100 Capitolo II Renzo e Lucia Analisi e commento Continua la commedia di don Abbondio La commedia di don Abbondio pervade tutti i primi due capitoli del romanzo. Repentine si succedono le scene. Nel Capitolo I dopo l incontro con i bravi (prima scena), don Abbondio dialoga con Perpetua (seconda scena). Nel Capitolo II il curato trova scuse con Renzo per dilazionare il matrimonio (terza scena), il giovane s imbatte nella pettegola Perpetua (quarta scena) e ritorna nella casa di don Abbondio (quinta scena). Vediamo con maggiore attenzione le scene del Capitolo II. Terza scena: le scuse del curato per posticipare le nozze Siamo all 8 novembre, giorno previsto per il matrimonio di Renzo e Lucia. Il lettore assiste alla terza scena comica. Don Abbondio finge di non ricordarsi che debba celebrare le nozze proprio quel giorno. Avanza scuse, una dopo l altra, in un climax ascendente: non può quel giorno, non si sente bene, ci sono degli imbrogli, formalità che devono essere ancora assolte, degli «impedimenti dirimenti , esposti in una lingua del tutto incomprensibile per l analfabeta Renzo, per di più in versi (esametri), proprio per impressionare l interlocutore: Error, conditio, votum, cognatio, crimen, Cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, Si sis affinis,... Manzoni esprime qui un aspra disapprovazione nei confronti dell uso di linguaggi difficili e incomprensibili da parte di dotti o di classi sociali elevate per sopraffare i poveri e gli indifesi. La risposta di Renzo («Che vuol ch io faccia del suo latinorum? ) avvalendosi della desinenza sgrammaticata (il genitivo plurale) accentua la distanza tra il parrocchiano e il prete. Poi don Abbondio cerca di tranquillizzare il suo parrocchiano: Via, caro Renzo, non andate in collera, che son pronto a fare... tutto quello che dipende da me. Io, io vorrei vedervi contento; vi voglio bene io. Eh!... quando penso che stavate così bene; cosa vi mancava? V è saltato il grillo di maritarvi... Il curato chiede solo di aver pazienza e di dilazionare il matrimonio di quindici giorni. Renzo non sa che in questo modo sarà tempo di Avvento, quando i matrimoni non possono essere celebrati. Quarta scena: Renzo e Perpetua La quarta scena vede di fronte Renzo, che ha appena terminato il colloquio con don Abbondio, e Perpetua. La donna, che muore dal desiderio di comunicare tutto al giovane, utilizza nell eloquio tutta una serie di indizi e segnali per indurre Renzo a cogliere la verità nascosta. Chiama il ragazzo «il mio povero Renzo , parla dei «segreti del suo padrone, allude al fatto che i poveri devono sempre sopportare le cattive azioni dei prepotenti, difende apertamente il parroco che non ha alcuna colpa, perché la colpa è di altri. Quinta scena: Renzo ritorna da don Abbondio Non appena comprende che il curato gli ha tenuto nascosto un segreto, Renzo ritorna dal prete (quinta scena), minacciandolo perfino di fare «uno sproposito se non gli sarà comunicato subito il nome del prepotente che ha impedito il matrimonio. La figura di don Abbondio appare caricaturale-grottesca, definita da quel timore delle intimidazioni e della morte che ha sempre caratterizzato la sua vita. Alla fine il giovane, che con la sua irruenza e impulsività può competere con la boria e l aggressività dei bravi, viene a conoscenza che don Rodrigo è il prepotente che ha impedito le nozze. Così lascia il curato per recarsi dall amata Lucia che si sta agghindando per il matrimonio che si deve celebrare quel giorno.