Renzo dall avvocato Azzeccagarbugli Capitolo III 127 Analisi e commento I consigli di Agnese Agnese consiglia a Renzo di recarsi a Lecco per cercare un «dottore alto, asciutto, pelato, col naso rosso, e una voglia di lampone sulla guancia . Non ricorda il nome vero, ma tutti lo chiamano Azzeccagarbugli. uno che sa cavar d impicci anche «un pulcin nella stoppa , e darà subito dei pareri che a loro poveretti «non verrebbero in testa, a pensarci un anno . I capponi di Renzo Approvato il consiglio di Agnese, Renzo parte con quattro capponi. Scrive Manzoni: Lascio [ ] pensare al lettore, come dovessero stare in viaggio quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe, a capo all in giù, nella mano d un uomo il quale, agitato da tante passioni, accompagnava col gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente. Ora stendeva il braccio per collera, ora l alzava per disperazione, ora lo dibatteva in aria [ ] e, in tutti i modi, dava loro di fiere scosse, e faceva balzare quelle quattro teste spenzolate; le quali intanto s ingegnavano a beccarsi l una con l altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura. I capponi di Renzo diventano emblema di quei disgraziati che, invece di contrapporsi contro le ingiustizie e il potere iniquo, si fanno guerra tra loro. La casa dell Azzeccagarbugli Arrivato a casa del dottor Azzeccagarbugli, Renzo si sente in soggezione come l incolto di fronte a uomini che hanno studiato. Consegna i capponi alla serva con la premura che il dottore noti il gesto generoso. Viene, poi, accolto in uno studio, su tre pareti del quale troneggiano i ritratti dei dodici Cesari, sulla quarta, invece, si trovano «libri vecchi e polverosi . La tavola al centro della stanza è tutta ricoperta di libri e di gride, in maniera disordinata, segno di quella trasandatezza che è cifra caratteristica dello stesso dottore, vestito di una toga ormai consunta, ben lontana da quell aspetto onorevole che doveva possedere tanti anni prima quando perorava cause importanti a Milano. L equivoco Preso dal disagio, Renzo manifesta subito un senso di subalternità e di inferiorità che non lo induce a rivelare chiaramente le ragioni della sua visita. Infastiditosi, il dottore lo invita a non perder tempo. Renzo, quindi, dopo essersi scusato, domanda: «Vorrei sapere se, a minacciare un curato, perché non faccia un matrimonio, c è penale . E qui nasce l equivoco su cui si costruisce tutto il dialogo tra i due. L A zzeccagarbugli si è convinto che Renzo sia l usurpatore e gli mostra così le gride al riguardo: «Se bene, per la grida pubblicata d ordine del signor Duca di Feria ai 14 di dicembre 1620, et confirmata dall Illustriss. et Eccellentiss. Signore il Signor Gonzalo Fernandez de Cordova, eccetera, fu con rimedii straordinarii e rigorosi provvisto alle oppressioni, concussioni et atti tirannici che alcuni ardiscono di commettere contro questi Vassalli tanto divoti di S. M., ad ogni modo la frequenza degli eccessi, e la malitia, eccetera, è cresciuta a segno, che ha posto in necessità l Eccell. Sua, eccetera. Onde, col parere del Senato et di una Giunta, eccetera, ha risoluto che si pubblichi la presente. «E cominciando dagli atti tirannici, mostrando l esperienza che molti, così nelle Città, come nelle Ville... sentite? di questo Stato, con tirannide esercitano concussioni et opprimono i più deboli in varii modi, come in operare che si facciano contratti violenti di compre, d affitti... eccetera: dove sei? ah! ecco; sentite: che seguano o non seguano matrimonii. Credendo, poi, che Renzo sia un bravo, il dottore gli chiede perché si sia tagliato il ciuffo che a quell e-