi manieristici, viene ora appesantito da artifici retorici ormai pienamente barocchi. L’ortodossia della Gerusalemme conquistata teatralità fastosa Liberata Il risultato di questo lavoro più che decennale costituisce la , pubblicata a Roma nel , in 24 libri, con dedica non più ad Alfonso d’Este ma al cardinale Cinzio Aldobrandini. Si tratta, a tutti gli effetti, di un’opera diversa dalla . Gerusalemme conquistata 1593 Liberata FISSO I CONCETTI : Gerusalemme conquistata profonda revisione e autocensura; stile teatrale e appesantito da artifici retorici già barocchi. LE TAPPE PRINCIPALI DELLA COMPOSIZIONE DELL’OPERA 1559-1560 Composizione di 116 ottave dell’incompiuto , che può essere considerato il primo approccio alla materia dell’opera. Gierusalemme 1575 Termine della prima stesura, con il titolo , sottoposta al giudizio critico di vari lettori di fiducia, ai quali Tasso chiede di verificare che il testo rispetti i princìpi della Controriforma. Goffredo 1581 Pubblicazione dell’opera, a cura di Angelo Ingegneri, con il titolo . Sono 20 canti per un totale di 1917 ottave. Nello stesso anno esce la prima edizione autorizzata, a cura di Febo Bonnà. Gerusalemme liberata 1584 Tra le numerosissime edizioni, testimonianza di un successo immediato, quella a cura di Scipione Gonzaga è considerata particolarmente attendibile, in quanto derivata da manoscritti originali. 1593 Edizione, autorizzata dal poeta, della , dopo una profonda revisione del testo della . Gerusalemme conquistata Liberata pagina 774 La trama Il poema, in ottave, diviso in 20 canti, ha come tema di fondo la prima crociata (1096-1099). La vicenda si apre al sesto anno della crociata (in realtà, storicamente è il terzo): i valorosi paladini cristiani, distolti da interessi personali, appaiono disorientati rispetto al nobile intento di liberare il Santo Sepolcro dai musulmani. Dio, allora, incarica il saggio di prendere la guida dell’esercito per condurlo alla conquista di Gerusalemme. A tenere la città sacra è il re , che può contare sull’aiuto delle forze infernali, riunite in concilio. Aladino invia nel campo crociato la bellissima per allontanare dai loro doveri di cavalieri i migliori guerrieri cristiani, che infatti la seguono in un castello sulle rive del Mar Morto, nel quale vengono imprigionati. La prima crociata e la missione di Goffredo Goffredo di Buglione Aladino maga Armida FISSO I CONCETTI : Gerusalemme liberata prima crociata (1096-1099); cristiani, aiutati da Dio, “infedeli”, aiutati dalle forze infernali. vs Il campo dei cristiani, diviso da contese e dissidi, è abbandonato anche dal più intrepido dei suoi cavalieri, , il quale, dopo aver ucciso un principe norvegese suo calunniatore, fugge per non sottostare al giudizio di Goffredo. Già indebolito, il fronte dei crociati perde anche un altro dei suoi campioni più importanti, , che crede di vedere in prossimità dell’accampamento la pagana , di cui è innamorato. Si tratta invece della guerriera pagana che, a sua volta innamorata dell’eroe cristiano, trova ospitalità e pace dai suoi affanni d’amore presso alcuni pastori, mentre anche Tancredi finisce prigioniero del castello di Armida. I cristiani vicini al tracollo Rinaldo Tancredi Clorinda Erminia L’esercito cristiano intanto è in una situazione drammatica, incalzato dalle continue sortite degli assediati. La falsa notizia della morte di Rinaldo determina persino una rivolta contro il capitano Goffredo. Dio però interviene a suo favore proprio quando la battaglia sta per decretarne la definitiva sconfitta. Mentre l’arcangelo Gabriele allontana le forze del Male, un drappello di misteriosi cavalieri giunge in soccorso di Goffredo: sono i prigionieri di Armida, liberati da Rinaldo, il quale, dismesse le armi insanguinate che avevano fatto credere che fosse morto, prosegue il suo cammino errante verso Antiochia. A questo punto, i cristiani decidono di compiere una processione al monte Oliveto, mentre i pagani, dalle mura, li coprono di insulti; il