Glossario ze si chiude su un commiato o congedo , nel quale il poeta si rivolge alla c. per darle qualche ammonimento o inviarla a qualcuno. Esempio: Chiare, fresche et dolci acque (F. Petrarca, Canzoniere, 126, 1). versi che si aggiungono ai 14 del sonetto, distribuiti in strofette di un settenario e 2 endecasillabi accoppiati, con la rima dell ultimo verso di ogni strofetta ripresa nei primi due della successiva; sonetto con la c., sonetto caudato. Canzonetta Componimento poetico derivato dalla canzone , con minor numero di stanze , versi più brevi, in cui sono frequenti le rime sdrucciole , d argomento e tono più leggeri e d andamento ritmico mosso, in genere musicato per una o più voci. Esempio: Giacomo da Lentini, Meravigliosamente. Congedo Stanza finale di una canzone o di una sestina , detta anche commiato. Cesura Nella metrica classica, pausa nel corso del verso, coincidente con la fine di una parola all interno di un piede ; se cade in fine di parola e in fine di piede si chiama dieresi. Nella metrica accentuativa moderna, pausa all interno di un verso, propria di ogni verso maggiore del settenario . La c. divide il verso in 2 parti dette emistichi ; esistono versi a c. fissa, come il quinario accoppiato, il martelliano (settenario doppio), il dodecasillabo, nei quali occupa sempre la stessa posizione, e versi a c. mobile, come il settenario e l endecasillabo , nei quali può occupare posizioni diverse contribuendo al variare del ritmo del verso. Esempio: «Ché siete angelicata // criatura (G. Cavalcanti, Fresca rosa novella, v. 18). Chiasmo Figura retorica consistente nell accostamento di due membri concettualmente paralleli, in modo però che i termini del secondo siano disposti nell ordine inverso a quelli del primo (posizione incrociata), così da interrompere il parallelismo sintattico. Esempi: «con voi nasceva e s ascondeva vosco (Dante, Paradiso, XXII, 115); «rotto dagli anni, et dal camino stanco (F. Petrarca, Canzoniere, 16, 8); «Le donne, i cavallier, l arme, gli amori (L. Ariosto, Orlando furioso, I, ott. 1). Chiave In metrica, verso (più comunemente detto diesi) che nella canzone petrarchesca lega la fronte alla sirma ; anche il verso che, lasciato senza rima nella sirma della prima stanza della canzone, è rimato con un verso che nella coda delle stanze successive si trova sempre nel medesimo posto. Climax Figura retorica, detta anche gradazione o gradazione ascendente, consistente nel passare da un concetto all altro, o nel ribadire un concetto unico con vocaboli sinonimi via via più efficaci e intensi, o più genericamente nel disporre i termini di una frase in ordine crescente di valore e di forza. Esempi: «Quivi sospiri, pianti e alti guai / risonavan per l aere sanza stelle (Dante, Inferno, III, 22-23). Coda Chiusa di uno scritto o di un discorso; aggiunta, appendice. In particolare, coda del sonetto , i 820 Consonanza Accordo delle sillabe finali, che forma la rima ; talora s intende per c. l uguaglianza delle sole consonanti nella terminazione di due parole (per es., mare e dolore; padre e leggiadro), contrapposta all assonanza in cui sono identiche solo le vocali. Contrasto Componimento, quasi sempre in versi, tutto, o quasi, dialogato, caratteristico della letteratura medievale e delle letterature romanze, nel quale era svolta una disputa. Dei c. d amore, notissimi sono quelli di Raimbaut de Vaqueiras (in provenzale e genovese), di Cielo d Alcamo (tra una donna e un corteggiatore) ecc. Il c. su tema amoroso può assumere anche la forma di una successione di sonetti. D Decasillabo Verso composto di 10 sillabe metriche, la cui varietà con accenti ritmici sulla 3ª, 6ª e 9ª sillaba, senza cesura, è molto orecchiabile. Esempi: «a lo stomaco // dolur pognènti (Iacopone da Todi, O Signor, per cortesia, v. 9). Nell uso antico, ripreso dai romantici e poi da Pascoli, è spesso nella forma di un doppio quinario con cesura fissa dopo il primo quinario. Diegesi Nel linguaggio della critica strutturalista, la linea del racconto, nel suo svolgimento essenziale (in un opera letteraria, teatrale, cinematografica e simili). Discordo Antica varietà di canzone originaria della poesia francese e provenzale, ma con esempi anche nella poesia portoghese, spagnola e italiana; era caratterizzata dalla discordanza metrica e melodica, estesa qualche volta alla lingua, diversa da strofe a strofe o anche da verso a verso. Dittologia In retorica, ripetizione di una parola (come bello bello , alto alto ), oppure giustapposizione di una parola a un altra ( ubriaco fradicio , pieno zeppo ), con funzione rafforzativa; è detta d. sinonimica quella in cui si ha giustapposizione di una coppia di sinonimi o quasi sinonimi. Esempio: «[ ] Ella già sente / morirsi, e l piè le manca egro e languente (T. Tasso, Gerusalemme liberata, XII, ott. 64).