178 Capitolo V Il banchetto dal prepotente don Rodrigo Analisi e commento Fra Cristoforo a colloquio con Lucia, Agnese e Renzo Avvisato da fra Galdino, fra Cristoforo si reca a casa di Agnese e Lucia, dove trova anche Renzo. A colloquio con i tre viene a conoscenza del fatto che il matrimonio è stato rinviato per colpa di don Rodrigo. I due giovani fidanzati non devono perdere, però, la fede in Dio che li ha visitati proprio in quella dolorosa circostanza. Il palazzo di don Rodrigo Fra Cristoforo ritorna in convento a pregare prima di recarsi al palazzotto di don Rodrigo per provare ad ammansire «la fiera . Il luogo in cui abita il signorotto appare minaccioso, così come le persone che il frate incontra e vede lungo la strada. A differenza degli altri personaggi, don Rodrigo non è presentato attraverso una descrizione fisica, ma con la raffigurazione degli ambienti in cui abita e dei simboli del suo potere. Per approfondire il tema rimandiamo alla rubrica Il personaggio. Don Rodrigo. Il banchetto All arrivo del frate don Rodrigo è a capo tavola, «nel suo regno, circondato [ ] d omaggi, di tanti segni della sua potenza . Alla sua destra siede il conte Attilio, suo cugino e, al contempo, «suo collega di libertinaggio e di soverchieria , che abita a Milano, ma sta trascorrendo la villeggiatura nel Lecchese in autunno, stagione preferita dai nobili a quell epoca. per colpa sua se il matrimonio di Renzo e Lucia è stato impedito: don Rodrigo ha, infatti, scommesso con lui che avrà con sé Lucia entro l 11 novembre. Alla sua sinistra siede il podestà, dall aria sicura e saccente, capo dell amministrazione civile e della giustizia, colui cui sarebbe spettato il compito di far rispettare la legge e che avrebbe dovuto tutelare i diritti di Renzo. Dinanzi al podestà si trova l avvocato Azzeccagarbugli: ora è lì, amico del soverchiatore, con il naso più rubicondo del solito. Altri due commensali, parassiti e adulatori, siedono al banchetto, annuendo a tutto quanto fosse detto nelle conversazioni. I dibattiti Dopo aver assaggiato il vino, fra Cristoforo assiste alla vuota disputa su una questione cavalleresca: se sia lecito bastonare un ambasciatore. Il conte Attilio sostiene che possa essere bastonato, mentre il podestà afferma che fin dal diritto romano il messaggero non è mai stato soggetto ad alcuna pena. Interpellato, l avvocato Azzeccagarbugli non vuole esprimersi al riguardo, intento solo a bere e a mangiare. Chiamato in causa, il frate esprime anche la sua opinione che brilla in mezzo ai commenti dei commensali: «il mio debole parere sarebbe che non vi fossero né sfide, né portatori, né bastonate . Una serie di battute ironiche sottolinea che il passato mondano del frate è noto a tutti. Don Rodrigo sposta allora la conversazione sulla guerra di successione al Ducato di Mantova e del Monferrato, governati dalla casa dei Gonzaga estintasi nel 1627. Il banchetto si conclude con un brindisi in cui l avvocato Azzeccagarbugli mostra tutta la sua deferenza: dichiaro e definisco che i pranzi dell illustrissimo signor don Rodrigo vincono le cene d Eliogabalo; e che la carestia è bandita e confinata in perpetuo da questo palazzo, dove siede e regna la splendidezza. Colui che dovrebbe rappresentare il diritto, l imparzialità e la giustizia al di sopra del potere e uguale per tutti appare qui come totalmente subalterno alle classi sociali più elevate, un parassita che gode dell agiatezza della nobiltà e non si oppone alla prepotenza arrogante di chi gode solo di privilegi, senza sentirsi in alcun modo responsabile dei ceti inferiori e delle loro disgrazie.