giorno successivo si svolge una battaglia cruenta, che si conclude senza vincitori né vinti, ma con il ferimento di Goffredo, poi miracolosamente risanato grazie ancora a un intervento divino. Durante la notte, . Quest’ultima, rimasta fuori dalla città, è inseguita da Tancredi, che non la riconosce e la ferisce mortalmente al termine di un drammatico duello. Quando l’eroe scopre la vera identità della donna, poco prima che muoia, affranto le impartisce il battesimo. Paralizzato dal dolore, Tancredi trae consolazione solo dalla successiva apparizione in sogno della donna amata. Il riscatto dei paladini e la vittoria cristiana le macchine da guerra dei crociati vengono incendiate da Argante e Clorinda Nel frattempo, altre minacce incombono sull’esercito di Goffredo. Il , da cui i cristiani ricavavano il legname per costruire nuove macchine da guerra; una siccità sembra inoltre piegare le loro forze residue. Goffredo è turbato da così tante avversità, ma per effetto delle sue preghiere il corso della guerra cambia di nuovo: prima una pioggia divina mitiga gli effetti della siccità, poi il ritorno di Rinaldo rende possibile la vittoria. L’eroe cristiano, infatti, vittima delle dolcezze voluttuose di Armida nelle Isole Fortunate, era stato svegliato dal suo torpore dall’intervento di due crociati inviati da Goffredo, Carlo e Ubaldo. Tornato in sé, riconciliatosi con Goffredo e pentitosi sul monte Oliveto, . mago Ismeno rende impenetrabile con i suoi incantesimi la selva di Saron Rinaldo scioglie gli incantesimi della selva di Saron I cristiani allora, dopo aver costruito tre torri, possono infine sferrare l’attacco decisivo: . Nell’ultima grande battaglia Tancredi uccide Argante, è ferito ma viene curato da Erminia; Rinaldo abbatte il coraggioso Solimano; l’esercito egizio, sopraggiunto in aiuto di quello musulmano, è distrutto; la torre di David, ultimo baluardo della cittadella di Gerusalemme, cade nelle mani dei crociati. Anche Aladino è ucciso. Ormai sconfitta, Armida fugge per suicidarsi ma, raggiunta da Rinaldo, si converte al cristianesimo. Il poema ora può davvero concludersi: l’ultima scena è l’ , dove depone le armi e dichiara conclusa la crociata. Gerusalemme viene conquistata ingresso di Goffredo nel tempio di Gerusalemme Testo plus – Rinaldo vince l’incantesimo della selva Testo plus – La conclusione del poema , frammento di salterio, 1200 ca. L’Aia, Koninklijke Bibliothek. Pianta di Gerusalemme I personaggi La caratteristica che è alla base della fisionomia di quasi tutti i personaggi della è la complessità. Essi non spiccano tanto per le loro imprese, quanto per l’ che li agita, per i tortuosi meccanismi psicologici con cui vivono l’eterno dissidio tra pulsioni del cuore e dovere religioso. Chiusi nei loro tormenti interiori, i protagonisti del poema risultano sempre incapaci di comunicare con gli altri, costretti in una condizione di solitudine, fosco e , di cui sono ben consci. Il complesso profilo psicologico degli eroi Liberata intrico dei sentimenti inermi e sconfitti da un ineluttabile destino D’altra parte, l’atteggiamento di Tasso nei confronti delle figure che popolano il suo poema è molto diverso da quello di Ariosto. Quest’ultimo guarda distaccato la capricciosa e favolosa varietà della vita, gli eventi del mondo, le difficoltà e gli insuccessi dei suoi cavalieri erranti, consapevole di quanta menzogna e di quanto artificio fantastico ci siano nelle sue narrazioni. invece , profondendovi la propria umanità, immedesimandosi totalmente nelle passioni e nei travagli di quelli che appaiono come uomini e donne reali e non come personaggi d’invenzione di una bella storia letteraria. Tasso partecipa dei sentimenti dei suoi eroi FISSO I CONCETTI I personaggi del poema: hanno una psicologia complessa; sono soli e incapaci di comunicare. La poesia dei protagonisti della risiede dunque nell’infelicità. Non a caso, l’unico personaggio sempre uguale a sé stesso, mai sfiorato dal dubbio, il capitano senza macchia , è quello artisticamente meno riuscito: perfetto esemplare di , incarna l’aspirazione del poeta a superare le debolezze e le passioni umane in nome di un alto ideale. In questo campione di nobiltà e grandezza si ritrovano fusi sia i valori della tradizione classica (forza, coraggio, lealtà) sia le virtù cristiane (fede, obbedienza a Dio, senso del dovere). L’eroe senza macchia: Goffredo Liberata Goffredo eroe della Controriforma pagina 776 Agli antipodi di Goffredo si può invece collocare , il personaggio in cui Tasso ha riposto tutte le incertezze e le contraddizioni dell’esistenza. Con lo stesso slancio, che ne caratterizza l’indole, Rinaldo cede allo sdegno e all’ira, si annulla nel piacere dei sensi e si abbandona alla mistica preghiera grazie alla quale può vincere l’incanto della selva di Saron. L’eroe coraggioso e l’eroe tormentato: Rinaldo e Tancredi Rinaldo Mentre ha una , è invece , , assillato dal senso di colpa per l’illecito amore che nutre nei confronti della guerriera musulmana Clorinda, e poi straziato dall’averne provocato lui stesso la morte. Rinaldo prorompente vitalità Tancredi malinconico assorto nel sogno e nell’inquietudine Proprio questo oscillare tra , tra devozione religiosa e tentazione profana è un tratto che caratterizza l’interiorità della maggioranza dei personaggi principali del poema: ne sono immuni solo le figure non toccate dai tormenti amorosi (il cristiano Goffredo o i saraceni Argante e Solimano). fede e peccato FISSO I CONCETTI Rinaldo oscilla tra fede e peccato. Tancredi rappresenta la malinconia e il dissidio interiore. Quanto ai personaggi pagani, anch’essi non mancano di nobiltà e di generosità, anzi: orgogliosi, accaniti e talora segnati da una specie di autolesionistico desiderio di morire, appaiono come , disposti a tutto pur di mostrare il proprio valore e di non retrocedere dinanzi al rischio o a imprese che non hanno alcuna possibilità di successo. Gli eroi e le eroine pagane eroi dolenti e ricchi di dignità Anche – e specialmente – le , che dovrebbero ostacolare i crociati, sono in realtà pervase da un senso di sconfitta imminente, sublimato dalla conversione finale: , la perfida maga al servizio del Male che poi si redime abbandonandosi all’amore per Rinaldo; , l’innamorata sognatrice che realizza nel finale il proprio desiderio di assistere e proteggere Tancredi ferito; ma soprattutto , che nel momento della morte riacquista la fede cristiana e la bellezza femminile prima sacrificata nella ferocia della guerra. tre eroine Armida Erminia Clorinda Testo plus – Solimano e la tragica condizione umana Testo interattivo – La battaglia notturna di Solimano Ermanno Stroiffi, , 1640. Mosca, Pushkin Museum of Fine Arts. Rinaldo e Armida >> pagina 777 La struttura poetica Nella scelta e nella disposizione della materia Tasso obbedisce alla tendenza precettistica e normativa tipica della letteratura della seconda metà del Cinquecento. Quanto Ariosto si era esplicitamente rifatto al precedente rappresentato da Boiardo, tanto , considerato troppo libero, troppo “laico”, troppo lontano dai rigidi schemi del genere. Fondamentale si rivela, in tal senso, la lettura prescrittiva della aristotelica: Tasso accoglie il , concependo la trama del poema intorno a un eroe (Goffredo) e a un’azione (la liberazione della città santa), in uno spazio preciso (Gerusalemme), in un tempo definito e circoscritto (la prima crociata). Oltre Ariosto: il progetto di un poema eroico Tasso si discosta dal modello ariostesco Poetica principio di unità dell’azione drammatica Come suggeriscono i dettami della poetica aristotelica, Tasso attribuisce alla Storia l’obbligo di raccontare il vero, il dato reale, mentre il specifico , vale a dire ciò che sarebbe potuto avvenire: in altri termini, il poema eroico non può essere leggendario, ma deve basarsi su un evento storico, rispetto al quale tuttavia conserva un margine di invenzione, di libertà, di finzione. Obiettivi e strumenti della poesia compito della poesia è narrare il verosimile Al tempo stesso, però, la (cioè rappresentare le azioni più nobili e gli effetti della virtù più alta), rendendolo compatibile con il diletto (secondo il precetto del poeta latino Orazio , mescolare l’utile al dolce). In concreto, da un lato la base narrativa deve attingere alla Storia: né troppo lontana né troppo recente, affinché non ci siano né cadute in un “passato” mitologico troppo estraneo al lettore né riferimenti a un presente troppo vicino che precluderebbe all’autore la «licenza di fingere», cioè di inventare; dall’altro lato, la Storia stessa deve rappresentare un oggetto di riflessione e di insegnamento morale, che la letteratura si incarica di rendere più piacevole aggiungendovi – come Tasso scrive nel proemio – dei «fregi», episodi di fantasia, non accaduti realmente ma che sarebbero potuti accadere. poesia deve perseguire l’utile miscere utile dulci FISSO I CONCETTI Compiti della poesia: narrare il verosimile; perseguire l’utile, rendendolo piacevole con l’invenzione letteraria. Tuttavia l’invenzione è possibile a patto che rimanga entro certi limiti e non superi i confini del credibile: il compito più impegnativo del poeta epico è proprio mantenere l’ , salvaguardando il diritto-dovere di arricchire la vicenda storica (la crociata contro i musulmani) con episodi nei quali si riflettano le virtù dei personaggi e i misteriosi interventi di Dio in lotta contro le forze del Male. Tra verosimile e meraviglioso equilibrio tra reale e ideale, Storia e fantasia , verosimile e meraviglioso Nonostante la verosimiglianza della narrazione, la infatti non fa eccezione rispetto alle altre opere del genere epico-cavalleresco: la è un elemento fondamentale del poema. Ciò non comporta il ricorso alle favole pagane, alla mitologia antica o alle gratuite invenzioni della fantasia: obiettivo di Tasso è creare il “ ”, vale a dire un insieme di prodigi, miracoli e apparizioni divine, a cui i lettori possano credere in quanto opera di Dio. Liberata presenza del magico e del soprannaturale meraviglioso cristiano D’altra parte, , simboleggiando l’irrazionalità e l’oscurità che adombrano le pieghe della Storia e dell’agire umano. Essa nasconde la presenza del maligno nella vita degli individui, come si vede dall’esperienza dei cavalieri cristiani, impegnati nell’ardua impresa di evitare le tentazioni che li distolgono dal retto cammino, tentazioni che possono presentarsi sotto forma di incantesimi e soprattutto sotto il seducente aspetto della bellezza (a cui non riesce a sottrarsi, per esempio, Rinaldo, il quale finisce nell’allettante rete amorosa della maga Armida). la magia contiene un’istanza di disgregazione e di disordine FISSO I CONCETTI Elemento magico: “meraviglioso cristiano”; simbolo della presenza del maligno. pagina 778 Oltre a tener fede a queste convinzioni teoriche, Tasso persegue anche l’obiettivo di costruire un’opera in cui la vicenda portante non perda mai i connotati di unitarietà (diversamente dal , per cui si è parlato di “policentrismo”). Tuttavia, attorno all’azione principale ci può essere spazio per digressioni ed episodi secondari, utili a evitare il rischio della monotonia. Ciò non comporta il succedersi avventuroso e quel groviglio inestricabile di situazioni che si manifestano fino all’estremo nel poema ariostesco. In Tasso la prospettiva religiosa fa sì che la rimanga , , intorno allo scopo unico della conquista del Santo Sepolcro: a tale fine devono essere ricondotti i guerrieri sviati («erranti»), tentati cioè dalle forze del Male. La ricerca dell’unità Furioso struttura narrativa salda chiusa concentrata I temi Nello sviluppo della trama Tasso inserisce temi diversi – l’amore, le avventure, le magie – che servono a intrattenere i lettori e insieme a presentare la sua visione del mondo. È un mondo pieno di conflitti e di contraddizioni, nel quale lottano forze antitetiche: da una parte i fedeli e dall’altra gli infedeli; da una parte le e dall’altra ; da una parte la magia diabolica e dall’altra il senso cristiano del meraviglioso. Viene sempre rimarcata l’ , una dimensione universalmente irrealizzabile che riproduce la . L’insanabile separazione di due mondi potenze infernali quelle angeliche impossibilità della concordia lotta eterna tra Dio e Satana A differenza di quanto accade nell’ (dove cavalieri cristiani e musulmani sono così antropologicamente simili da risultare spesso indistinguibili), nella G i personaggi sono divisi in modo rigido tra i rappresentanti della virtù e quelli del vizio. La guerra che essi combattono è – diremmo oggi – una “guerra di civiltà”. Coerentemente con la visione religiosa della Controriforma, Goffredo e le sue truppe incarnano l’utopia di un mondo cristianizzato, condotto dalle armi “benedette” sotto l’ala protettiva della Chiesa. , oltre a essere i seguaci di Maometto, sono indicati come , personificazione del peccato, soldati di Satana. Due conflitti: il Bene e il Male, l’Umanesimo e la Controriforma Orlando furioso erusalemme liberata I saraceni nemici dell’umanità Ma c’è di più. Oltre che su un piano religioso, possiamo collocare il conflitto anche su un piano culturale. A ben vedere, infatti, sono , spregiudicata e individualistica, che ha in sé la propria giustificazione. In altre parole, incarnano un codice di valori “umanistici” che i cristiani hanno l’obbligo di rifiutare o quanto meno di sottomettere alla disciplina di un criterio superiore. Quei valori edonistici non hanno perso per Tasso il loro fascino (come ben documentano gli stessi cristiani, sempre in bilico tra rigore e trasgressione, autocontrollo e cedimento): la sua religiosità tormentata e mai formalistica non lo rende immune dalle lusinghe mondane e dai voluttuosi richiami della bellezza fisica. In questo senso, le tentazioni vissute dai suoi eroi sono le stesse a cui il poeta non riesce mai del tutto a sottrarsi: il «bifrontismo», di cui abbiamo già parlato, si manifesta compiutamente in queste contraddizioni. i cavalieri musulmani portatori di un’etica laica FISSO I CONCETTI Saraceni: personificazione del Male e del peccato; portatori di un’etica laica e “umanistica” che va rifiutata in nome dei valori cristiani. Anche il tema della è sottoposto alla stessa ambiguità: essa costituisce ed esaltare l’eroismo individuale a difesa della fede. Valori come l’onore, il coraggio e il senso del dovere morale non sono mai messi in discussione, né viene meno l’esaltazione, tipicamente rinascimentale, delle armi, che possiamo cogliere nelle scene epiche dei duelli e delle battaglie. Tuttavia il è rappresentato realisticamente come un’ da descrivere senza veli nella sua verità raccapricciante e luttuosa. In fondo alla guerra ci sono sempre la morte che incombe e il dolore da rispettare pietosamente, anche quando tocca i vinti infedeli. L’ambivalente visione della guerra guerra un’esperienza necessaria per sconfiggere il Male conflitto avventura disumana pagina 779 Per comprendere il mondo interiore di Tasso e la sua più schietta vena lirica, dobbiamo immergerci nell’atmosfera delle vicende amorose del poema, nelle quali l’effusione dei sentimenti si alterna sempre al . Eros e peccato senso del rimorso e del peccato Anche l’ , infatti, nasce e cresce come , tra piacere e colpa, voluttà e tristezza, fantasie languide e cattivi presagi. I protagonisti toccati dalla passione sono scossi da una forza oscura e fatale, che non dà loro gioia, bensì tormento e solitudine, nonché la sofferta coscienza che abbandonarsi alle lusinghe dei sensi comporta il venir meno ai doveri morali e religiosi. Non a caso, nella maggior parte delle situazioni la passione è unilaterale oppure nasce in condizioni tali che gli innamorati prevedono sin dall’inizio la tragica vanità del loro desiderio: Tancredi è innamorato della pagana Clorinda; lo stesso Tancredi è invece a sua volta amato dalla dolce Erminia, che è incapace di comunicargli i propri sentimenti; la maga Armida ama follemente Rinaldo che è soggiogato da lei, ma la loro separazione è necessaria per la vittoria cristiana sui pagani. amore scontro tra opposti Come i protagonisti e le situazioni narrate, anche il paesaggio riporta sempre alla sensazione di qualcosa che sfugge, «a quel perenne fluttuare di belle forme che albeggiano e subito tramontano» (Getto). È un , ma al contrario alimenta pensieri di tristezza e caducità. Panorami solitari, luci tenere dell’aurora, ombre della notte, rovine abbandonate, deserti e oceani sconfinati, tempeste improvvise: più che sfondi narrativi (o divertenti scenari fantastici, come in Ariosto), sembrano “personaggi” essi stessi, pronti a trasformarsi, a minacciare o tranquillizzare l’uomo, animati da forze malefiche o benigne. Anche attraverso questa natura splendida e inquietante Tasso riesce a esprimere la magia dell’atmosfera che aleggia in tutto il suo capolavoro. Il paesaggio come stato d’animo paesaggio che non rasserena Statua di Venere e Cupido, XVIII secolo. Potsdam, Palazzo di Sanssouci. pagina 780 Lo stile Oltre ai contenuti narrativi, Tasso cerca di conformare anche lo stile a un criterio il più possibile omogeneo, ricercando il sublime e il solenne, come conviene all’argomento narrato, senza cedimenti a quegli aspetti comici o frivoli che troviamo nella tradizionale produzione cavalleresca umanistico-rinascimentale italiana. Tuttavia la volontà dell’autore di « » secondo i criteri della retorica classicistica è spesso contaminata da tendenze assai diverse: l’epico si trova così fuso con il lirico all’interno di uno stile per molti versi ambiguo, corrispettivo del suo «bifrontismo» ideologico. Il «bifrontismo» stilistico parlar grande e magnifico In tal modo, l’ottava di Tasso appare ora sostenuta ed eroica, ora flebile e patetica, spesso spezzata e con una , adattati alla situazione narrata, ma sempre finalizzati ad acutizzare gli del testo. Anche le scelte linguistiche accentuano la : l’uso di espressioni intensamente evocative e di parole inconsuete ricerca proprio le sensazioni più varie e sfumate di una morbida musicalità. vasta escursione di toni effetti emotivi tensione lirica soggettiva Nel poema non viene mai meno la , data dal richiamo costante a immagini e stilemi della tradizione più aulica. Tale è infatti la sostanza del vocabolario della : mobile, soggetto a numerosi registri (dall’epico al lirico, dall’aspro al languido ecc.), ma sempre alto e ricercato, aperto ai grandi autori della cultura classica (Virgilio, Ovidio, Lucano ecc.) e volgare (Dante, Petrarca, Boccaccio, Poliziano, Ariosto, Della Casa). L’ampliamento dei modelli forte letterarietà Liberata Come si evince anche dalla parallela riflessione teorica, sviluppata soprattutto nei e nei , un vettore decisivo dello stile «magnifico» è, insieme al lessico, il sistema delle scelte sintattiche e retoriche: qui troviamo un uso intenso di tutte quelle tecniche che «s’allontanano da l’uso commune» per , per la loro capacità di evidenziare l’intensità e l’eccezionalità delle situazioni e degli stati d’animo dei protagonisti. Una scrittura asimmetrica Discorsi dell’arte poetica Discorsi del poema eroico artificiosità e complessità Il periodare della è per lo più ipotattico e non di rado complicato da incisi parentetici, da concatenazioni tra una frase e l’altra regolate più dal senso che da precise congiunzioni logico-grammaticali (è il cosiddetto « »), o ancora da figure come l’ (rinominato dal poeta «rompimento de’ versi»). L’impianto retorico intreccia inoltre sia figure di composta (anafore, dittologie ecc.) sia modalità tipiche dello stile che Tasso chiama « », in quanto muta l’ordine consueto delle parti del discorso (soprattutto anastrofi e iperbati): artifici, questi, che non piacquero ai revisori della , ma che Tasso difese strenuamente in quanto utili ad accrescere gli effetti di tensione e partecipazione emotiva alla vita e al sentire dei personaggi. Liberata parlar disgiunto enjambement simmetria e parallelismo obliquo o distorto Liberata